(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 31 ott. - "Si puo' parlare di neonati traumatizzati perche' c'e' una memoria biologica nel neonato quale esito di una predeterminazione genetica che predispone il bambino a relazionare emotivamente con la madre durante la vita fetale e intrauterina, creando poi i presupposti per un accesso alla vita nel mondo reale facilitata oppure no". Lo afferma Emanuele Trapolino, direttore della U.O.S. di Neurologia neonatale e DH dell'Ospedale Giovanni Di Cristina (Arnas) di Palermo, al convegno 'Narrazione, trauma e salute: dall'individuo alla societa'.
"Questi casi avranno un'evidenza nel corso dello sviluppo- continua il medico- che puo' assumere sembianze molto diverse, spesso mascherate e altre volte piu' eclatanti ma le variabili sono numerose. Sia dal punto di vista biologico che individuale, oltre che familiare e relazionale, le opzioni sono tantissime. E' doveroso pero' sottolineare l'importanza di una comunicazione basata sullo scambio emotivo- continua Trapolino- laddove l'emozione e' rappresentata da affetti minimi, veicolati da tutti i piccoli e i grandi comportamenti di cui il genitore e' capace, e attraverso i quali puo' riempire il suo spazio relazionale con il bambino".
"Nel venire al mondo ogni bambino ha bisogno di essere accudito e protetto. Il trauma relazionale precoce- spiega Trapolino- e' dettato dall'esposizione ad un'esperienza che va aldila' della capacita' dei bambini piccoli di metabolizzare e comprendere, e rischia di frantumare il loro nucleo vitale. Il meccanismo a cui facciamo riferimento e' la dissociazione, che permette al piccolo di blindare tutto quello che ha a che fare con i contenuti del non essere, per proteggere il se' unitario. Ci riporta ad una storia archetipica antica: salvare l'anima dal corpo scindendola dallo stesso. La difesa dissociativa divide, in questo modo, il mondo interiore del bambino traumatizzato tra parti regredite e parti progredite. Queste difese possono lasciare il bambino prigioniero".
Il bisogno di essere accuditi si concretizza poi "nel legame che contraddistingue la relazione diadica. La tipologia di attaccamente dipendera' dal modo in cui si instaurera' la relazione tra il caregiver e il bambino. Il trauma- precisa il neuropsichiatra infantile- altera sempre lo schema rappresentazionale dei rapporti interpersonali e la capacita' di riflettere sui propri stati mentali, provocando un'alterazione dello stato di coscienza e della capacita' di controllare le emozioni intense che invadono le memorie legate alle prime relazioni".
La reciprocita' diventa salvifica "quando c'e' uno scambio che prescinde dalle parole e che prevede il gesto. Possediamo un compionario di relazioni affettive determinate da esperienze sensoriali- fa sapere il neuropsichiatra infantile di Palermo- che ci permettono di comunicare solo con i gesti, laddove i nostri gesti e quelli dei nostri caregiver si carichino di significato. Vengono definiti affetti vitali, minimi, quelle caratterizzazioni affettive dei gesti di ogni giorno, di quei mille modi di fare una cosa ovunque, indipendentemente dal pretendere che avvenga qualcosa di prescritto". Cio' che Trapolino vuole sottolineare e' che "il riconoscimento precede la sintonizzazione. Non bisogna solo elaborare una risposta emotiva, occorre comprenderla".
Le reazioni di dissintonia "finiscono invece col minacciare lo stato emotivo del bambino, gli impediscono di riconoscere le sue emozioni. Quanto sia importante l'attaccamento lo sappiamo- aggiunge il medico- e cosa capita quando un bambino tenta disperatamente di attaccarsi a chi non lo capisce? Questo fraintendimento ferira' le sue aspettative e annullera' la corrispondenza. Non riuscira' a sintetizzare gli affetti in una condizione che lo aiuta a tradurli in elementi dotati di significato. Un attaccamento disorganizzato, legato alla disregolazione affettiva con la rappresentazione multipla e dissociata di se' e del caregiver, portera' il minore a fare riferimento alle sue difese e capacita' di preservazione: cerchera' di non pensare, avra' una vita affettiva distorta perche' non ha corrispondenze. La dissociazione e' questa- conclude- un conflitto tra il sistema di difesa e il sistema di attaccamento".
Qui e' possibile guardare la videointervista della Dire.
(Wel/ Dire)