Ma omosessualita' non e' malattia. Tagliacozzi: Sul padre riflessione eterna
Roma, 26 giu. - 'Bene aprire un dibattito di genere, ma ricordiamoci che dagli anni '80 l'omosessualita' e' stata rimossa dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM). Anche l'Oms ha recentemente deciso di non classificare piu' il transessualismo come malattia mentale, togliendolo dalla categoria dei disordini mentali presente nell'International Classification of Desease, per inserirlo nel nuovo capitolo delle condizioni di salute sessuale'. Cosi' Bruno Tagliacozzi, psicoterapeuta dell'Istituto di Ortofonologia e analista junghiano dell'Associazione per la ricerca in psicologia analitica, commenta i tanti temi che saranno affrontati nella XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, che si svolgera' dal 3 al 28 ottobre.
Il documento di lavoro del Sinodo, l'Instrumentum laboris, propone infatti di affrontare 'argomenti controversi' come l'omosessualita' e le tematiche del gender, la sessualita', l'educazione, il lavoro, i rapporti intergenerazionali, gli effetti antropologici del mondo digitale (hikikomori) e tanto altro ancora. Il tutto accompagnato da una riflessione sulla figura paterna, 'la cui assenza o evanescenza in alcuni contesti, in particolare quelli occidentali, produce ambiguita' e vuoti che investono anche l'esercizio della paternita' spirituale'.
Sul padre 'la riflessione e' eterna- continua Tagliacozzi- padri assenti, deboli, maternizzati. È il principio di autorevolezza paterna che sfugge e che in alcuni casi viene ripreso dal materno. Spesso incontro mamme autorevoli, se non autoritarie, che gestiscono quell'autorevolezza anche nei confronti del marito. In realta'- spiega lo psicoterapeuta- la madre sta assumendo dei ruoli preponderanti a scapito del suo ruolo materno".
Tagliacozzi passa quindi in rassegna alcuni temi che saranno affrontati ad ottobre dal Sinodo dei vescovi: IL RUOLO DELLE FAMIGLIE - "Frequentemente mi chiedono come stanno i genitori di oggi rispetto al passato. I genitori di oggi sono soli! Negli ultimi decenni, sempre piu' la famiglia si e' andata nuclearizzando, perdendo quel contesto parentale e sociale che frequentemente, nel bene o nel male, rappresentava una sorta di continuita' nella trasmissione di una cultura delle relazioni intra ed extra familiari. La classica famiglia odierna- prosegue il psicoanalista- con un figlio unico, spesso nato da genitori non proprio giovanissimi, con nonni altrettanto anziani e non sempre in condizioni di salute ottimali, determina una sorta di isolamento del nucleo familiare costretto a ricorrere spesso a diverse forme di intrattenimento extrafamiliare del figlio unico, quale modalita' di impiego quantitativo del tempo, a scapito di una presenza mediata dagli affetti e da persone significative.
Non ultime le preoccupazioni economiche, che costringono sempre di piu' i genitori a trascorrere troppo tempo fuori di casa e a ritornarci troppo stanchi e frustrati, sentendo il ruolo genitoriale come una sorta di ulteriore carico lavorativo". UN GRIDO DI ALLARME DALLA SCUOLA - "Quella che una volta era una situazione di eccezionalita' all'interno della classe che l'insegnante era in grado di gestire con le sue capacita' ed esperienza, si e' trasformata sempre piu' in un contesto di 'casi difficili' in costante aumento. Giorni fa un padre mi raccontava di aver cambiato scuola al figlio frequentante il IV liceo scientifico sportivo, dopo che gli aveva fatto vedere i filmati girati con il telefonino nei quali si assisteva ai professori che venivano 'bullizzati' dagli studenti. I professori bullizzati dagli studenti: cartacce e oggetti che gli venivano tirati addosso, studenti che urlavano, saltavano con i piedi sui banchi o vi si sdraiavano durante la lezione e, in ultimo, la proiezione di immagini pornografiche sulla lavagna durante la spiegazione". DISEDUCAZIONE DIGITALE - "I ragazzi di oggi, i cosiddetti 'nativi digitali', nati e cresciuti in una societa' multimediale e informatizzata, che si muovono naturalmente all'interno di questa tecnologia, con una capacita' e semplicita' spesso invidiata dagli stessi genitori. Una capacita' indiscussa rispetto a una buona parte della popolazione adulta, ma probabilmente limitata nelle capacita' critiche di valutare le fonti informative, le conseguenze del proprio operato nel web e i rischi a esso connessi e gli eventuali scopi commerciali o devianti di chi si propone con situazioni allettanti. Come tutti gli strumenti, il web richiede una certa educazione alla sua utilizzazione- ricorda l'analista- ma qui ci troviamo di fronte a un paradosso: gli adolescenti hanno acquisito una conoscenza e capacita' di muoversi all'interno del web maggiore degli adulti che li hanno generati, rendendo inverosimile il binomio eta'-esperienza". LA CASA È CAMBIATA ED EMERGE IL RITIRO SOCIALE (HIKIKOMORI) - Si e' passati "da 'Questa casa non e' un albergo', e quindi era necessaria la partecipazione a quel microcosmo chiamato famiglia, a 'questa casa e' una stazione di servizio'. Entri, esprimi le tue esigenze, qualcuno ti rimette in sesto il mezzo (lavanderia e cambio scarpe), poi ti avvicini all'autogrill per rifocillarti, ripulirti, ristorarti e trascorrere li' la notte. L'adolescente di 'questa casa e' una stazione di servizio'- afferma Tagliacozzi- si chiude nella sua camera perche' quella e' la sua realta' sociale, il suo mondo virtuale di gioco, relazioni e sentimenti. È il fenomeno del ritiro sociale in adolescenza, nelle sue diverse manifestazioni. Pero', Internet, nelle sue varie forme di giochi e social, non e' la causa del ritiro, ma la conseguenza del ritiro". Tali scelte sono causate da fattori personali e sociali di varia natura. Tra questi ultimi, la particolarita' del contesto familiare in Giappone, caratterizzato dall'assenza della figura paterna e da un'eccessiva protettivita' materna, e dalla grande pressione della societa' giapponese verso l'autorealizzazione e il successo personale, cui l'individuo viene sottoposto fin dall'adolescenza.
Ma se l'Hikikomori potrebbe sembrarci un fenomeno da relegare ai paesi dell'estremo Oriente, in Italia primeggiamo per il fenomeno dei NEET.
NEET - È l'acronimo inglese di 'not in education, employment or training', in italiano conosciuti anche con l'abbreviazione 'ne'-ne''. Il termine e' stato usato per la prima volta nel luglio 1999, nel Regno Unito. In Italia l'utilizzazione della categoria 'ne'-ne'' come indicatore statistico si riferisce a una fascia anagrafica la cui eta' e' compresa tra i 15 e i 29 anni, anche se in alcuni usi viene ampliato per i giovani fino a 35 anni, se ancora coabitanti con i genitori. Nel 2016 in Italia, il 25 % dei giovani fra i 15 e i 29 anni era classificato 'ne'-ne'', il dato piu' alto fra i paesi europei, dove la media europea e' pari al 14 %.
"Non rimaniamo passivi di fronte a tutto cio'- propone Tagliacozzi- mettiamo in atto una genitorialita' attiva che ci veda protagonisti anche nell'acquisizione di queste conoscenze, da trasformare nelle giuste competenze educative. Abbiamo molto da insegnare, come genitori, come educatori, come insegnanti, come specialisti. Dobbiamo sostenere entrambi i genitori e riassegnare i ruoli in maniera definita".
(Wel/ Dire)