(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 8 mar. - "Il 24% delle vittime sono donne e bambini, soprattutto minori non identificati. Inoltre, il 71% delle vittime di tratta sono cittadini dell'Unione europea, solo il 29% proviene fuori dall'Unione. Le vittime sono soprattutto noi". Lo fa sapere Catherine Bearder, del gruppo Alliance of Liberals and Democrats for Europe.
"Gli Stati membri devono prendere in considerazione la dimensione di genere. Le vittime di tratta vanno trattate come vittime e non come criminali e la direttiva in tema e' chiara".
L'eurodeputato: "Dobbiamo essere prudenti sulla terminologia- prosegue- noi parliamo di tratta ma nel mio Paese, il Regno Unito, la definiamo schiavitu', e non e' la stessa cosa. Nel frattempo i trafficanti degli esseri umani continuano a controllare le vittime e a prendere soldi".
Nel 2015 l'Europa "ha raccolto il numero piu' grande di rifugiati, soprattutto provenienti da zone di guerra- precisa Bearder- persone estremamente vulnerabili. La Commissione dei diritti delle donne rifugiate ha affermato che 4.000 bambini sono stati perduti. Hanno piu' valore delle donne per i trafficanti. Mangiano meno e sono piu' facilmente controllabili.
Gli Stati membri devono mettere a disposizione le loro agenzie, psichiatri e ospedali per identificare queste persone che magari nemmeno sanno di essere vittime di tratta. Molto e stato fatto- conclude- ma non e' sufficiente".
(Wel/ Dire)