L'inquietudine e' diventata un'abitudine, il nuovo rapporto Unipolis
Roma, 5 mar. - Ci stiamo abituando ad avere paura. Per il nostro futuro, per la presenza dei migranti, perche' temiamo di perdere il lavoro, per i cambiamenti climatici. La paura e' diventata una dimensione normale della nostra vita quotidiana. È la "banalita' della paura", afferma il sociologo Ilvo Diamanti, che ha curato per la Fondazione Unipolis l'undicesimo rapporto sulla sicurezza e l'insicurezza sociale in Italia e in Europa, presentato questa mattina a Milano. "Ho pensato ad Hannah Arendt (autrice de "La banalita' del male", ndr) per esprimere il fatto che la paura ora incide meno sul nostro sentimento per abitudine, in quanto e' diffusa dovunque. E viene riproposta, utilizzata di continuo, magari strumentalmente, dai media, nel discorso politico". Ma non per questo si puo' pensare che la situazione sia migliorata.
Anzi. "Si tratta di un risentimento diffuso".
I dati parlano chiaro. Il 75% degli intervistati vive "un'inquietudine globale", ossia e' "frequentemente preoccupato" su almeno uno di questi aspetti: ambiente e natura, sicurezza alimentare, guerre o globalizzazione. Nel 2018, erano il 76%.
Percepisce invece un'insicurezza economica il 62% (nell'anno precedente, il 63%) perche' hanno paura di non avere soldi per vivere, oppure di perdere la pensione, o di rimanere disoccupati o di perdere i propri risparmi. In lieve calo anche l'insicurezza legata alla criminalita': nel 2018 riguardava il 41%, quest'anno il 38%. L'insicurezza assoluta passa dal 29% al 26%: si tratta di persone che hanno paura di tutto, dalle questioni ambientali al lavoro alla criminalita'. "Nessuna di queste paure appare in aumento -aggiunge Ilvo Diamanti-. Dopo i picchi fra il 2012 e il 2014, si assiste a una sorta di assestamento. Ma non e' un'inversione di tendenza, preludio a un'epoca di rassicurazione. Questo trend suggerisce semmai una spiegazione forse piu' inquietante. Il minore impatto dell'incertezza sulla societa' potrebbe riflettere una crescente assuefazione all'insicurezza e alle paure. Ormai interiorizzate, metabolizzate".
La paura inoltre non e' sempre uguale. C'e' una "frattura" tra Nord e Sud dello stivale. "La misura dell'incertezza e l'incidenza delle paure nel Mezzogiorno risultano molto piu' elevate -sottolinea Ilvo Diamanti-. Sul piano sociale e demografico, peraltro, l'insicurezza scava, in modo piu' profondo, nei settori 'periferici': i disoccupati, le donne e gli anziani". Al Sud l'80% degli intervistati vive "un'inquietudine globale" contro il 70% degli intervistati che vivono nelle regioni del nord Italia. E cosi' per quanto riguarda l'insicurezza economica, che preoccupa il 48% al sud contro il 29% al nord.
Spesso e' la solitudine a ingigantire le paure. L'insicurezza economica e' temuta soprattutto dall'83% di dice di sentirsi molto solo. La criminalita' e' fonte di paura soprattutto per quel 43% degli intervistati che dice di non conoscere i vicini di casa o di guardare la Tv per piu' di quattro ore al giorno.
"L'immigrazione suscita tante paure perche' evidenzia la nostra vulnerabilita' nei confronti del mondo -aggiunge Ilvo Diamanti-. Troppo aperto e troppo largo per poterlo comprendere. In un tempo reale nel quale tutto avviene in diretta ed e' percepito in modo immediato. Senza mediazione e senza mediatori. Non e' un caso che l'insicurezza pervada anche e spesso maggiormente coloro che comunicano attraverso la rete e i social. Perche' nello spazio definito dal digitale tutti sono in contatto con gli altri, ma da soli. Sempre piu' in comunicazione, ma non in comunita'.
L'insicurezza invece si riduce quando di allargano le relazioni personali, i legami di vicinato. La partecipazione. Insomma, quando si va oltre il social e si entra nel sociale".
I risultati sono il frutto di due sondaggi, il primo effettuato dal 22 al 26 gennaio in sei Paesi europei (Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Olanda e Ungheria) su un campione di 6.340 persone (circa mille per Paese) e il secondo realizzato dal 7 al 15 gennaio 2019 su un campione di 1.603 persone rappresentative della popolazione italiana di eta' superiore ai 15 anni.
(Wel/ Dire)