Lavra (presidente): Nell'80% dei casi ha conseguenze psicologiche
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 12 nov. - Il 66% dei medici ha sperimentato, almeno una volta nel corso della vita lavorativa, una aggressione. Le donne sono piu' aggredite rispetto agli uomini per frequenza, 71% contro il 63,2%, e piu' esposte a episodi di violenza verbale o psicologica. I giovani medici sono piu' aggrediti degli anziani, e il contratto a tempo indeterminato espone a un maggior rischio di aggressione in generale. I luoghi piu' a rischio sono: l'emergenza territoriale, la struttura territoriale del Servizio sanitario nazionale e gli ospedali privati, seguiti dall'ospedale pubblico e dall'ambulatorio privato. Sono i numeri emersi dal lavoro di tesi 'Il fenomeno aggressioni al personale sanitario: uno studio osservazionale nei medici dell'Ordine di Roma', condotto da Mattia Marte insieme al professor Giuseppe La Torre e con la collaborazione del dottor Ernesto Cappellano. I risultati sono stati illustrati presso la sede dell'Omceo di Roma alla presenza di alcuni membri dell'Ordine e del presidente Giuseppe Lavra.
Mille i medici coinvolti, 956 i partecipanti che hanno risposto al questionario, 552 uomini e 404 donne, con una eta' media di 51,6 anni e con una anzianita' di servizio pari a 23,5 anni.
"E' emerso che due terzi di questi colleghi, circa appunto il 66% del campione totale, hanno subito, nel corso della propria vita professionale, almeno un tipo di aggressione" ha dichiarato all'agenzia Dire Giuseppe La Torre, docente presso l'Universita' La Sapienza di Roma.
"Nella stragrande maggioranza dei casi- ha spiegato- si tratta di aggressioni di natura verbale, ma abbiamo riscontrato anche aggressioni fisiche, aggressioni con molestie, fino ad arrivare all'aggressione con rapina, ma per fortuna questi ultimi casi si manifestano con una frequenza molto minore".
In conseguenza dell'episodio di violenza il 15,6% degli operatori ha sofferto di depressione, il 40,81% di ansia e il 21,36% di disturbi del sonno. Disagi che si riflettono sul costo per la collettivita': spese sanitarie per le cure degli aggrediti, giornate di assenza dal lavoro, stress psicologico che comporta un calo di produttivita', conseguente riduzione della qualita' delle cure e dell'efficienza del Sistema sanitario e abbandono del posto di lavoro, con ulteriori spese per la formazione di nuovo personale.
Inoltre "quasi l'80% dei medici che hanno subito aggressioni stanno avendo anche delle conseguenze a livello psicologico". Ha lanciato l'allarme Giuseppe Lavra, presidente dell'Omceo Roma, durante la presentazione dello studio.
"Si sta creando un circolo vizioso- ha spiegato Lavra- in cui i cittadini scaricano la propria frustrazione e insoddisfazione per i disservizi che ricevono dai nostri Servizi sanitari scagliandosi contro gli operatori. A questo dobbiamo aggiungere che i mezzi di comunicazione non aiutano i cittadini a combattere i pregiudizi, accusando i medici ancor prima di aver accertato i fatti. Questo crea un clima di paura e un sovraccarico di stress per i colleghi piu' esposti. Dobbiamo sforzarci tutti di superare questa situazione perche' e' nell'interesse generale, i medici devono lavorare piu' serenamente. L'Ordine si sta preoccupando di questo stato di cose, ma spesso si scontra con l'inerzia delle istituzioni. Dobbiamo cercare di riprendere in mano la situazione, soprattutto nei settori dell'emergenza dove i colleghi sono sempre piu' esasperati. Sentiamo il dovere di mettere all'attenzione di tutti, nessuno escluso, la necessita' di gestire le risorse- ha concluso- e soprattutto di allocare le risorse in maniera sempre piu' congrua, sempre piu' corretta per tendere verso quel famoso benessere organizzativo di cui tutti parliamo, ma da cui siamo ancora lontani".
(Wel/ Dire)