Psichiatri studino aspetti descrittivi psicopatologia per capire paziente
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 24 ott. - Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Dsm) "e' il frutto della dominante cultura occidentale, governata solo dal parametro tecnico- economico che e' diventato ormai ipertrofico". Inizia da qui la riflessione sul Dsm di Luigi Aversa, professore di Psicologia dinamica prima all'Universita' "La Sapienza" e successivamente a "Tor Vergata".
Lo psichiatra e' stato presidente nazionale del Centro italiano di psicologia analitica (Cipa) e direttore nazionale della scuola di psicoterapia del Cipa, nonche' tra i soci fondatori della Societa' italiana di psichiatria transculturale e fondatore, insieme a Maria Trevi e Umberto Galimberti, della rivista 'Metaxu'' .
"Siamo immersi in una cultura il cui metro di valore prevalente- continua Aversa- e' la dimensione economica, quindi parliamo di produttivita' e di adattamento a questo tipo di dimensione. In ambito psicologico il tutto si traduce in una forte attenzione ai risultati, al rapido reinserimento in un'ottica di tipo produttivo e funzionale al mantenimento di questo parametro. Ma la vita umana e' una realta' complessa, fatta da tanti elementi- sottolinea lo psichiatra- se un unico elemento prende la prevalenza e annulla tutti gli altri, entriamo in una dimensione disfunzionale. Carl Gustav Jung diceva che gli esseri umani viaggiano contemporaneamente su due parametri, quello dell'adattamento e quello dell'individuazione- ricorda il professore- se ne escludiamo uno si produce sempre patologia. Se non mi adatto affatto, sono un disadattato; se mi adatto totalmente, annullando la mia unicita' di soggetto e di individuo, divento un automatismo del sistema. I sociologi definiscono quest'ultimo fenomeno 'uomo massa'. Le due dimensioni vanno tenute entrambe vive e dialoganti tra di loro. Sul piano terapeutico, alcuni tipi di approcci - come quelli non basati sull'aspetto soggettivo individuale - privilegiano in modo eccessivo solo l'aspetto adattativo comportamentale. Nella loro prassi- spiega Aversa- non contemplano la messa in discussione della personalita' del terapeuta, basta seguire la scuola e imparare le tecniche sui testi. La psicoterapia pero' non e' un fatto tecnico, anzi la tecnica e' l'aspetto meno importante. La psicoterapia e' data proprio dall'interazione con la personalita' del terapeuta che, per questo motivo, necessita di essere messo in discussione attraverso l'analisi personale. Jung diceva: 'Non illudetevi, nessuno vi portera' fin dove lui stesso non e' in grado di arrivare'".
Secondo Aversa "il Dsm non serve a molto, e' un catalogo di etichette che si sono moltiplicate in modo esponenziale in queste cinque edizioni. Il manuale era partito da una cinquantina di voci e adesso e' arrivato ad oltre 500". Lo psichiatra avverte: "La psiche non e' qualcosa che si possa oggettivare, non e' un oggetto completo come il fegato o il polmone, ha una natura che sfugge. Piu' si cerchera' di oggettivarla e piu' la psiche sfuggira' all'oggettivazione polverizzando e frammentando all'infinito la diagnosi. Con 40.000 voci diagnostiche la diagnosi non servira' piu' e finira' per confondere lo stesso psichiatra".
Il manuale diagnostico e' "stato sconfessato anche da Allan Frances, professore emerito nel Department of Psychiatry and Behavioral Sciences della Duke University (North Carolina), che in passato aveva presieduto le task force del Dsm-IV. Si e' poi dimesso dalla presidenza della commissione incaricata dall'Organizzazione mondiale della Sanita' alla stesura del Dsm 5, dicendo basta a questa 'buffonata'. L'aspetto piu' importante non e' l'etichetta diagnostica- avverte lo studioso- ma la comprensione fenomenologica del paziente che in quel momento lo psichiatra ha davanti a se'. Gli psichiatri dovrebbero tornare a studiare gli aspetti descrittivi della psicopatologia per capire il vissuto interiore del paziente. L'etichetta e' vincolante anche per il terapeuta".
Il problema piu' "grave" e' di tipo antropologico: "Le ultime due o tre generazioni di psichiatri hanno assunto come forma mentis proprio il Dsm e ragionano solo in termini delle sue linee guida. Il paziente e' scomparso come individuo. Il termine diagnosi viene dal greco e significa conoscenza attraverso, quindi l'intenzione della diagnosi e' quella di conoscere attraverso. L'etichetta ha solo una funzione classificatoria, non e' conoscitiva- sottolinea Aversa- dobbiamo tornare alla descrizione fenomenologica della psicopatologia tradizionale classica, che e' sempre stata formativa per capire il vissuto della persona. Un bollino d'identificazione non serve a nulla ed e' pericoloso quando viene assunto come forma mentis dello psichiatra".
I rischi di questa impostazione si vedono nelle nuove generazioni: "Il badare solo alla prestazione dell'individuo e non alla ricerca di senso della propria individualita', sta facendo aumentare notevolmente l'ansia da prestazione e gli attacchi di panico nei bambini. Le scuole sono basate su una cultura dei quiz in cui l'aspetto riflessivo del pensiero e' rimosso per esaltare solo l'aspetto funzionale adattativo. Non si da' al disadattamento un significato di ricerca dell'individualita'- accusa Aversa- ma di disabilita': ecco che aumentano i disturbi della condotta".
Il direttore della sezione Psichiatria del Centro Italiano di Ricerche Fenomenologiche conclude con una riflessione sulle terapie cognitive. "La vulgata del cognitivismo si basa su una falsita': la terapia cognitiva risolve le situazioni in pochi mesi, mentre la psicoanalisi dura troppo. Non e' vero- afferma il medico- ho visto decine di casi trattati da illustri cognitivisti per anni. Perche' non dire chiaramente come stanno le cose? La guarigione sul piano della patologia psichica dipende da elementi imponderabili, e' una dimensione empirica. Anche le persone che seguono l'approccio Emdr (Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) lo fanno per anni, perche' non si risolve il problema in poche sedute. Lo stesso accade sul piano farmacologico- termina lo psichiatra- ci sono persone che prendono neurolettici anche per tutta la vita".
(Wel/ Dire)