È l'allarme del comitato di farmacovigilanza 'Giu' le mani dai bambini'
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 31 ott. - "Il ricorso a prescrizioni di psicofarmaci per bambini e adolescenti e' in crescita nel mondo: la rivista scientifica 'Pediatrics' ha denunciato un incremento nella prescrizione di metanfetamine ai bambini distratti e agitati in ragione del 46% nell'ultimo decennio, mentre sul fronte della depressione adolescenziale l'Organizzazione Mondiale della Sanita' si e' detta preoccupata, in quanto uno studio dell'European Journal of Neuropsychopharmacology ha confermato che il numero di psicofarmaci antidepressivi prescritti ai minorenni e' cresciuto negli ultimi 7 anni in Gran Bretagna del 54 per cento, del 60 per cento in Danimarca, del 49 per cento in Germania, del 26 per cento negli Stati Uniti e del 17 per cento in Olanda", e' la denuncia della campagna del comitato di farmacovigilanza 'Giu' le mani dai bambini' per bocca del portavoce nazionale, il giornalista Luca Poma.
"L'Italia, conscia di queste criticita', ha attivato un progetto sperimentale che prosegue con successo da anni, proprio sul tema dei bambini iperattivi, che consiste in un sistema di linee guida stringenti e di strumenti per mettere sotto controllo gli abusi, garantendo l'appropriatezza prescrittiva degli psicofarmaci, da utilizzarsi solo nei casi limite e sotto stretto controllo medico-specialistico, anche grazie a un efficace 'Registro ADHD' funzionante presso l'Istituto Superiore di Sanita', con il risultato di mantenere le prescrizioni a livelli sensibilmente inferiori agli altri Paesi", spiegano da 'Giu' le mani dai bambin'. "Una storia di successo, tanto che con un'interrogazione dal Parlamento europeo alla Commissione UE nel mese, le istituzioni europee hanno chiesto verifiche circa l'applicabilita' del 'modello italiano' a livello comunitario, domandando se si ritiene che l'estensione del registro italiano ad altre patologie, come ad esempio la depressione, 'possa contribuire ad una riduzione delle prescrizioni, e se sia a conoscenza di esperienze simili in altri Stati membri'".
L'interrogazione in Senato chiede al ministro della Salute Beatrice Lorenzin "quali azioni intenda intraprendere, per garantire il mantenimento del registro Adhd, estendendolo anzi anche ad altre patologie quali la depressione, e garantendo a tal fine un aumento delle risorse disponibili, e quali attivita' abbia in programma per garantire su tutto il territorio nazionale terapie non farmacologiche di comprovata efficacia scientifica", dal momento che "in molte Regioni d'Italia- continua Poma- i piu' efficaci trattamenti a base anche di psicoterapia, la cui efficacia e' scientificamente provata, non sono disponibili gratuitamente per le famiglie, che sono costrette a pagare parcelle anche oltre i 1.000 euro al mese per pagare professionisti privati in grado di assistere i loro bambini.
Nonostante tutto cio', c'e' chi rema contro e vorrebbe tornare al passato- prosegue Poma- e spegnere quel 'potente faro' attualmente acceso sul processo di diagnosi e presa in carico di bambini e adolescenti che permette di limitare gli abusi di psicofarmaci e fa dell'Italia un modello virtuoso da seguire. E non certo per motivi di spesa, dal momento che gli strumenti attualmente esistenti hanno un costo semplicemente ridicolo: qualcuno - forse con interessi poco chiari - cerca di far passare il messaggio che le procedure di controllo previste dal ministero della Salute sono un 'impegno eccessivo', come se prescrivere una meta-anfetamina a un bambino di 6 anni fosse un mero adempimento burocratico, da sbrigare velocemente e senza perdere troppo tempo".
"Giu' le Mani dai Bambini", il piu' rappresentativo comitato per la farmacovigilanza in eta' pediatrica in Italia, ha da tempo richiesto l'ampliamento del Registro Adhd affinche' venga applicato anche ad altre patologie psichiatriche in eta' infantile, e un tavolo tecnico e' stato istituito presso il Ministero della Salute per discutere il progetto, "ma dopo alcune riunioni nel corso del 2016- conclude- ancora nessuna risposta concreta in tal senso e' arrivata dalle istituzioni sanitarie".
(Wel/ Dire)