Autismo, Binetti: Poche certezze, tante zone d'ombra
Incidenza aumentata del 100% in 10 anni. Il punto l'1 aprile a Roma
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 30 mar. - "La diagnosi di Autismo e' da sempre associata a una sindrome complessa ed eterogenea che crea profondo disagio non solo nel bambino che ne e' affetto, ma anche nel contesto familiare in cui e' inserito, con immediate ripercussioni nell'ambiente in cui il bambino vive, a cominciare dalla scuola. La contrapposizione tra i sostenitori di un'eziologia di carattere unicamente organico, per lo piu' genetico, e i sostenitori di una teoria prevalentemente centrata sui deficit comunicativo-reazionali, si avvia fortunatamente verso un superamento che integra le due posizioni. Pur lasciando, infatti, ampiamente in ombra cosa determini realmente l'autismo e come siano possibili fenomenologie cosi' diverse nella sua manifestazione, appare sempre piu' chiaro come sia indispensabile ricorrere all'espressione 'spettro autistico', nella quale possono essere ricompresi sintomi diversi a livelli diversi di gravita' e di funzionalita'". Lo scrive Paola Binetti, neuropsichiatra infantile ed esponente della commissione Affari sociali alla Camera, nell'introduzione del libro 'Lo spettro autistico. La legge e i suoi risvolti clinici e sociali' (edizione Magi).
Il testo sara' presentato in occasione della Giornata mondiale di sensibilizzazione sull'autismo, venerdi' primo aprile a Roma, in via di Porta Castello 44 dalle 15 alle 18 (nell'Aula Valori dell'Universita' Lumsa). Sara' un modo per fotografare lo stato dell'arte di un disturbo cosi' complesso, insieme ad esperti e istituzioni.
"Il nucleo forte e persistente del Disturbo dello spettro autistico (Dsa) risiede in un'alterata dinamica dell'intersoggettivita'- spiega il medico- per cui la percezione della diversita' con cui il soggetto usa i piu' comuni registri comunicativi, genera nel suo interlocutore, a cominciare dalla madre, una forte sensazione di disagio, perche' non comprende linguaggi e comportamenti e non riesce a collocarsi in una corretta posizione di interazione e di integrazione. Ci si sente estranei nella relazione e si coglie dolorosamente come anche l'altro si senta come uno straniero- spiega la neuropsichiatra infantile- che non riesce a comunicare a volte neppure i bisogni fondamentali. Se non si mette a fuoco la forte tensione che crea questo disturbo dell'intersoggettivita', non si comprende perche' nonostante la grande varieta' dello spettro autistico, e' sempre possibile cogliere il punto di convergenza di tutti gli autismi in cui ci si puo' imbattere. È ormai unanimemente acquisito che il Dsa rappresenta un insieme eterogeneo di 'Condizioni del Neuro-sviluppo', caratterizzate da difficolta' nella comunicazione e nell'interazione sociale e dalla presenza di comportamenti e interessi ristretti e ripetitivi".
Sono disturbi che si manifestano nei primi anni di vita, la cui "incidenza e' aumentata del 100% in 10 anni e riguarda l'intero sviluppo della personalita' del soggetto, condizionandone lo stile di vita, di comunicazione e di integrazione sociale. Il vero nodo cruciale- sottolinea Binetti-, come si e' detto, e' il disturbo dell'intersoggettivita' che coinvolge il soggetto con Dsa e quanti si sforzano di entrare in relazione con lui, creando disagio e profonda sofferenza in tutti e a cui ognuno reagisce in modo diverso. I disturbi dello spettro autistico, infatti, simili nel loro aspetto strutturale, sono diversi per intensita', qualita' e quantita'. La nuova classificazione diagnostica del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5, American Psychiatric Association, 2013)- ricorda il deputato Ap- rimanda alla visione multi-dimensionale della sindrome dello spettro autistico, che secondo alcuni autori rappresenterebbe addirittura un continuum di difficolta' evidenziabili anche all'interno della popolazione generale. Il che equivale a dire che, se da un lato e' possibile individuare qualche tratto autistico anche nella personalita' di soggetti che non per questo possono essere definiti autistici, definire autistica una persona puo' essere invece piu' complesso e richiede specifici approfondimenti. Ottenere una diagnosi di autismo con il DSM-5 in altri termini puo' risultare piu' difficile, perche' sono maggiori i criteri da soddisfare e sono scanditi in modo molto piu' chiaro. Gli esperti hanno cercato di ridurre l'alone di ambiguita' che da sempre ha accompagnato la diagnosi di autismo e che, ovviamente, si proietta sulla prognosi. Questa appare alle famiglie piu' o meno angosciante a seconda della tipologia di fattori presi in considerazione in fase diagnostica".
Binetti sottolinea che "l'accordo raggiunto nella comunita' degli esperti, pur tra le naturali divergenze interpretative, sostiene che sia necessario un deficit persistente nella comunicazione e nell'interazione sociale del soggetto con un deficit nella reciprocita' socio-emotiva, che si insinua nei comportamenti comunicativi non verbali usati dal soggetto per l'interazione sociale. La logica conseguenza e' che sia altamente problematico ottenere lo sviluppo e il mantenimento di relazioni appropriate ai diversi livelli di eta' del soggetto. I domini interessati nel quadro dello spettro autistico, il deficit socio-comunicativo e il comportamento rigido, di tipo ripetitivo, ancorato a stereotipie, che sembrano strategie difensive, spinge il soggetto a reagire ai cambiamenti, anche piccoli, con un eccessivo livello di stress, che nel contesto puo' apparire come oppositivo e aggressivo. Per la diagnosi di Dsa i deficit nella comunicazione e nel comportamento sociale sono inseparabili e vanno considerati come un unico insieme di sintomi, con una loro specificita' rispetto all'ambiente e al contesto, in cui si crea uno stato di latente allarme sociale per l'imprevedibilita' dei comportamenti che puo' generare. Il ritardo nel linguaggio, invece- chiarisce il medico- non e' esclusivo dell'autismo, ne' esteso a tutti i soggetti autistici, per cui va considerato come un fattore che influenza la presentazione clinica della sintomatologia autistica, ma non come un criterio di diagnosi. La presenza, attraverso l'osservazione clinica o il racconto dei genitori, di una storia di interessi fissi, routinari, con la descrizione di rituali o di movimenti stereotipati- conclude- aumenta sensibilmente la stabilita' di una diagnosi di spettro autistico nel tempo e la differenzia da altri tipi di disturbi".
Tanti i relatori del seminario, tra cui Gennaro Iasevoli, direttore del dipartimento di Scienze Umane - Lumsa, che fara' un 'Saluto introduttivo'; Paola Binetti, Camera dei Deputati, parlera' de 'La legge sull'autismo e le novita' introdotte'; Raffaele Ciambrone, dirigente Ufficio VII Disabilita' - Direzione Generale per lo Studente(Miur), interverra' su 'Le politiche per l'inclusione dei soggetti con disabilita''; Italo Fiorin, professore di Didattica e Pedagogia Speciale - Lumsa, si focalizzera' su 'L'inclusione affettiva nel gruppo classe, prerequisito per l'apprendimento'; Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell'Istituto di Ortofonologia, parlera' de 'L'Autismo, verso nuove prospettive'; Nino Cartabellotta, presidente Fondazione GIMBE, relazionera' sul 'Rigore metodologico e trasparenza per la credibilita' delle linee guida'; Margherita Di Paola, ricercatrice in Psicologia Generale - Lumsa, su 'Apprendimento Osservativo e Strutture cerebrali nello spettro autistico'; Nicoletta Rosati, ricercatrice in Didattica e Pedagogia Speciale - Lumsa, su 'Autismo e didattica: strategie utili per i docenti'; Corrado Sessa, presidente dell'associazione di genitori di ragazzi autistici 'L'Emozione non ha voce Onlus', concludera' su 'La relazione genitori-figlio nell'autismo'.
Modera il seminario Maria Cinque, docente di Didattica e Pedagogia speciale della Lumsa. Per partecipare occorrera' registrarsi scrivendo a m.cinque1@lumsa.it. A tutti i partecipanti sara' offerta in omaggio una copia del libro.
(Wel/ Dire)
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