(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 25 lug. - L'agricoltura sociale puo' offrire opportunita' di inclusione socio-lavorativa anche ai giovani Neet.
I dati sul tasso di Neet in Italia, resi noti in questi giorni dalla Commissione Europea, invitano ad una seria riflessione il mondo del lavoro. Specialmente il settore dell'impresa sociale, per eccellenza il mondo che ha l'obiettivo di aprire gli spazi preclusi alle categorie che rischiano l'esclusione.
Il 19% dei giovani italiani (15-24 anni) non studia e non lavora. Uno su cinque. Nessun'altro Paese in Europa raggiunge tali proporzioni. Perche' cosi' tanti Neet? Le storie dietro i numeri. Ci ha colpito una storia che abbiamo letto su La Stampa. Una storia incredibilmente simile a quella di tanti ragazzi che abbiamo conosciuto con le nostre attivita' di agricoltura sociale. Ci sono storie, infatti, dietro i numeri e le statistiche. Ernesto e' un ragazzo di Torino di 21 anni. Da tre anni, dopo aver conseguito il diploma, non studia e non lavora. Nel quartiere Vallette le sue giornate passano nella noia, lamentandosi di chi racconta di una crisi ormai finita.
Sognava di frequentare lo IED e studiare design industriale, ma la sua famiglia non puo' permettersi di pagargli gli studi. Ha inviato CV a destra e a manca, ma nessuna azienda gli ha risposto. Difficile, in un mondo ipercompetitivo, andare avanti senza l'adeguata formazione. E oggi le sue giornate si perdono in una routine che, nonostante la sua straziante immobilita', travolge come un vortice e impedisce di cambiare il corso della propria vita. Non e' un fannullone Ernesto: la mattina si alza presto per aiutare la madre, fare la spesa e cucinare. Ma i suoi lunghi pomeriggi si spengono accendendo la PlayStation. Pochi svaghi la sera, con gli amici. Non ci sono i soldi. Poche prospettive di cambiamento. Da dove ricominciare dopo le prime delusioni e i lavoretti pagati in nero? La sfiducia. A Ernesto non manca la voglia di impegnarsi, mancano le opportunita' e gli stimoli. Stimoli che, come la determinazione, si perdono facilmente quando la societa' non riesce a rispondere alle difficolta' incontrate da un ragazzo cosi' giovane. La sfiducia frena Ernesto e tanti altri ragazzi. Il contesto del quartiere di periferia, la situazione familiare, l'assenza di risposte dalla societa' e dalla politica, la debolezza dell'economia e delle aziende italiane. Tutto questo alimenta il senso di sfiducia che porta ad arrendersi. Non ci si forma piu' perche' l'istruzione ci appare solo come qualcosa di irraggiungibile. E come affrontare un colloquio, se quella sfiducia la si trasmette a prima vista? Abbiamo conosciuto questa sfiducia in tanti ragazzi che abbiamo incontrato nel nostro cammino. Non a caso gli adolescenti, in particolare i Neet, sono tra i principali beneficiari dei nostri percorsi di inclusione sociale in azienda. Ragazzi che abbandonano la scuola o qualsiasi cosa intraprendano. Drop out, come vengono definiti. O adolescenti che provengono da contesti molto difficili, tanto da non dar fiato ai sogni. Ma in moltissimi di loro, poi, abbiamo rivisto anche la capacita' di riprogettarsi.
L'agricoltura sociale: Riprogettarsi e superare la sfiducia. Questa e' la soluzione che la nostra esperienza ci suggerisce: ricostruire la fiducia nel futuro; trovare gli stimoli per riprogettare la propria vita. Come? Accorgendosi di saper fare qualcosa. Generare nuova vita da un seme e poterne mangiare il frutto, produrre qualcosa che diventera' guadagno per un'azienda. L'Agricoltura Sociale ci ha permesso di vedere tutto questo. Ma non solo. Ci sono risultati che arrivano molto prima. Anzi, immediatamente. È qualcosa di rivoluzionario passare una giornata diversa, all'aria aperta insieme ad altri ragazzi, per chi vive tutta la sua vita davanti ad un computer. Questo e' un feedback che riceviamo da tutti i ragazzi. Il potere rilassante, nonostante la fatica, e stimolante, a dispetto dei pregiudizi, che ha la natura. Qui, in campagna, gli umani trovano la loro dimensione originaria.
E poi si impara tanto dall'agricoltura sociale. Soprattutto l'integrazione. Con i ragazzi stranieri o i disabili. Ci si sente inclusi nella societa' aiutando a includere gli altri.
Molti dei ragazzi che abbiamo conosciuto hanno ripreso gli studi, hanno trovato un lavoro (magari nella stessa azienda nella quale hanno vissuto la propria esperienza formativa), hanno iniziato un'attivita' di volontariato o il servizio civile. Nuovi stimoli, nuova fiducia, spazi per riprogettarsi. I Neet non sono fannulloni, hanno solo bisogno di opportunita'.
Ma non finisce qui. È possibile ricevere informazioni sulle Giornate di Agricoltura Sociale, aperte a tutti, o sui seminari AgriLab.
Qui e' possibile chiedere informazioni.
(Wel/ Dire)