Denuncia delle associazioni: Regione stanzia solo 3% del bilancio
Roma, 3 lug. - La Regione Lombardia spende meno dello stretto necessario per la prevenzione e la cura delle malattie mentali: 500 milioni di euro, pari a meno del 3% del bilancio sanitario regionale e ben al di sotto della quota minima necessaria del 5% raccomandata dal ministero della Salute. Il 70% di questo budget e' assorbito dai 4.250 posti letto di residenza, cui si aggiungono i posti letto nei Servizi psichiatrico di diagnosi e cura degli ospedali. Per i progetti di vita indipendente, per i percorsi di inclusione sociale, per il sostegno familiare rimangono solo le briciole. La denuncia e' contenuta nel documento "La situazione della salute mentale in Lombardia" e presentato da Campagna per la salute mentale, Rul (Rete utenti lombardi), U.r.a.s.a.m. (Unione regionale associazioni per la salute mentale), Forum salute mentale, Ledha-Lega per i diritti delle persone con disabilita', Alleanza cooperative italiane e Forum terzo settore.
"La mancanza di investimenti ha poi determinato precarie condizioni contrattuali e lavorative degli operatori della salute mentale- aggiungono le associazioni- nonche' una insufficiente formazione professionale e una fragile cultura dei diritti delle persone prese in carico. Esemplificativo di questa situazione e' l'abnorme uso dei Tso (Trattamenti Sanitari Obbligatori) per l'incapacita' o l'impossibilita' di prevenire e lavorare sulla dimensione relazionale e sulla continuita' di cura di fronte a particolari situazioni di gravita', trasformando cosi' il Tso da strumento eccezionale di cura in strumento ordinario di controllo". Di fronte a questa situazione le associazioni sollecitano la Regione Lombardia a organizzare una Conferenza regionale sulla salute mentale, a riportare l'equilibrio nelle risorse, riducendo il ricovero ospedaliero e potenziando le attivita' sociali territoriali.
Inoltre chiedono che il personale precario sia stabilizzato, evitando cosi' il susseguirsi di cambiamenti che impediscono la maturazione di esperienze, competenze e l'instaurarsi di relazioni costruttive e durature con gli assistiti. Infine, sollecitano per l'ennesima volta l'istituzione di posti letto per minori nelle province in cui mancano e dotare le Unita' Operativa Neuropsichiatria Infanzia e Adolescenza del personale necessario a garantire percorsi di presa in cura dei minori e delle famiglie. A destare la preoccupazione delle associazioni e' anche la sperimentazione da parte delle forze dell'ordine dell'uso di pistole "Taser", dispositivi che producono scariche elettriche capaci di paralizzare la persona. Si tratta di un'arma giudicata di tortura e potenzialmente mortale dagli organismi internazionali ONU: dal 2000 ad oggi negli Usa 153 persone sono morte a seguito dell'uso della pistola "Taser". In nove casi su dieci si trattava di persone disarmate, in quattro casi su dieci di persone con disturbi mentali. A 40 anni dall'entrata in vigore della Legge 180, l'applicazione della riforma fortemente voluta dallo psichiatra Franco Basaglia, sostengono gli estensori del documento, e' avvenuta solo in parte e a macchia di leopardo, sia a livello regionale che a livello territoriale: "Realizzare la vera deistituzionalizzazione voluta da Basaglia significa che la comunita' non delega la sofferenza di un suo membro ma se ne fa carico- spiega don Virginio Colmegna, presidente della Campagna salute mentale- attivando le risorse della persona, le sue relazioni affettive e parentali e le energie della comunita' stessa".
Affinche' questo sia possibile, "occorre innanzitutto riaffermare e promuovere diffusamente una cultura della salute mentale, che permetta di superare pregiudizi e paure che ancora alimentano stigma e marginalizzazione dei malati. Occorre un coinvolgimento pieno delle istituzioni, a partire dai Comuni, per sostenere le famiglie che, troppo spesso, si sentono sole e abbandonate- chiede Alessandro Manfredi, presidente di Ledha- oggi non sono solo i singoli malati che stanno male, ma intere famiglie che sono in crisi e che soffrono".
(Wel/ Dire)