Enuresi, 1,5 mln bambini questa notte bagnera' il letto
Familiarita' al 70% se genitori ne soffrivano. Ricerca punta su sonno
Roma, 4 giu. - Un milione e mezzo di bambini questa notte bagnera' il letto e sara' accompagnata nella triste esperienza da mezzo milione di adulti. 'Due bambini su 10 hanno questo problema, ditelo ai vostri figli nel caso in cui soffrano di enuresi'. È l'appello rivolto ai genitori da Maria Laura Chiozza, specialista in urologia pediatrica della Ussl 16 Padova e senior expert della Scuola di Medicina e Chirurgia dell'Universita' degli Studi di Padova, al 75esimo congresso di Pediatria.
'L'enuresi e' un problema organico e genera, se non trattata, un problema psicologico perche' mina la pietra triangolare della identita' del bambino: l'autostina. Oggi sappiamo- continua la specialista- che sono tre gli attori che determinano questo fenomeno: una piccola vescica rispetto all'eta', una quantita' di urina prodotta durante la notte che eccede la capacita' vescicale e una difficolta' di risveglio. Noi pensiamo che i bambini con enuresi siano dormitori profondi, in realta' il loro sonno e' molto disturbato, e' molto frammentato dal tentativo di svegliarsi a seguito dello stimolo minzionale. Questi bambini interrompono piu' volte il sonno e cio' risponde alla loro stanchezza durante il giorno e alle loro scarse performance scolastiche. Trovano, invece, un metto miglioramento una volta che questo problema viene trattato', assicura Chiozza.
Il messaggio oggi e' duplice: 'Lavorate di giorno aiutando i bambini a bere molto, fino a due ore prima di andare a letto, perche' la loro vescica allargandosi riesce a stimolare la produzione di un ormone che serve poi durante la notte ad asciugare la pipi'. Insegnate ai bambini- suggerisce la pediatra- che si guarisce dal loro problema notturno lavorando invece durante il giorno'.
Un altro mito sfatato riguarda il bere troppa acqua. 'I bambini devono bere molto, fino a 2 ore prima di andare a letto'. Purtroppo non sempre i genitori sono d'aiuto. 'Spesso tendono a sottovalutare questo sintomo e, di conseguenza, il dolore che genera nello stato d'animo dei loro bambini che non sono i 'boss' della loro pipi' durante la notte. Tendono a dilazionare il confronto con il pediatra- continua Chiozza- pensando che sia un problema parafisiologico. L'enuresi non e' un problema che si risolve fisiologicamente all'adolescenza, semplicemente c'e' una defervescenza dal punto di vista della prevalenza, perche' gli ormoni sessuali maschili e femminili tendono a raffreddare la clinica di suddetto problema, che al contrario riemergera' in maniera grave dopo i 65 anni sviluppando nell'80% dei bambini e delle bambine con enuresi una condizione di incontinenza senile. Non e' un problema di cui si guarisce se non si e' trattati'.
Da segnalare che 'il 30% dei bambini con enuresi non segue correttamente le terapia e le raccomandazioni, dunque spesso i dati della letteratura scientifica risultano sporchi. È molto importante- consiglia Chiozza- il tempo dedicato alla spiegazione e alla comprensione da parte del pediatra di questo fenomeno e alla spiegazione dell'azione del farmaco che viene proposto. Una volta che i genitori e i bambini sono stati coinvolti in questa alleanza terapeutica a tre - fra il medico, il genitore e il bambino - l'aderenza terapeutica richiede che venga monitorata la risposta terapeutica e che venga personalizzata. Non esiste una taglia unica di terapia, ma esistono tante taglie e tanti vestiti terapeutici da ritagliare su ogni bambino. Non esiste l'enuresi ma le enuresi'.
La terapia elettiva e' la desmopressina. 'Essere enuretici da adulti e' un dramma e soprattutto nelle ragazze rimane una vulnerabilita' nell'area ovulatoria e mestruale', conclude l'esperta.
Ma qual e' l'epidemiologia nel dettaglio in Italia? A tracciarla e' Lorenzo Cresta, pediatra della Asl 3 di Genova.
'Innanzitutto l'enuresi e' definita come incontinenza intermittente notturna, classificata in enuresi monosintomatica e non monosintomatica. La prima presenta una poliuria notturna ed un'unica perdita di urina durante la notte senza segni diurni, con volumi giornalieri adeguati. Nel secondo caso sono presenti segni diurni e piu' perdite di urina durante la notte. Dai 6 ai 14 anni a soffrire sono circa il 10% dei bambini italiani, 600 mila, diventando la seconda patologia dopo quelle allergiche.
Sono emerse inoltre alcune correlazioni in concomitanza di condizioni particolari, come la sindrome feto alcolica. Nel 2013- ricorda Cresta- fu somministrato in Italia da 75 pediatri un questionario a genitori di 3.165 bambini e la prevalenza si attesto' sull'8%, in maggioranza maschi. È quindi importante indagare l'aspetto vescicale nei bilanci di salute, perche' i genitori non sanno come urina il figlio'.
Nella fisiopatologia vanno attenzionate 4 situazioni: gli aspetti genetici, la poliuri notturna, i disturbi della vescica e del sonno. 'L'aspetto della familiarita' e' positivo. Sappiamo che il rischio di trasmissione raggiunge il 70% se entrambi i genitori soffrivano di enuresi- sottolinea il medico di Genova- e il 40% se a soffrirne era solo un genitore. Il sonno, inoltre, sembra essere disturbato nelle fasi 3 e 4 (sonno rem) dove avvengono le contrazioni vescicali piu' frequenti e la contrazione endovescicale. Anche le apnee notturne favoriscono questa condizione, tanto che se i bambini con apnee notturne vengono operati di adenoidectomia risolvono la problematica enuresi'.
Come deve comportarsi un pediatra davanti a un bambino con enuresi? Carmine Pecoraro, nefrologo pediatrico dell'Ospedale Santobono-Pausillipon-Annunziata di Napoli, ricorda che il pediatra 'deve indagare gli aspetti di familiarita', la capacita vescicale attesa, l'over produzione delle urine di notte, i periodi di notti asciutte, la frequenza e il trend di notti bagnate, il numero delle emissioni, quando e quanto si beve, la stipsi, i trattamenti gia' trattati e la storia psichica e sociale del bambino. Gli strumenti sono l'anamnesi, l'esame fisico, l'esame delle urine e la diagnostica per immagini. Il diario minzionale diurno e notturno- precisa il medico- e' fondamentale per arrivare ad una terapia mirata.
L'esame clinico riguarda, inoltre, il controllo dei genitali esterni, del tratto lombosacrale e l'esame neurologico. Nei casi di enuresi monosintomatica l'ecografia renale puo' essere tuttavia superflua, mentre quella vescicale aiuta a determinare il residuo urinario, lo spessore della parete vescicale e lo stato del muscolo che in una vescica iperattiva tende ad essere ipertrofico e quindi piu' spesso'.
A livello psicologico, Edvige Veneselli, neuropsichiatra dell'Universita' di Genova, punta sull'ascolto. 'Tra i fattori che favoriscono l'enuresi ritroviamo lo stress da prestazioni, le irregolarita' del bere, del mangiare e del sonno. Fattori secondari sono invece legati alle limitazioni sociali e del vissuto personale del bambino.
Non e' frequente il maltrattamento, ma e' possibile quando i genitori ritengono il figlio responsabile. Se invece minimizzano, lo fanno perche' e' un fenomeno temporaneo'. I Danni psicologici sono provati. 'Nel bambino l'enuresi mina l'autostima, sviluppa sentimenti di inferiorita', rifiuto e vergogna. Alla visita il piccolo arriva imbarazzato, ma se gli spieghiamo cosa gli succede lui apprezza. Usiamo metafore, disegni, il gioco del palloncino, gli mostriamo il ciclo giorno-notte e gli parliamo del ritardo nella maturazione. Questo elemento gli piace di piu'. Se lui capisce si autoregola e cresce. Puntiamo a un ruolo attivo del bambino e secondario dei genitori', conclude la neuropsichiatra.
Un dato allarmante, infine, e' il tasso di disaffezione alla terapia rivela da Marcello Cimador, dell'Universita' di Palermo. 'Nel periodo 2005-2017 il 25% dei pazienti non e' stato curato. Successivamente sono stati curati parzialmente nel 43% dei casi, totalmente nel 38%, mentre i non responder sono stati il 19%.
Ancora non e' stata trovata la vera terapia per l'enuresi, ma aspettiamo risultati dalla ricerca sul sonno e sulla soglia minzioni-risveglio. La nuova frontiera- termina- e' agire su questi meccanismi'.
(Wel/ Dire)
|