(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 22 mar. - Non estendere ulteriormente i requisiti per l'adozione ma ridurre i tempi di accertamento dell'adottabilita' e sostenere le adozioni difficili. Secondo Frida Tonizzo di Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie) non c'e' bisogno di una riforma ma di "attuare bene" la legge esistente (la 184 del 1983). "Il primo dato e' che ci sono molte piu' domande di adozione che bambini dichiarati adottabili e un'ulteriore estensione della possibilita' di adottare non farebbe che aumentare il numero di domande a fronte di un numero di minori sostanzialmente stabile", sottolinea Tonizzo.
Gli ultimi dati disponibili in merito alle adozioni nazionali sono quelli del 2014 quando erano stati dichiarati adottabili 1.397 minori, di cui 278 neonati non riconosciuti alla nascita (nel 2013 erano 1.429, nel 2003 erano 1.064). Il numero delle coppie che presenta domanda e' invece molto elevato: nel 2014 erano 9.657, in lieve aumento rispetto all'anno precedente, ma in diminuzione rispetto al 2004 quando erano stati 13.702. Ogni anno pero' il numero delle adozioni e' costantemente inferiore al numero dei bambini dichiarati adottabili: cio' significa che esiste una percentuale di minori che, pur essendo adottabili, non vengono adottati. Il motivo? Va ricercato, con ogni probabilita', nelle gravi condizioni psico-fisiche o nell'eta' adolescenziale o pre-adolescenziale. Anfaa ha calcolato che nel 2014 il numero di questi bambini si aggirava intorno ai 300.
"Non c'e' bisogno di estendere i requisiti, ad esempio alle persone sole, ma dare un sostegno alle famiglie perche' adottino i bambini dichiarati adottabili", dichiara Tonizzo. Riduzione dei tempi di accertamento dell'adottabilita' e sostegno alle famiglie. "Spesso le procedure ritardano perche' i servizi non sono in grado di documentare la situazione dei minori e richiedono approfondimenti tramite le consulenze tecniche d'ufficio con allungamento dei tempi - spiega Tonizzo - e gli stessi giudici impiegano mesi per emettere una sentenza di adottabilita'". Rispetto alla scelta dei genitori adottivi e all'accompagnamento, Tonizzo ritiene che non debbano essere lasciati a loro stessi, soprattutto se adottano minori che hanno alle spalle situazioni difficili, con trascorsi di maltrattamenti e violenza, "che richiedono non una famiglia qualunque, ma la migliore possibile, che sia bene attrezzata". Come sostenere le adozioni difficili? "La nostra esperienza ci dice che le famiglie adottive per bambini con situazioni problematiche non si trovano tra le coppie che presentano domanda per l'adozione, ma con campagne mirate da parte delle istituzioni - dice Tonizzo - e quando sono state fatte sono state molte le famiglie che hanno dato la disponibilita' ad adottare". Oltre alle campagne mirate serve pero' una preparazione, un accompagnamento delle famiglie e un sostegno economico perche', "spesso uno dei genitori e' costretto a lasciare il lavoro per accudire un figlio con bisogni particolari". Un altro problema segnalato e' il fatto che dei bambini dichiarati adottabili, al di la' dei numeri, non si sa molto, "non sappiamo l'eta', le loro caratteristiche psico-fisiche, se hanno fratelli e sorelle che devono essere adottati insieme", dice Tonizzo.
Rispetto alla legge 273 del 2015 sulla continuita' affettiva dei bambini e delle bambine in affidamento familiare che ha modificato la legge 184, Tonizzo sottolinea come "i punti di contatto con la realta' delle adozioni siano soltanto due, e residuali". Il primo riguarda i bambini in affidamento per i quali interviene la dichiarazione dello stato di adottabilita', "per un peggioramento della situazione familiare". La legge 273 ha previsto la possibilita' per i genitori affidatari di fare richiesta di adozione, richiesta che va valutata in via prioritaria. Il secondo riguarda i bambini dichiarati adottabili che sono in affidamento a persone singole: in questo caso la legge prevede la possibilita' di applicare la normativa sull'adozione in casi particolari e quindi dare la possibilita' alla persona sola di adottare.
"Il punto centrale di questa legge e' pero' aver affermato il diritto di ogni bambino a vedere rispettata la continuita' degli affetti o rimanendo con la famiglia affidataria o continuando a frequentarla nel caso di ritorno nella famiglia di origine - spiega Tonizzo - Va sottolineato pero' che le aspirazioni tra affidatari e adottivi sono mediamente diverse: chi desidera un figlio fa domanda di adozione, mentre l'affidamento in genere viene concesso a famiglie che hanno gia' figli minori. E non tutte le famiglie affidatarie hanno aspirazioni adottive".
(Wel/ Dire)