Banderali (Sip): Non confondere percezione con disturbi alimentazione
Roma, 19 giu. - Fino al 60% delle mamme italiane sostiene che il figlio non mangi abbastanza, ma e' solo una percezione. In realta' occorre fare attenzione per capire quando si tratta di un disturbo della nutrizione e dell'alimentazione e quando, invece, fa parte del naturale processo di crescita del bambino. Entra nel vivo della questione Giuseppe Banderali, primario di Pediatria dell'Ospedale San Paolo di Milano ed esponente del direttivo della Societa' italiana di pediatria (Sip).
"I disturbi dell'alimentazione e della nutrizione coinvolgono i bambini nei primi anni di vita e rappresentano una categoria di patolgoie di recente individuazione. Solo da 4 o 5 anni sono entrate nella nuova categorizzazione delle problematiche anche di tipo comportamentale e psichiatrico. È proprio un mondo nuovo che si affaccia ai pediatri", afferma Banderali in una videointervista della Dire.
Il medico, pero', tiene a fare due precisazioni: "Non vanno confusi con le problematiche dell'alimentazione quali l'anoressia, la bulimia, il binge eating disorder (disturbo da alimentazione incontrollata), l'ortoressia, la vigoressia e tutte quelle categorie di disturbi che riguardano l'adolescente. Anche se questi classici disturbi, che sono gia' ben categorizzati e conosciuti con trattamenti e percorsi terapeutici particolari, hanno un problema di anticipazione dell'esordio- continua Banderali- non vanno tuttavia confusi con comportamenti che sono tipici del lattante nei primi anni di vita: la neofobia o un'alimentazione selettiva a esordio nei primi due anni di vita, ma che poi scompare senza dare problemi".
I disturbi dell'alimentazione e della nutrizione sono invece identificati come "problematiche continuative persistenti, che danno necesariamente un problema di tipo fisico o psicologico al bambino".
Come si presenta il bambino che ha sviluppato un disturbo dell'alimentazione e della nutrizione? "E' un bambino che avra' difficolta' di tipo alimentare- risponde Banderali- che si possono manifestare con un problema di peso, un'alterazione dei suoi indici nutrizionali o del comportamento con il cibo. Le comunita' scientifiche stanno individuando delle modalita' di identificazione precoce di questi disturbi e la strada e' ancora in progress. Non si puo' improvvisare nulla nella medicina, occorre un'evidenza scientifica e una validazione degli strumenti. Mi preme sottolineare- continua il primario di Pediatria dell'Ospedale San Paolo di Milano- come non vada fatto nascere un allarme generale in considerazione del fatto che i genitori spesso vanno dal pediatra dicendo 'Mio figlio non mangia'. Non ci deve essere alcun parallelismo tra 'dottore mio figlio non mangia' e sicurezza di un disturbo dell'alimentazione".
Tra i disturbi dell'alimentazione e della nutrizione esiste, ad esempio, l'Arfid. "È un acronimo inglese per significare i disturbi da evitamento e restrizione alimentare nei bambini. Il piccolo che ne soffre presenta una difficolta' con il cibo. Ci sono poi alcune categorie comportamentali- spiega il pediatra- legate alla sensorialita' del cibo, al rapporto con il cibo, ad un qualche problema che puo' essere in corso nei primi processi di evoluzione alimentare: un boccone di alimento solido andato di traverso. È una categoria abbastanza ampia che comprende vari problemi. Ricordiamo che l'identificazione di questi disturbi e' ancora da validare secondo una metodologia che sia approvata.
Inoltre, gli iter terapeutici saranno complessi poiche' se la base e' poliforme- conclude- anche l'intervento non sara' univoco".
(Wel/ Dire)