(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 27 set. - "Si tende a nascondere la violenza con il conflitto. Un fatto grave". Parte da questa constatazione Titti Carrano, presidente dell'associazione D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza, alla presentazione a Montecitorio di della ricerca 'Switch-off: orfani speciali dei femminicidi'.
"Il lavoro dei centri antiviolenza e' fondamentale per le attivita' di formazione, sensibilizzazione e prevenzione che svolgono nei propri territori. D.i.Re rappresenta 77 centri antiviolenza- fa sapere Carrano- e se manca il riconoscimento della violenza assistita i bambini diventano vittime dimenticate, sviluppando forti difficolta' psicologiche".
A livello europeo non sono mancate raccomandazioni e convenzioni, "ma dobbiamo trovare un linguaggio comune con tutti gli operatori che entrano in contatto con questa violenza. Noi chiediamo tempi veloci nei procedimenti giudiziari- continua il presidete-, ci sono state delle delibere del CSM successivamente a una ricerca svolta dagli avvocati dei centri antiviolenza per creare una corsia preferenziale per questi reati e per dare protezione e garanzia alle donne e ai figli. Nell'ambito dei procedimenti ci sono stati degli interventi di carattere penale con l'inasprimento delle pene o creando dei nuovi reati, com'e' accaduto per lo stalking- aggiunge il presidente-, ma lo strumento penale non basta. Occorrono interventi a 360 gradi a carattere civilistico e amministrativo per porre in essere misure di sostegno. Oggi la violenza assistita e' un aggravante, ma non una fattispecie di reato, ne' viene definita in ambito civilistico. Serve formazione e sensibilizzazione".
Tornando alle attivita' dei Centri antiviolenza, "molte donne uccise avevano ripetutamente fatto denuncia, ma anche la denuncia come strumento non basta". Carrano precisa: "Si metta in atto una rete di sostegno per la donna. I centri devono avere una metodologia di accoglienza, anche se i finanziamenti a singhiozzo e insufficienti non danno la possibilita' di dare continuita' ai progetti".
C'e' ancora tanto da fare: "Piu' sostegno alle famiglie affidatarie; forme di coordinamento sul territorio; fondi che tutelino i nuovi orfani di femminicidio; un'assistenza a tutti i livelli, calibrata sui bisogni dei minori; un lavoro di rete, un linguaggio comune e formazione per gli operatori sociali, le forze dell'ordine e del sistema giudiziario. C'e' un disegno di legge depositato dal deputato Capelli- conclude Carrano- va esteso anche ai figli nati fuori dal matrimonio".
(Wel/ Dire)