Convegno nel Museo delle Immagini dell'Inconscio su corrispondenza con Jung
Roma, 3 lug. - "Vivete l'immaginazione perche' e' la nostra realta' piu' profonda", consigliava Nise Da Silveira, psichiatra, psicoanalista brasiliana e alunna di Carl Jung. A lei si deve l'apertura, il 20 maggio 1952, del Museo delle Immagini dell'Inconscio a Rio de Janeiro, le cui radici provenivano proprio da una sala di arte terapia.
A raccontarne la storia a Rio de Janeiro e' stata Monica Nicola, psicoanalista, psicomotricista e responsabile del Progetto Tartaruga dell'Istituto di Ortofonologia (IdO) per bambini autistici in Brasile. Lo ha fatto all'interno dell'incontro 'C.G. Jung e Nise Da Silveira - Fazendo História (Processo de criação e suas leituras)', organizzato lo scorso 28 giugno dalla Clínica Social Sociedade Brasileira de Psicologia Analítica - RJ nel Museo. Tra i promotori c'e' anche l'IdO di Roma.
"Nel mondo intero gli psichiatri rifiutano di accettare il valore dei dipinti e dei disegni dei malati di mente- denunciava la psicoanalista brasiliana- classificandoli come arti psicopatologiche. Cercano solo di vedere in loro la rovina psichica e sono ciechi alla costruzione (decostruita) di questa espressione". Nise arriva nel Centro Psichiatrico Pedro II, ospedale do Engenho di Dentro, nel 1944 ed e' subito contraria alle forme aggressive di trattamento psichiatrico come l'elettroshock, l'insulinoterapia e la lobotomia. La sua resistenza ai metodi dell'epoca la porta a seguire un percorso innovativo: l'arte terapia e la seduta di terapia occupazionale in ospedale. L'obiettivo e' stimolare l'espressione dei suoi pazienti, perche' coglie che il disegno e' una via di fuga dalla pazzia.
"Nel 1954- racconta Nicola- la psichiatra brasiliana scrisse delle lettere a Carl Gustav Jung per descrivergli il suo lavoro e chiedergli maggiori informazioni sui mandala. Aveva notato che queste produzioni erano ricorrenti tra i suoi assistiti. Jung la stimola a presentarli al II Congresso Internazionale di Psichiatria di Zurigo nel 1957, e lei lo fa occupando con i disegni dei suoi pazienti 5 stanze del congresso. La mostra venne intitolata 'Arte e Schizofrenia'. Nel 1956 la psichiatra fonda anche la Casa das Palmeiras, un spazio aperto ai pazienti provenienti da altri ospedali psichiatrici, per lavorare sempre attraverso l'espressione artistica".
Nicola, nel corso dell'incontro, ha passato in rassegna alcuni casi clinici e le relative produzioni artistiche. "Alcuni dei pazienti ricoverati in ospedale avevano un disturbo dello spettro autistico, ma vennero diagnosticati negli anni '40 e '50 come schizofrenici", spiega Nicola. È il caso di Adelina Gomes, trattata con terapie shock convulsive e insulinica, e in tal modo le sue condizioni peggiorano finche' non inizia a frequentare, nel 1946, la stanza di arte terapia. Lavorando con l'argilla e la pittura diventa piu' serena.
Le figure di Adelina sono caratterizzate "da un arcaismo che assomiglia alle dee madri dell'eta' della pietra: Corpulenti e Potenti. Dando forma alla maternita'- continua Nicola- gradualmente Adeline destabilizza questa forza interiore, il rigore e la possessivita', e permette a se stessa una costruzione di aspetti piu' affettivi. Inizia a modellare una serie di madri con il cuore fuori dal petto e affronta la duplice natura dell'archetipo materno: il divoratore e l'amorevole".
E ancora, c'e' il caso di Octavio Ignacio che attraverso la sua pittura dira': "La schizofrenia e' una malattia in cui il cuore soffre piu' di altri organi, poi diventa piu' grande e scoppia". Lui disegna muri: "Il muro e' molto bello per quelli che passano fuori, ma per quelli che ci sono dentro e' orribile. Il muro non dovrebbe essere cosi'. Dovrebbe avere delle aperture. Questo muro serve solo a togliere la vista dall'esterno. Non possiamo mai essere considerati come persone con questo muro che oscura la nostra visione". In verita' Octavio e' consapevole che si sa poco sulla schizofrenia, tanto da affermare che "esistono tanti libri ma la diagnosi non dimostra che la persona e' schizofrenica. La diagnosi viene da osservazioni e dati degli psichiatri. Quello che le persone sentono nella schizofrenia non puo' essere decriptato, poiche' non si puo' decifrare lo spirito".
Infine c'e' Manoel Godinho, internato nel 2001 e appassionato di mandala. "Non so cosa mi sia successo. Sembra che ho iniziato a creare in me una auto valorizzazione. Ho iniziato ad avvicinarmi alle persone e ad apprezzarmi". Questi sono solo alcuni dei casi che verranno illustrati giovedi'. Il desiderio di Monica Nicola e della responsabile del Servizio Terapie dell'IdO, Magda Di Renzo, e' realizzare lo stesso lavoro artistico con le persone con autismo. "Vogliamo confrontare il disegno tra bambini e adolescenti con autismo e i malati dell'Ospedale di Nise, che ancora lavorano nelle stanze di arte terapie. In quel periodo l'autismo era sconosciuto, ancora oggi e' difficile diagnosticarlo e tanti pediatri, medici, neurologi e neuropsichiatri confondono la schizofrenia e l'autismo. È importante conoscere bene la differenza", conclude Nicola.
(Wel/ Dire)