Una ricerca indica che piu' della meta' non denuncia per paura
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 13 giu. - Il 40% dei ragazzi iscritti alle scuole medie ha visto atti di bullismo e oltre la meta' non ha reagito o denunciato perche' "non sono fatti miei" e per paura. Il quadro emerge dall'indagine "Generazione smartphone 2016-2017" svolta dall'associazione Media educazione comunita' (Mec) di Aviano su un campione di 2.150 studenti del Friuli Venezia Giulia. I numeri sono stati presentati al seminario 'Cyberbullismo e altre sfide', tenutosi alla scuola secondaria di primo grado Tiepolo, e realizzato dalla Cooperativa Aracon nell'ambito delle proposte migliorative per il servizio di Doposcuola del Comune di Udine a cui hanno preso parte oltre 150 tra educatori, insegnanti e genitori. Giacomo Trevisan, esperto di sicurezza in rete e di prevenzione del cyberbullismo, nonche' coordinatore dell'associazione Mec, ha spiegato che il "dato della mancata denuncia degli atti di bullismo e' molto importante perche', anche sulla base di ricerche europee, e' proprio l'indifferenza o complicita' degli osservatori a permettere lo sviluppo delle dinamiche di cyberbullismo, mentre al contrario proprio la loro responsabilizzazione puo' rappresentare lo strumento piu' efficace di prevenzione".
L'indagine poi indica che il 79% degli studenti delle secondarie di primo grado ha un cellulare smartphone personale (incremento dell'8% dai dati dell'anno scorso). In terza media si supera il 90%. Il 68% degli studenti (oltre due su tre) puo' tenerlo in camera durante la notte; il 70% gioca con videogame e di questi il 73% decide autonomamente quali videogiochi utilizzare senza ricevere vincoli dai genitori (utilizzando anche quelli sconsigliati ai minori di 18 anni). Il 32% dei ragazzi dice di ricevere mediamente piu' di 100 messaggi whatsapp in un pomeriggio, il 20% piu' di 200. L'associazione ha presentato un piccolo decalogo per contrastare il fenomeno del cyberbullismo stimolando i ragazzi all'intervento quando riconoscono situazioni di sofferenza on-line. Fondamentale e' il dialogo costante con i figli rispetto a interessi, comportamenti e rischi della rete, e l'alleanza tra genitori e tra genitori e scuola. Le associazioni poi raccomandano di imporre poche, ma efficaci regole di tutela del minore, in particolare per gli under 14 anni: i genitori devono sempre conoscere le password e monitorare periodicamente cio' che fanno i ragazzi on-line, e questo vale anche per i gruppi whatsapp che al momento sono una delle principali fonti di problematiche relazionali tra studenti, nonche' di distrazione dallo studio (non tutti sanno che l'eta' minima per l'utilizzo di Whatsapp e' di 13 anni). I genitori devono limitare il tempo di utilizzo degli smartphone e di internet, promuovendo momenti "disconnessi": in particolare la notte lo smartphone deve restare fuori dalla camera. Infine, le applicazioni devono essere scelte e scaricate in accordo con i genitori (e questo vale anche per la scelta dei videogame).
(Wel/ Dire)