(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 31 ott. - "Nell'aspetto diagnostico non sono sufficientemente prese in considerazione tutte quelle problematiche dovute alle sintonizzazioni non adeguate nei primi anni di vita. Queste vanno ad accumularsi nel concetto di trauma cumulativo, ormai assolutamente chiaro, e contribuiscono a creare delle difficolta' nel bambino che, se non viste, vengono addebitate solo al sintomo che il bambino presenta". A sottolinearlo e' Magda Di Renzo, responsabile del servizio di Terapie dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), al convegno a Roma sul tema 'Narrazione, trauma e salute: dall'individuo alla societa''.
Sull'argomento 'Attaccamento e trauma' si e' svolto nella Capitale anche un altro convegno internazionale il mese scorso, a cui hanno preso parte neuroscienziati, psicologi, psicoterapeuti e psichiatri. "Ha riguardato il concetto di trauma e attaccamento e di trauma dell'attaccamento- spiega Eelena Vanadia, neuropsichiatra dell'IdO- e la relazione e' risultato l'elemento primario tanto nel bambino quanto nell'adulto, che porta i segni di questo trauma cumumulativo. Dunque, il messaggio molto forte ripreso da tutti e' stato che il primo elemento di cura e' proprio la relazione".
L'IdO, nel suo modo di operare, cerca sempre di tener conto di due elementi fondamentali: "Dobbiamo considerare tutto cio' che il bambino ci mostra- spiega Vanadia, neuropsichiatra infantile dell'Istituto di Ortofnologia- per non rischiare di ridurre tutto il problema al sintomo che in quel momento emerge. L'altro aspetto che attenzioniamo e' la storia del bambino. Molte volte non c'e' un'unica causa nel determinismo di un quadro sintomatologico o nel comportamento di un bambino- chiarisce l'esperta- che in realta' lo sta utilizzando per comunicare il suo disagio". A tal proposito sono tanti i correlati neurobiologici: "Ho fatto riferimento alla teoria polivagale di Porges, perche' grazie ad essa siamo in grado - non solo noi neuropsichiatri infantili, ma anche i cardiologi e i pediatri - di spiegare come quella instabilita' neurovegetativa e autonomica, per noi cosi' importante fin dai primi mesi di vita, in realta' rimanga come elemento determinante rispetto ai livelli di attivazione del bambino. Non e' solo un'attivazione mentale e relazionale- sottolinea il medico- ma anche somatica, perche' il minore le vive le sue esperienze, e deve costituire il punto di partenza per un lavoro terapeutico". A tal fine, Di Renzo aggiunge: "Al convegno e' stato ribadito come nella psicotraumatologia sia fondamentale intercettare i segni del trauma il piu' precocemente possibile, affinche' non si accumulino nella storia del bambino quegli eventi che insieme struttureranno poi un elemento patologico".
Le esponenti dell'IdO hanno presentato infine due casi clinici: "Riguardano due bambine di circa 6 e 8 anni. Cio' che le ha portate all'osservazione e' stato un disturbo di apprendimento (Dsa), in particolare di scrittura. Entrambe le piccole avevano un passato molto travagliato rispetto alle relazioni, sia intrafamiliari che a livello scolastico- precisa Vanadia- in particolare in un caso a livello educativo e pedagogico. Ci ha colpito trovare cosi' simili queste due storie, nonostante le loro peculiarita'- prosegue la neuropsichiatra infantile- perche' mentre la bambina di sei anni non e' riuscita inizialmente a strutturare e a innestare il processo di scrittura, la piccola di 8 anni lo ha destrutturato trovando quasi una strategia per determinare l'errore. Sembra eccessivo da dire, ma in base ad un'analisi piu' profonda di cosa significhi attivare un meccanismo del genere, l'elemento da sottolineare- afferma Vanadia- e' che il lavoro psicopedagogico non sulla scrittura da una parte, e quello psicoterapico mai sulla scrittura dall'altra hanno determinato un ricompattamento e il ripristino di una scrittura adeguata. Il sintomo ultimo che vedevamo, ovvero il disturbo della scrittura- concludono- non poteva essere risolto con una diagnosi di Dsa, ne' con un laboratorio specifico sulle strategie per il Dsa".
Qui e' possibile guardare la videointervista.
(Wel/ Dire)