Boom nell'uso degli ansiolitici. Articolo di Thomas Leoncini su ilgiornale.it
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 10 mag. - Se si analizzano le diverse teorie internazionali su come la recessione influenza le abitudini degli abitanti di un Paese in crisi, si rischia di perdersi in un marasma totale. Si finisce per soffocare, fra teorie di economisti e manuali pieni zeppi di profezie piu' o meno referenziate, ma senza dubbio soggettive. Un dato pero' e' certo: l'Italia e' sempre piu' dipendente dagli psicofarmaci e l'eta' media dei pazienti che fanno uso di queste medicine si sta allargando sempre piu', investendo con prepotenza la fascia degli under 25. Il Censis conferma che negli ultimi sei anni il consumo di psicofarmaci nel nostro Paese e' aumentato del 16,2%.
Secondo uno studio della London School of Economics and Political Science pubblicato dal Daily Mail, in tutta Europa, ma specialmente in Italia e in Islanda e' aumentato a dismisura il consumo di antidepressivi. Non siamo ai livelli dell'Islanda, dove il 9% della popolazione dell'isola ingerisce almeno una pastiglia al giorno, ma e' la crescita costante nei consumi ad allarmare particolarmente. Il Prozac risulta salito in tutta Europa dell'incredibile percentuale del 20% ogni anno tra il 1995 e il 2009. In particolare nel nostro Paese gli antidepressivi risultano al primo posto tra i farmaci a prescrizione per il sistema nervoso centrale (Snc).
E secondo l'Aifa (l'agenzia italiana del farmaco) gli psicofarmaci sono diventati addirittura il quarto gruppo di farmaci piu' acquistati dagli italiani (78,7 dosi giornaliere ogni 1000 abitanti) e il quinto gruppo per spesa pubblica sul totale dei farmaci prescritti. Sara' difficile superare le pillole per il cuore, che sono quelle piu' consumate (469,6 dosi giornaliere ogni 1.000 abitanti), ma e' complicato prevedere di quanto aumenteranno precisamente le prescrizioni mediche di antidepressivi. In compenso e' assodato che il consumo di psicofarmaci da parte delle donne italiane e' pressoche' doppio rispetto a quello degli uomini e che le regioni italiane dove la prescrizione di antidepressivi e' piu' diffusa sono ormai da diversi anni Toscana e Liguria, mentre quelle dove se ne prescrivono meno sono Campania, Basilicata e Puglia.
In fondo siamo nei Piigs (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) ossia "maiali" in inglese, ma con una i di troppo, quegli Stati ritenuti piu' deboli economicamente e che rischiano di uscire dalla zona euro. In poche parole facciamo parte di quegli Stati dove si dovrebbe vivere peggio. Noi rispondiamo con l'aumento degli antidepressivi, mentre i nostri "compagni di reparto" si trovano di fronte a problemi diversi e nella maggior parte dei casi ancor piu' grossi. In Portogallo la crisi fa aumentare gli omicidi, tanto da dedicare al tema l'intera prima pagina del quotidiano portoghese Jornal de Noti'cias, il piu' letto dopo Correio da Manhã (edizione del 16 luglio). In Grecia negli ultimi due anni si e' registrato un drammatico aumento delle morti per suicidio e omicidio, in Spagna sono aumentati a dismisura i furti (secondo l'Economist la Spagna e' al secondo posto nel mondo come numero di furti, 1.188 ogni 100mila abitanti. Solo in Belgio ne avvengono di piu': il record belga e' di addirittura 1.762 furti ogni 100mila abitanti). L'Irlanda nell'ultimo periodo ha registrato il quarto piu' alto tasso di suicidi d'Europa fra i giovani. Noi rispondiamo con una diffusione costante degli psicofarmaci.
D'altronde per noi italiani e' un fatto culturale guardare agli Stati Uniti ed esclamare: "Fra dieci anni noi saremo cosi'!". In effetti se l'avessimo fatto nel 2003 sul tema antidepressivi, ci avremmo preso in pieno! E una recente inchiesta del New York Times conferma l'inarrestabile marcia americana di antidepressivi, cosi' come l'aumento delle prescrizioni di Ritalin per i bambini affetti da Adhd (deficit di attenzione). È incredibile pensare che il Ritalin, un'autentica anfetamina legalizzata disponibile da poco anche in Italia, sia la pastiglia giornaliera per milioni di bambini americani e per il 20% degli universitari americani. Se diamo credito alla teoria dei dieci anni, fra dieci anni gli universitari italiani li chiameremo "generazione anfetamina"? (Wel/ Dire)