Denuncia del nono libro bianco: Tutto si regge su gambe di SerD e Comunita'
Roma, 3 lug. - Un sistema "statico" che si regge ancora sulle gambe di SerD e comunita', sul "modello degli anni novanta", una Relazione governativa sempre piu' sconosciuta al Parlamento, un Dipartimento svuotato di senso e una ricerca che risente ancora degli anni del duopolio Serpelloni-Giovanardi. Il nono Libro bianco sulle droghe, presentato al Senato e realizzato dalla Societa' della Ragione, Forum Droghe, Antigone, Cnca, Cgil, associazione Luca Coscioni (con l'adesione di Arci, Comunita' di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica Cgil, Gruppo Abele, Itardd, LegaCoopSociali e Lila), rispetto alle otto edizioni precedenti, ha tutta l'aria di un appello estremo alla politica, soprattutto ai tanti parlamentari alla prima esperienza in una delle due Camere.
"Nonostante gli scenari internazionali di riforma che si sono manifestati in questi anni- scrivono Stefano Anastasia, Garante delle persone private della liberta' delle Regioni Lazio e Umbria e coordinatore dei Garanti territoriali, e Franco Corleone, garante dei detenuti della Toscana- non si e' attuato nessun conseguente cambio di orientamento politico; addirittura non si e' piu' identificato un responsabile politico del governo per questo tema e si e' lasciato a una pura gestione amministrativa il Dipartimento presso la Presidenza del Consiglio dei ministri".
Un sistema fermo agli anni 90. Il dossier propone un riepilogo dei dati sul funzionamento dei servizi delle dipendenze cosi' come appaiono nelle Relazioni sulle tossicodipendenze del governo al Parlamento dal 2012 al 2017, interrogandosi sul sistema dei servizi, ma anche sulla completezza e sull'effettiva utilita' dei dati forniti dalle stesse Relazioni. "Siamo di fronte a un cambiamento politico- argomentano Anastasia e Corleone- e vale la pena presentare un bilancio dell'iniziativa intrapresa quasi dieci anni fa". Quello che emerge e' un quadro ormai superato. "La Relazione mostra la fotografia di un sistema statico- si legge nel testo- che ancora si regge sulle due gambe 'SerD /comunita'', secondo il modello degli anni novanta". Secondo gli autori, pero', "la vecchia divisione fra un numero limitato di consumatori altamente problematici e una platea di consumatori occasionali/ricreazionali non e' piu' attuale- spiega il Libro bianco-. A questa lettura rispondeva un'offerta terapeutica intensiva per un'utenza altamente problematica, destinata a rimanere in carico dei SerD e/o delle comunita' per molto tempo. Nel mondo dei consumi esiste oggi una situazione piu' graduata e complessa, con molti differenti modelli di consumo associati a differenti livelli di rischio e di danno". Un nuovo scenario "in larga parte sconosciuto", denunciano gli autori del testo, "perche' e' carente, se non assente, la ricerca ufficiale sui modelli e gli stili di consumo, nonostante questo tipo di ricerca sia in grado di fornire una lettura piu' ampia dei consumi, gettando le basi per un nuovo sistema dei servizi".
Servizi impoveriti. Questi ultimi, al contrario, negli anni "si sono impoveriti, con gravi carenze di personale che penalizzano soprattutto gli interventi psicosociali- continuano gli autori del dossier-. Occorre anche un rinnovamento culturale, superando l'attuale servizio a risposta unica, organizzato come un ambulatorio e focalizzato sulla patologia del consumo: che non contrasta, anzi asseconda lo stigma sociale". In Italia, pero', anche riduzione del danno continua a veder la propria strada in salita. "È la grande assente nei dati ufficiali della Relazione- si legge nel testo-, quanto si sa e' frutto del lavoro delle Ong. In Europa la riduzione del danno e' un pilastro delle politiche pubbliche, il suo sviluppo puo' consentire di superare il vecchio sistema basato su SerD-comunita', potenziando o inaugurando una serie di interventi chiave: dai dropin agli infoshop (servizi di consulenza per un uso piu' sicuro), dal drug checking alle stanze del consumo. In Italia la riduzione del danno e' ancora la cenerentola, l'inserimento nei Livelli essenziali di assistenza puo' rappresentare una svolta".
Ricerca in ritardo. Secondo gli autori del Libro bianco, a scontare un ritardo notevole e' soprattutto la ricerca, che e' "sempre stata orientata dal farmacocentrismo- si legge nel testo- favorendo la ricerca farmacologica e biologica a scapito della ricerca psicosociale: anche se solo la ricerca psicosociale puo' farci conoscere le ragioni del consumo, come e in quali contesti le persone consumano, quali regole e meccanismi i consumatori cerchino di adottare per preservare le loro attivita' quotidiane. Queste conoscenze sono particolarmente utili per capire i consumi di droga e pianificare le opportune politiche".
Un ritardo dovuto anche alle scelte fatte dai passati governi. "Dal 2009 al 2013- continua il testo- il Dipartimento Antidroga ha finanziato ricerche in campo farmacologico e neurobiologico per piu' di un milione e mezzo di euro. Nessuna ricerca psicosociale sui modelli di consumo e sui controlli dal punto di vista dei consumatori risulta essere stata finanziata dallo stesso Dipartimento. La ricerca valutativa delle politiche della droga e' stata storicamente trascurata e continua a esserlo, anche se la valutazione delle politiche in generale e' sempre piu' ritenuta essenziale". Per questo, per gli autori del Libro bianco "e' necessaria una svolta nella politica della ricerca. Chiediamo un Tavolo presso il Dipartimento politiche antidroga per costruire un piano di progettazione della ricerca, attraverso un processo di partecipazione della comunita' scientifica e della societa' civile esperta e un Panel di esperti internazionali per elaborare modelli di valutazione di impatto e di esito sulle politiche delle droghe e sulle legislazioni".
Le sfide per la XVIII legislatura. Di fronte ad un sedicente "governo del cambiamento", gli autori del Libro bianco sperano in una nuova sensibilita' che possa partire almeno dalla Relazione del governo al Parlamento, sempre piu' dimenticata nella sua versione in digitale. "La Relazione del governo ormai non e' piu' stampata ed e' consultabile solo on line e, cosa piu' incredibile, non e' mai discussa dal Parlamento- spiegano Anastasia e Corleone nell'introduzione-. Vogliamo sperare che la Camera e il Senato della XVIII legislatura, con una presenza alta di neoeletti che speriamo curiosi di conoscere per deliberare, abbandonino questa cattiva abitudine e discutano questo tema che ha riflessi internazionali, culturali e sociali, assolutamente strategici". Nel 2019, infatti, l'Italia dovra' confrontarsi a livello internazionale nella sede dell'Onu di Vienna, l'Unodc.
"L'anno prossimo ci attende un nuovo appuntamento di confronto presso le Nazioni unite- scrivono Anastasia e Corleone- e dovremmo arrivarci, quanto meno, avendo fatto una vera Conferenza nazionale, come quella prevista dalla legge e dimenticata dai tempi del compianto ministro Veronesi".
Tuttavia, restano ancora altri nodi da sciogliere, come il tema della "legalizzazione della canapa e di revisione radicale del Dpr 309/90- concludono Anastasia e Corleone- la ridefinizione della natura e dei compiti del Dipartimento Antidroga e un confronto sulle soluzioni che emergono in tanti paesi in Europa e nel mondo".
(Wel/ Dire)