Roma, 13 feb. - "La formazione dei docenti italiani lascia molto a desiderare. Un insegnate entra a scuola sapendo bene le sue materie, ma le competenze psicopedagogiche son quelle che gli derivano probabilmente solo dalla sua esperienza personale. Non basta. Da anni come presidi chiediamo che ci sia un test psicoattitudinale per chi lavora nella scuola (insegnanti e presidi). Non tutti hanno quelle competenze naturali di base per poter fare un lavoro sociale, intriso di psicodinamica, come l'insegnamento". Cosi' Mario Rusconi, presidente dell'Associazione nazionale presidi (Anp) del Lazio, intervistato dalla Dire su cosa possa fare la scuola per affrontare le problematiche degli studenti al convegno 'La rabbia che non si vede'.
"Inoltre, in ogni scuola, o in un team di scuole, dovrebbe esserci una sorta di equipe psicopedagogica- ricorda Rusconi- sono tutte proposte fatte gia' 10-15-20 anni fa, ma non sono mai entrate in funzione per una scarsita' di fondi. Si e' preferito dilapidare delle risorse in altri ambiti e non intervenire in questo senso. Invece un'equipe psicopedagogica in ogni scuola sarebbe importante, esistono in molte scuole ma sono affidate alla buona volonta' dei genitori che le pagano, oppure alla scuola che magari ha dei fondi piuttosto consistenti. Una democrazia che offre un servizio importante come quello formativo- precisa il preside- deve permettere a tutti le stesse condizioni di partenza, non tanto quelle di arrivo".
La rabbia degli studenti e' "il precipitato della rabbia degli adulti e della rabbia della societa' contemporanea- continua il presidente dell'Anp lazio- che non e' generata da internet, ma internet mette benzina sul fuoco".
Oggi le famiglie rappresentano "sempre meno la cosiddetta agenzia educativa primaria- sottolinea Rusconi- perche' i genitori lavorano entrambi, o sono distratti, o la sera mentre si cena insieme con i propri figli tutti ascoltano la tv e nessuno parla. La tecnologia moderna ha accresciuta un distacco della famiglia dagli studneti, dai bambini e dai ragazzi, sempre piu' abbandonati a loro stessi. Siccome non e' possibile che ci sia un vuoto di questo tipo- conclude- esso si riempie adeguandosi a quelli che sono i modelli dei social e alle direttive del gruppo. Purtroppo spesso il gruppo funziona da vero e proprio branco".
Qui e' possibile guardare la videointervista della Dire.
(Wel/ Dire)