18-19 maggio a Milano per valutare malattie anche con ottica psicogenetica
Roma, 14 mag. - Lo studio del corpo umano non puo' avvenire solo attraverso la prospettiva fenomenologica del korper e del leib - ovvero il corpo fisico degli anatomici e il corpo "soggettivo" sperimentato dalla nostra individualita' - ma anche attraverso lo studio del corpo come forma archetipica, per recuperare cosi' la relazione fra il DNA, la storia dell'evoluzione, la cultura e la natura. Il tema 'Il corpo come mandala dell'universo', che da' il titolo al primo congresso di psicosomatica dell'Associazione nazionale ecobiopsicologia (Aneb) a Milano il prossimo 18 e 19 maggio, si configura pertanto come un viaggio attraverso le pieghe della complessita' (dal latino complector), il cui significato e' essere intrecciato con l'universo.
"Oggi tutta la biologia evoluzionistica riconosce che al centro della coscienza si pone la cognizione, come esperienza di consapevolezza- spiega Diego Frigoli, fondatore del pensiero ecobiopsicologico e dell'Istituto Aneb- che a partire dalle cellule, nel corso dell'evoluzione, diventa coscienza primaria nei mammiferi, sino alla coscienza riflessiva nell'uomo. La possibilita' di aprire la coscienza riflessiva dell'uomo- prosegue lo psichiatra- alla conoscenza degli stati che la precedono apre un capitolo importantissimo a una lettura piu' consapevole sul piano dell'esperienza psicosomatica dei disagi emotivi presenti nelle somatizzazioni, da quelle piu' semplici a quelle piu' complesse". Distinguere, ad esempio, sul piano emotivo che cosa determini una malattia dermatologica o endocrina, non significa solo esplorare perche' "una persona si ammali in un organo o in un apparato invece che in un altro (lettura orizzontale), ma anche approfondire quanto quel disagio comporti una manifestazione che la medicina definisce funzionale piuttosto che lesioni vere e proprie, che comportano una sovversione della citoarchitettura dell'organo stesso, come accade nelle patologie oncologiche (lettura verticale)".
Il corpo come mandala cosmico, pertanto, non sta ad indicare solo "il corpo alterato nei suoi equilibri funzionali- aggiunge Frigoli- come e' presente in molte patologie in cui i sintomi esprimono conflitti relativi alla propria storia personale, ma ambisce a descrivere il corpo come frutto della creazione archetipica, con la conseguenza che in ogni somatizzazione il terapeuta dovra' valutare l'importanza delle problematiche relative all'asse dell'Io rispetto a quelle relative all'asse archetipico del Se'. In fondo- afferma lo psichiatra- ogni malattia del corpo esprime sempre l'intersezione di questi due assi. Possiamo, in altre parole, pensare che ogni malattia sia come un disegno di una tessitura in cui l'ordito (asse archetipico) si intrecci con i fili orizzontali della trama (asse dell'Io), inseriti in modo alterno dalla spola a costituire l'espressivita' dello specifico disegno della malattia".
I fili verticali sono i contenuti immutabili e le essenze archetipiche delle cose, mentre i fili orizzontali ne rappresentano la natura personale sottomessa al tempo, allo spazio e ad altre analoghe condizioni. "In questa prospettiva possiamo comprendere come le malattie cosiddette del 'benessere' - diabete, malattie cardiovascolari, tumori, ictus, malattie autoimmunitarie, ecc. - non possano solo essere ricondotte a fattori alimentari, di inquinamento atmosferico o di un generico fattore stressante. In tutte queste manifestazioni si dovrebbe anche riconoscere la 'crisi' di un sistema immunitario biologico e psicologico che distingue da sempre il self dal non-self.
Questo disagio- continua Frigoli- sta a segnalarci il crollo dei meccanismi difensivi della nostra identita' di esseri umani, non solo sul piano biologico ma anche su quello psicologico". A conferma di cio' occorre segnalare che "nell'inconscio dei pazienti in psicoterapia, a differenza di cio' che avveniva negli anni '80 e '90, in cui per esprimere i disagi psicologici accadeva di incontrare con grande frequenza temi onirici come la guerra atomica o nucleare, oggi per esprimere analoghe vicissitudini i temi dominanti riguardano la perdita del posto di lavoro, piuttosto che la crescita demografica indiscriminata o i fenomeni di migrazione invasiva".
Tutti questi temi segnalano la "crisi della coscienza collettiva di fronte ad un'insicurezza di identita' che assume queste modalita' espressive. Nel percorso di recupero della complessita'- ricorda il presidente dell'Aneb- l'ecobiopsicologia cerca di integrare mediante il simbolo non soltanto queste rappresentazioni oniriche, ma anche le immagini presenti da sempre nella cultura orientale e nella storia dei miti occidentali. Al congresso portero' una riflessione tratta dalla cultura cinese che sottolinea come le forze della vita siano state considerate presenti tanto nel corpo dell'uomo che nell'universo stesso. Le confrontero' con analoghi temi presenti nella mitologia dell'antico Egitto, in relazione con gli sviluppi piu' recenti della fisica quantistica e della biologia evoluzionistica. Lo scopo di questo confronto e' quello di 'misurare' l'approccio antico - orientale e occidentale - che e' sintetico, intuitivo e analogico, con il superamento della visione deterministica della scienza, che si era caratterizzata in una visione dimostrativa e analitica, oggi superata dalla visione quantistica in cui non vi e' piu' separazione fra oggetto osservato e osservatore".
Per chiarire questo punto Frigoli richiamera' una riflessione fatta da Erich Fromm e Daisetsu Suzuki negli anni '70 in cui si narrava, per descrivere il differente approccio di studio fra lo spirito orientale e occidentale, un confronto fra il poeta giapponese Basho del XVII sec e il poeta Tennyson dell'800 inglese. "Entrambi si trovavano a percorre un viottolo di campagna e mentre Basho, vedendo spuntare una pianta selvatica con un umile fiore da una siepe, rimaneva ammirato dalla forza della vita che nasceva con tanta innocenza, Tennyson in un'analoga situazione assumeva un atteggiamento attivo e analitico: esaminava la pianticella, il suo fiore, il terreno a cui essa apparteneva. Basho non coglieva il fiore ma lo guardavo soltanto incantato dal mistero abissale della natura- chiosa lo psichiatra- era tutto assorto nei suoi pensieri, sentiva qualcosa nella propria anima e la esprimeva in versi poetici di un haiku. Tennyson, al contrario, prima di tutto coglieva il fiore dal luogo in cui cresceva, lo separava dal terreno cui apparteneva e, a differenza del poeta orientale, strappando il fiore faceva morire la pianta a cui esso apparteneva. Quindi possiamo dire che la mentalita' antica e' silenziosa, mentre quella scientifica e' loquace. La mentalita' antica e' sintetica, non sistematica ed intuitiva, mentre lo spirito scientifico e' analitico, oggettivo, dimostrativo, concettuale e schematico. Oggi pero' e' proprio lo spirito scientifico occidentale che ambisce a ritornare con il paradigma della complessita' a quell'approccio totalizzate proprio della mentalita' antica. In questo contesto generale l'ecobiopsicologia si pone come moderno paradigma in grado di avvicinare il linguaggio dell'uomo a quello della natura- conclude- rendendo cosi', come un tempo, il cosmo ancora sacro".
(Wel/ Dire)