Roma, 7 mag. - A due anni e' gia' possibile distinguere il bene dal male, l'autorita' positiva da quella negativa? Si puo' gia' coltivare dentro di se' il concetto di giustizia? Il ricercatore Francesco Margoni, del dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive all'Universita' di Trento, risponde affermativamente.
Gli studi in quest'ambito ricostruiscono situazioni molto semplici da sottoporre alla visione dei bambini nella prima infanzia. L'obiettivo e' "dimostrare che i piu' piccoli, in misura maggiore rispetto a cio' che si pensava 50 anni fa, hanno concezioni complesse, alla base di quelle dell'adulto, del mondo fisico e sociale che li circorda". Parte da qui Margoni, intervistato dall'agenzia Dire, su alcune delle ricerche che hanno portato alla recente pubblicazione dell'opera collettiva 'Il bambino di Platone' (Le Due Torri), volume che pone a confronto la psicologia e la filosofia sull'origine e lo sviluppo della cognizione morale.
"I bambini interpretano le azioni che gli adulti connotano moralmente- continua Margoni- noi abbiamo voluto comprendere in che modo lo fanno". La mente del bambino "compie una serie di ipotesi e predizioni spontanee su come funziona il mondo e quando queste non coincidono con la realta', il piccolo tende a sorprendersi". È proprio la violazione dell'aspettativa, dunque, la tecnica utilizzata negli studi di Margoni e Luca Surian.
IL BENE E IL MALE - Sono tre i soggetti raffigurati sulla scena: il protagonista tenta di scalare una montagnola, uno degli altri soggetti tenta di impedirglielo e il terzo personaggio, invece, lo aiuta. Quando nella seconda scena il protagonista si dirige verso il personaggio 'cattivo' e non verso il 'buono', i bambini "tendono a sorprendersi. Quello e' per loro un avvenimento fuori dalle aspettative", spiega Margoni. Un esempio di studio che porta alla luce, a detta dello psicologo, anche la "misura della preferenza". Se richiesto, i bambini stessi "preferiranno raggiungere il soggetto 'buono' e non quello 'cattivo', e cio' dimostra che comprendono la differenza tra questi due personaggi", continua il ricercatore.
L'AUTORITÀ - I bambini, nei primi due anni di vita, riescono gia' a comprendere alcune complesse sfaccettature del concetto di autorita' e "delle dinamiche di scontro". La scena e' "quella di un personaggio grande che si scontra con uno piu' piccolo". I bambini tenderanno a sorprendersi quando "il personaggio grande lascera' passare quello piu' piccolo". Un altro esperimento continua questo tipo di ricerca differenziando due tipi di "autorita' o dominanza", che Margoni definisce come "quella relativa alla forza fisica e alla costrizione" e quella "piu' democratica, dove i subordinati accettano volutamente l'autorita' del soggetto dominante". Per semplificare, lo psicologo pensa a "un bullo", a "un leader" e a un pubblico di tre sottoposti. Nelle scene proposte ai bambini, questi ordinano ai subordinati di andare a dormire e loro "possono decidere se obbedire o meno". I risultati indicano che, i bambini risultano "piu' sorpresi dalla disobbedienza nei confronti del leader che da quella verso il bullo". Questo perche' sono in grado di comprendere in maniera intuitiva la diversita' delle due forme di autorita'.
Commentando la rilevanza di questi studi, il ricercatore aggiunge: "Riusciamo a riscontrare capacita' sorprendenti in bambini che hanno avuto un'esposizione sociale minima". Si suppone, dunque, che "noi tutti siamo dotati di meccanismi di apprendimento specifici per l'ambito delle relazioni sociali e morali, che ci permettono di intuire queste dinamiche complesse a partire da una stimolazione ambientale ridotta. Il ruolo dell'educazione rimane comunque necessario al fine di insegnare al bambino e poi al ragazzo a guidare il proprio comportamento secondo ragione", conclude lo psicologo.
(Wel/ Dire)