Roma, 25 giu. - "Quello e' il momento in cui si esasperano i conflitti. Il momento in cui l'autorita' giudiziaria viene introdotta per mettere regole che spesso sono mal fatte perche' non tengono conto di alcuni diritti elementari e di base e dell'andamento della situazione. Si concretizza una risposta istituzionale che e' o inadeguata, o inaffidabile, o rafforzativa del danno gia' in essere". Cosi' Caterina Arcidiacono, docente di psicologia dell'universita' Federico II di Napoli, spiega all'agenzia Dire le ragioni alla base della firma del protocollo sulla consulenza psicologica nei procedimenti giudiziari per separazione e divorzio.
Il documento - che porta le firme della stessa Arcidiacono, di Antonella Bozzaotra (presidente ordine Psicologi Campania), Gabriella Ferrari Bravo (psicologa), Elvira Reale (responsabile Centro Dafne ospedale Cardarelli) ed Ester Ricciardelli (psicologa sportelli antiviolenza pronto soccorso Asl Na 1 Centro) - e' stato presentato nel corso dell'incontro interdisciplinare su Convenzione di Istanbul e intervento psicologico nel contesto giudiziario che si e' svolto nell'aula magna del dipartimento federiciano di Studi umanistici.
Il pomeriggio di discussione e' stato aperto da Arturo De Vivo, prorettore della Federico II, che ho sottolineato il ruolo importante dell'universita' in cui "si discute in modo scientifico, e non sull'onda dell'emozione legata ad un singolo avvenimento, di un argomento centrale come quello della violenza contro le donne". Sulla stessa lunghezza d'onda Edoardo Massimilla, direttore del dipartimento di Studi umanistici dell'ateneo, secondo cui "alla ferma condanna morale" nei confronti degli episodi di violenza di genere, va aggiunta "la comprensione del fenomeno per combatterlo e, soprattutto, prevenirlo".
I punti fondamentali del protocollo riguardano, tra le altre cose, il dover valutare, da parte delle Ctu, la presenza di violenza domestica verso la madre o di violenza assistita nei confronti dei figli. E gli stessi minori, si legge, devono essere ascoltati senza che su di loro venga esercitata pressione o siano esposti a suggestioni.
Emerge anche l'esigenza di "promuovere l'adesione solo ai costrutti scientifici validati da organismi internazionali". In questo senso, il documento segnala il rigetto della cosiddetta Pas (la sindrome di alienazione parentale) come costrutto ascientifico, piu' volte rifiutato dalla comunita' scientifica internazionale.
Altri due i punti cruciali. Il primo riguarda il rifiuto "della 'bigenitorialita' perfetta', che si fonda su una simmetrica distribuzione dei tempi tra i genitori e si caratterizza come un abuso dei tempi della vita dei figli". Il secondo e' relativo alla necessita' di "un sempre maggiore approfondimento della specificita' del disturbo da stress post-traumatico rispetto a turbe o disfunzioni di personalita', al fine di evitare che condizioni riferibili a uno stato di emergenza situazionale contingente vengano confuse con inadeguatezze e fragilita' strutturali della persona".
Qui e' possibile guardare la videointervista della Dire.
(Wel/ Dire)