Roma, 25 giu. - L'ortogeriatria come "primo tentativo" di introdurre l'approccio geriatrico, che prende in considerazione non solo la patologia acuta "ma tutte le situazioni anche socio-economiche psicologiche cognitive che portano alla perdita delle funzioni nell'anziano", e in questo caso nel settore degli infortuni ortopedici come le fratture al femore. E' l'obiettivo che si pone Amedeo Zurlo, presidente dell'Emilia-Romagna della Societa' italiana di geriatria, per cercare di "diffondere la nostra metodologia all'interno delle strutture ospedaliere anche negli altri contesti clinici", e in particolare nel concetto di "valutazione multidimensionale", che non riguarda solo la patologia stessa ma anche il contesto attorno alla persona, che nel caso di quelle anziane presenta "frequentissime situazioni di fragilita'".
Nel caso specifico, spiega Zurlo, il primo tentativo e' in corso d'opera con la collaborazione degli ortopedici nel caso delle fratture al femore negli anziani. Una tipologia di infortunio che riguarda "circa 120.000 persone all'anno", di cui "l'80% ha piu' di 75 anni". Anche il "problema della solitudine- prosegue Zurlo- fa parte di quel complesso di situazioni che concorrono alla salute dell'anziano", come dimostra il fatto "che i pazienti che si fratturano sono piu' frequentemente pazienti che vivono da soli". Per questo bisogna "approcciare il paziente anziano non soltanto dal punto di vista delle patologie ma anche di altre condizioni che possono creare problemi soprattutto di disabilita'". La solitudine "senz'altro concorre e e quindi questo e' un problema che deve essere affrontato perche' la la corretta assistenza questi pazienti e' in grado sicuramente di ridurre l'incidenza delle fratture nelle persone anziane" conclude l'esperto.
(Wel/ Dire)