Di Filippo (Unicusano): Ignoranza generale su tutto quello che si puo' fare
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 17 mag. - "Sebbene in Italia il numero dei donatori sia in aumento, ancora troppo poche sono le persone che donano. Abbiamo 9.000 soggetti in lista d'attesa su 3.000 che subiscono trapianti e 400 che invece non hanno tempo di aspettare". Lo rende noto Gloria Di Filippo, preside della Facolta' di Psicologia dell'Universita' degli Studi 'Niccolo' Cusano' (Unicusano), che aggiunge: "Non e' banale realizzare il profilo del donatore, si possono donare il sangue come il midollo oppure un organo, ognuna di queste donazioni implica diverse spinte psicologiche. Io in realta' non credo esista, perche' se cosi' fosse dovrebbe esistere anche il profilo psicologico del non-donatore".
- C'e' differenza tra dono e regalo? "Il regalo indica un qualcosa di tangibile che viene offerto a qualcuno. Il dono sembra essere piu' legato all'emotivita' delle persone. Non a caso si dice 'Ti regalo un anello', 'Ti dono il mio amore'- spiega la psicoterapeuta- come se il dono fosse qualcosa di piu' intimo, che appartiene alla persona. Possiamo generalizzare dicendo che il dono e' qualitativo in quanto nella realta' "si possono donare anche oggetti tangibili: sangue, midollo, piastrine, piuttosto che gli organi. Per ognuno di questi tipi di donazione ci sono implicazioni psicologiche diverse e motivazioni differenti. Un conto e' donare il sangue- sottolinea l'esperta di Psicobiologia-, cosa che facciamo anche con una certa leggerezza; un altro e' donare il midollo o un organo da vivente". La psicoterapeuta ribadisce pero' che "in Italia c'e' una scarsissima cultura della donazione, che al contrario andrebbe promossa e incentivata in quanto sottende un sentimento di solidarieta'".
- Si puo' tratteggiare il profilo del trapiantato? "Anche qui il discorso e' un po' complicato. Le persone in lista per un trapianto vivono l'arrivo dell'intervento con trepidante attesa, quell'organo 'nuovo' cambiera' il corso della loro vita. Dalla mia esperienza con i pazienti emodializzati, posso dire che avvertono un senso di profondo rispetto per quell'organo che riceveranno in dono. Anche nel post operatorio- aggiunge la psicoterapeuta- si sentono maggiormente responsabili del loro corpo e sono molto piu' attenti alla propria salute in quanto devono rispettare la persona defunta che ha donato quell'organo".
- Cosa possiamo dire dei donatori che donano in vita? "Hanno un atteggiamento ambivalente- spiega la preside- da un lato provano grande gioia per il gesto di generosita', dando la vita, dall'altro vivono un sentimento di perdita che in alcuni casi, per fortuna rari, sfocia in depressione. Sicuramente sono persone molto generose che nella gran parte dei casi, almeno in Italia, hanno rapporti di parentela con la persona in attesa di trapianto. E' molto importante che sia il donatore che il ricevente abbiano un sostegno psicologico nel post-operatorio, al fine di evitare l'instaurarsi di dinamiche poco funzionali al benessere psicologico dei pazienti".
- Crede che per incentivare una 'cultura del dono' sia utile una formazione a scuola? "Assolutamente si'- afferma Di Filippo- bisogna spiegare cosa significhi la donazione di organi. C'e' un'ignoranza generale rispetto a tutto quello che si puo' fare. Ad esempio per un reparto di ematologia una donazione molto importante e' quella delle piastrine- ricorda la preside- che e' poco piu' di un prelievo sanguigno. Certo richiede piu' tempo ma non e' una tecnica particolarmente invasiva e tutti noi possiamo farla due volte l'anno salvando la vita a molte persone. Per non parlare della donazione degli organi". Perche'? "C'e' molta ignoranza anche in questo ambito- ripete la docente di Psicobiologia della 'Niccolo' Cusano'- in quando si assiste a una grande confusione rispetto alla morte cerebrale, quella condizione che precede l'espianto degli organi. Molti non sanno bene cosa sia la morte cerebrale e pensano che una persona con lesioni complete e irreversibili all'encefalo sia ancora viva solo perche' ha un cuore che batte. Questo e' falso e deve essere spiegato. Probabilmente sarebbe molto utile entrare nelle scuole Superiori e spiegare ai ragazzi che donare e' un dovere sociale. Ben vengano le campagne sulla donazione- conclude- associate a una sensibilizzazione sui corretti stili di vita".
(Wel/ Dire)