Binetti: È incompiuta, serve la messa in opera di nuovi modelli di cura
Roma, 29 mag. - "Quaranta anni fa, con l'approvazione della legge Basaglia, mentre i manicomi venivano chiusi si riconosceva una nuova dignita' ai malati psichiatrici. Soprattutto a coloro che ormai da lunghi anni vivevano nei manicomi ed erano sottoposti a terapie di discutibile efficacia terapeutica.
Contemporaneamente si apriva una nuova fase per lo studio e il trattamento delle patologie psichiatriche, grazie anche alla comparsa di nuovi farmaci e di nuovi tipi di trattamento sul piano Socio e psicoterapeutico". Lo ricorda la senatrice dell'Udc Paola Binetti.
"Una rivoluzione allora, rimasta pero' incompiuta, perche' nulla si disse e si fece- aggiunge la parlamentare che e' anche neuropsichiatra infantile- per venire incontro alle necessita' delle famiglie in cui molti tornarono. I nuovi pazienti, oggi come allora, sono rappresentati dalle persone che dovrebbero prendersene cura sotto il profilo affettivo e comunque organizzativo e che non sanno cosa fare e come farla. È il dramma della solitudine delle persone piu' vicine a chi soffre, che subiscono un contagio emotivo spesso drammatico. A loro quaranta anni fa la legge 180 non dette risposte e continua a non darne ancora oggi".
Binetti si riferisce "soprattutto a due tipi di patologie, presenti allora in gran numero nei manicomi. Le demenze senili e i complessi quadri di ritardo nel neuro-sviluppo dei giovanissimi. Molte di quelle persone oggi- aggiunge la senatrice- sono oggi diagnosticate come pazienti con Alzheimer e rappresentano una emergenza sociale molto forte, soprattutto perche' i familiari non sanno dove appoggiarsi. Le RSA difficilmente li accettano per l'enorme carico di cura e di attenzioni che richiedono. Ma penso anche a quei bambini con gravi disturbi del neuro-sviluppo, che col passare degli anni sono sempre piu' difficili da gestire in famiglie che non hanno risorse economiche adeguate e quindi non possono avvalersi di figure di sostegno competenti e disponibili a svolgere un lavoro di cura cosi' delicato. Nessuno vuole piu' i manicomi, di cui sono tristemente noti gli abusi a cui molti malati furono esposti; ma e' necessario dopo 40 anni, immaginare nuovi modelli di cura e di accoglienza, per gli uni e per gli altri".
Binetti osserva che questo deve avvenire "in accordo con le famiglie, sostenendole in tutti i modi possibili, con l'aiuto dei nuovi farmaci e delle nuove sperimentazioni psico-sociali. Serve una intelligenza creativa che vada oltre gli stereotipi ideologici e solleciti anche sul piano politico e legislativo la messa in opera di nuovi modelli di cura, inclusivi delle famiglie e non segreganti per i malati. Proprio per questo ho presentato un disegno di legge che va in tal senso, e spero che se ne possa discutere presto".
(Wel/ Dire)