(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 18 ott. - "Le neuroscienze economiche applicate ai processi decisionali ci forniscono alcune evidenze forti circa la complessita' della mente umana, a partire dai piu' semplici processi di valutazione e scelta sino alle azioni manifeste e ai loro outcomes". Parte da questa constatazione la Societa' Italiana di Psicofisiologia (SIPF) che sul tema 'Neuroscienze, Economia ed Etica' organizza un seminario, post congresso, il 29 ottobre nell'Aula Pio XI dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore (in Largo A. Gemelli 1, Milano) dalle 15 alle 18.30.
Il seminario, che vede l'intervento di esperti nell'ambito dell'economia, della finanza, della ricerca neuroscientifica, del management, nonche' della comunicazione e della pubblicita', vuole offrire uno spazio di riflessione critica e di dibattito aperto sul rapporto tra neuroscienze e contesti economici. "È oggi possibile assumere che le modalita' con cui gli individui trattano le decisioni in ambito economico siano differenti dai piani strategici ideali di comportamento. Grazie alle maggiori evidenze provenienti dal recente contributo delle neuroscienze applicate e' possibile definire con miglior precisione i limiti imputabili al paradigma classico di spiegazione del comportamento umano in ambito economico- afferma la SIPF-, talvolta anche in netto contrasto con l'idea di un agente razionale. Infatti, la presenza consistente di processi di natura non conscia e di natura implicita rende evidente il ruolo limitato della deliberazione consapevole a favore di meccanismi automatici, scarsamente governabili e, per tale ragione, potenzialmente di grande impatto nella regolazione dei rapporti interpersonali.
Infine, le nostre azioni sono influenzate sistematicamente da processi emotivi e affettivi il cui funzionamento e' essenziale nel determinare la direzione di rappresentazioni, decisioni e scelte economiche. L'introduzione di variabili come quella di motivazione, emozione, soggettivita' e volonta' inconsapevole richiede una ridefinizione di paradigmi vecchi, in parte inadeguati a spiegare come l'agente umano funzioni realmente al fine di modificare il funzionamento mentale e l'agire quotidiano. Al contempo questo nuovo scenario pone rilevanti questioni etiche circa la natura dei processi cerebrali, le conoscenze a nostra disposizione relativamente a tali processi e 'l'uso' che di tali conoscenze e' possibile fare a vantaggio degli attori sociali nei contesti economici. Grazie anche alla molteplicita' di metodiche innovative fornite dall'ambito neuroscientifico (dalle tecniche di neuroimmagine, a quelle di neurostimolazione e neuromodulazione, per esempio) l'homo oeconomicus ci mostra volti nuovi e nuove opportunita' di sviluppo e di potenziamento delle risorse che gli sono proprie. In questo scenario- conclude- le neuroscienze economiche portano il loro contributo nella direzione di una nuova ricalibrazione dei fattori in gioco, focalizzando il ruolo primario dei processi fisiologici, dei network cerebrali che spiegano come e perche' certi comportamenti avvengano talvolta nella direzione meno attesa, introducendo una nuova visione di concetti quali razionalita', intelligenza strategica e un nuovo modo di 'usare' i medesimi sul piano applicativo".
(Wel/ Dire)