Psicotraumatologia, Sisst pone nuove sfide per il futuro
Ragionare secondo traiettorie. Non solo tecnica, ma scambio intersoggettivo
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 31 ott. - Quali sono gli effetti del trauma e quali le possibili traiettorie di cura? La Societa' italiana per lo studio dello stress traumatico (Sisst) ha aperto con questo interrogativo il convegno a Roma su 'Narrazione, trauma e salute: dall'individuo alla societa'', parlando delle sfide della Psicotraumatologia nel futuro.
"In tanti oggi si occupano di trauma, ma il tema non e' affatto recente- afferma Vittoria Ardino, presidente della Sisst- ne parlava gia' Plutarco e da allora la Psicotraumatoologia ha seguito percorsi che non sono mai stati lineari. Solo nel 1980 siamo riusciti a sistematizzare le sindromi post traumatiche in categorie diagnostiche, anche se sono ancora molte le insidie nell'intercettare il fenomeno del trauma".
Ad oggi qualcosa e' stato fatto: "Siamo arrivati a definire meglio cos'e' il trauma- fa sapere l'esperta- un sistema di auto preservazione che si assesta su un sistema di allerta permanente. Nelle persone traumatizzate c'e' sempre il timore che il pericolo si possa ripresentare. Per questo motivo e' necessario mettere a fuoco la temporalita' delle reazioni post traumatiche, che sembra una zona d'ombra. Dagli anni '90 in poi abbiamo capito che le esperienze traumatiche sono alla base di molti comportamenti a rischio per la salute in generale, sia fisica che mentale.
Un'altra sfida sara' quindi comprendere come identificare meglio le esperienze traumatiche" e per farlo Ardino propone di "ragionare in termini di traiettorie evolutive".
La Psicotraumatologia "ha preso atto della dinamicita' delle sindromi post traumatiche, ovvero di quanto le esperienze traumatiche vissute nei primi anni di vita possano impattare sullo sviluppo. Cosa vuol dire mantenere una sindrome post traumatica attraverso l'attivazione di strategie di coping che diventano disadattive nel tempo?- chiede Ardino- Come prendono in cura le persone che vivono i traumi sia il sistema sanitario nazionale che quello sociale? C'e' una complessita' di sintomi, una pletora di trattamenti evidence-based e una centratura sugli aspetti neurobiologici. Tra le sfide future ci sara' anche quella di ritornare alla comprensione delle reazioni di base rispetto alle esperienze traumatiche in un'ottica di integrazione.
Possedere solo una tecnica di cura- denuncia l'esperta- non garantisce l'efficacia della cura stessa se non comprendiamo i meccanismi che stanno dietro alla vulnerabilita'".
Per la Sisst sono davvero tante le zone inesplorate all'interno della Psicotraumatologia. "Vivere un'esperienza traumatica vuol dire essere in una transizione. Che risposte diamo alla persona che si trova in questa transizione? Dobbiamo informarla e tenere conto delle differenze culturali". Un altro punto da attenzionare e' la comorbidita' (la presenza in un soggetto di due o piu' disturbi di origine diversa): "I quadri clinici sono complessi ed e' difficile individuare il trauma.
Oggi e' sempre piu' importante trovare i pattern specifici per enucleare meglio questa sovrapposizione di sintomi. Per tale ragione propongo di tornare a riflettere sia sui fattori di rischio, di protezione e resilienza, che sulle vulnerabilita' di ogni persona, prestando attenzione agli scambi intersoggettivi che seppur siano falliti durante l'infanzia potranno essere ripristinati nel contesto terapeutico".
Il Dsm 5 tenta di espandere la definizione del disturbo post traumatico per andare oltre al costrutto della paura."Possiamo rileggere il disturbo post traumatico da stress (Ptsd), e altre sindromi, tenendo conto quindi di ulteriori emozioni, quali la rabbia, la colpa e la vergogna. Bisogna inserire questi aspetti emotivi- consiglia Ardino- nell'integrazione del ricordo traumatico all'interno del contesto terapeutico".
Tra le sfide da affrontare restano la prevenzione e la ricerca: "L'attenzione va puntata maggiormente sulla prevenzione e non solo sull'intervento clinico. Sottolineo il bisogno di tornare ad analizzare i biomarcatori dei disturbi post traumatici e i diversi pattern a livello neurobiologico. In tutti questi anni l'amigdala ha giocato da padrona nella psicotraumatologia. Si e' visto che chi subisce dei traumi presenta un'iperattivazione dell'amigdala, ma recentemente si e' notato anche che nei disturbi post traumatici ci puo' essere una mancanza dell'attivita' stessa dell'amigdala".
Oltre alla accelerazione della diagnosi, all'efficacia dei diversi modelli terapeutici e al monitoraggio della terapia, la presidente della Sisst accende poi un riflettore sulle barriere alla cura: "I pazienti che vivono dei traumi mostrano spesso riluttanza ad accedere alla cura a causa dello stigma, della vergogna, del timore di essere rifiutati, o ancora perche' nutrono dei dubbi sul trattamento. Hanno paura di rivivere gli eventi traumatici. La vergogna post traumatica e' uno degli elementi piu' importanti che impedisce di accedere alle cure.
Sara' necessario operare una psicoeducazione- afferma Ardino- per coinvolgere maggiormente chi dovrebbe accedere ai servizi, e spiegargli cosa si dovra' aspettare nel momento in cui decidera' di entrare in un percorso di cura. Ecco che ritorna lo scambio intersoggettivo, poco sviluppato in quest'epoca di rincorsa alla tecnica".
La presidente della Sisst punta su un approccio informato al trauma, da trattare attraverso un sistema di screening e di politiche sociosanitarie, "per far comprendere l'impatto pervasivo che l'evento traumatico ha anche sui professionisti" (il cosiddetta trauma secondario).
Considerando, infine, il ruolo fondamentale delle traiettorie evolutive in base alla comprensione profonda della continuita' delle reazioni, "diventa centrale nel percorso di cura- ripete l'esperta- lo scambio intersoggettivo con tutti i professionisti della salute che hanno a che fare con il trauma. Alla base- sottolinea- deve esserci un'alleanza con il paziente, quale parte attiva della cura. Le persone che vivono un trauma, se non vengono intercettate, rimangono incastrate nella loro esperienza traumatica. La Psicotrauamatologia deve inserirsi in queste vulnerabilita' per intercettare il trauma e aiutare le persone a riprendere il viaggio- conclude Ardino- questa e' la vera sfida".
(Wel/ Dire)
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