Esistono una serie di indicatori rischio da attenzionare prima dei 36 mesi
Roma, 26 feb. - Nello sviluppo della funzione linguistica, un'analisi esclusivamente formale dei processi sottesi rischia di decontestualizzare la competenza dai processi comunicativi presenti ancor prima dell'espressione verbale, caratterizzati da quelle prime connessioni mamma-bambino che, in termini comunicativi, posseggono caratteristiche specie-specifiche come il dialogo tonico, l'aggancio di sguardo e i tratti sopra segmentali dell'eloquio. "Connessioni- sottolinea la logopedista dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), Gianna Palladino- che nella realta' del neonato pretermine sono inevitabilmente alterate". Successivamente, spiega la logopedista, "si costituisce la funzione verbale con quella componente di formante e performante cognitivo che abbraccia una serie di sistemi interconnessi e piu' complessi. Infatti, se l'aspetto formale del linguaggio - l'articolazione dei suoni, l'organizzazione fonologica, la strutturazione della frase - rappresenta uno dei livelli di valutazione in un bambino di 3 anni, esistono tuttavia una serie di indicatori di rischio che possono essere attenzionati prima dei 36 mesi, considerando che non si puo' definire un disturbo del linguaggio prima dei tre anni di eta'. Tra questi, considerando il tema della nascita pretermine, e' necessario valutare la dismaturita' delle competenze oro-motorie che interferiscono non solo sulla possibilita' di passaggio dall'alimentazione per gavage all'alimentazione per os, ma anche sul raggiungimento di quelle specializzazioni oro prassiche complesse (fra cui la masticazione) che sottendono i movimenti di articolazione del linguaggio", aggiunge Palladino. La logopedista ha trattato questa tematica all'ultima giornata del corso su 'Il neonato pretermine: la cooperazione multiprofessionale per affrontare la complessita'', promosso dal Sindacato italiano specialisti pediatri (SISPe), in collaborazione con l'IdO, e con i patrocini della Societa' italiana di pediatria e della Societa' italiana di neonatologia.
Lo sviluppo del linguaggio e dei processi dell'apprendimento sono, quindi, preceduti ed espressione piu' complessa dell'integrazione di diversi sistemi e competenze evolutive che, se indagati, "possono rivelare le aeree di vulnerabilita', dismaturita' e dissincronia presenti sia nei bambini con nascita normo tipica che in quelli nati prematuri. Il riflesso della suzione, della deglutizione, ma soprattutto la coordinazione del ciclo SDR (suzione, deglutizione e respirazione) si struttura a partire dalla 32esima settimana- spiega Palladino- per questo motivo un neonato che nasce sotto la 30esima settimana puo' presentare difficolta' e/o immaturita' nelle prassie oro-motorie. Immaturita' che, se si struttura con la crescita, puo' determinare un disturbo del linguaggio a componente oro-prassica. È importante, quindi, lavorare in cooperazione stretta con gli operatori sanitari, sin da subito su questi aspetti- consiglia la logopedista- su cui il mondo anglosassone pone grande attenzione, con interventi specialistici gia' nella terapia intensiva neonatale (Tin) per aiutarne la maturazione, favorendo il legame fra il caregiver e il bambino. Il trattamento per la stimolazione del riflesso di suzione non nutritivo puo' partire anche quando il bambino - clinicamente stabile - e' ancora soggetto all'alimentazione con il sondino naso-gastrico. Questo puo' favorire il passaggio all'alimentazione per bocca facilitando la dimissione dal reparto e, nell'ambito di un'alimentazione costruita nell'ottica della Feeding Relation, permette al bambino e alla sua famiglia un approccio piu' armonico e attento a tutti gli aspetti legati all'alimentazione- chiarisce la logopedista- non solo alla quantita' assunta, ma soprattutto all'esperienza di piacere che la contraddistingue".
Nelle Tin il ruolo della logopedista specializzata aiuta a identificare queste immaturita'. "In Italia ci sono delle esperienze in tal senso- fa sapere Palladino- ma non e' ancora prevista in modo stabile, la figura della specialista come integrazione della multiprofessionalita' rispetto al nato pretermine".
Per aiutare i pediatri a capire quando inviare un bambino dallo specialista e quanto anche i fattori ambientali possano essere interferenti su un processo dismaturativo, la logopedista dell'IdO ha portato il caso di un bambino nato pretermine a 30 settimane. "Questo caso clinico ci aiuta a riflettere su quelle aree di vulnerabilita', dismaturita' e dissincronia dello sviluppo, dove possono emergere gli indicatori di rischio prima che si strutturi un disturbo. O ancora- conclude- se questo disturbo si e' gia' strutturato, sara' possibile osservare quali caratteristiche portera' con se', nella traiettoria evolutiva e come i fattori ambientali possano sostenere o meno lo sviluppo".
(Wel/ Dire)