Collovati: Fenomeno legato a regressione comportamentale di tutta la societa'
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 10 mag. - "Non credo esista una separazione netta tra le dimensioni bullistiche giovanile e adulta". Lo conferma alla DIRE Roberto Collovati, mediatore familiare A.I.Me.F (Associazione Italiana Mediatori Familiari), psicologo associato BPS UK (The British Psychological Society) e autore del libro 'Il bullismo sociale. Adulto e giovanile' (Armando Edizioni), vincitore del premio Internazionale Carver per la saggistica (2011).
"Questo volume prende il suo sviluppo dai primi studi bullistici degli anni 70 partiti in Nuova Zelanda e Canada. Solo successivamente le ricerche si sono spostate nel Nord Europa". Pensando all'Italia, " parliamo di ricerca solo a partire dagli anni 2000. Possiamo parlare di fenomeno bullistico-continua Collovati-quando siamo in presenza di una dimensione violenta o persecutoria, che presenta almeno tre caratteristiche fondamentali sia negli adulti, che negli adolescenti e nei piccolini (8-9 anni): l'asimmetria della relazione tra figura Up e figura Down; una condizione di intenzionalita' nel ferire e colpire l'altro; una dimensione ripetitiva del comportamento. Il persecutore non agisce mai in maniera occasionale".
Per il mediatore familiare "l'esplosione del bullismo giovanile ha una matrice culturale e sociale che riscontriamo in un degrado comportamentale ormai in atto nel mondo adulto da qualche decennio ormai. C'e' una correlazione stretta tra adolescenti e adulti. I genitori sono educatori dei propri figli, spesso bulli". Inoltre, "molte manifestazioni adulte presentano sempre questi tre elementi riscontrabili in molti aspetti della vita sociale, professionale, nella politica, oltreche' nei media e fino al web".
Lo psicologo e' stato anche consulente nel caso della ragazzina di Pordenone. "Un fenomeno suicidario giovanile non puo' essere mai ricondotto in modo semplicistico a un tema di natura bullistica. È un evento molto grave in adolescenza e non solo- aggiunge Collovati- e sempre dal punto di vista psicologico ha una valenza multifattoriale. Il fenomeno bullistico sostanzialmente aderisce in un territorio dove esistono delle fragilita' giovanili. Allargando l'orizzonte, e' interessante notare come invece si e' teso a cercare immediatamente un colpevole. Fatto che dimostra una scarsissima capacita' di comprensione della natura intrinseca di tale fenomeno- chiosa lo studioso- legato a una regressione comportamentale di tutta la societa', dal momento che ormai abusi, violenza diffusa, in particolare contro le donne e stalking sono all'ordine del giorno".
- Qual e' il profilo psicologico delle vittime e dei carnefici nel bullismo? "Quando parliamo di vittime o persecutori parliamo di due modi di reagire a due fragilita' che sostanzialmente hanno un carattere diverso, ma in fin dei conti si rispecchiano tra loro. L'esibizionista aggressivo e il cyberbullo che attacca sono persone fragili che stanno vivendo un cambiamento del loro 'abbigliamento adolescenziale' e attaccano per non manifestare la fragilita'. Allo stesso modo anche la vittima si sente inadeguata a modificare questo abbigliamento. L'inadeguatezza e' indice di una mancanza di autostima generalizzata- conclude- quindi c'e' un rispecchiamento tra vittima e persecutore attraverso il disagio dell'adolescenza".
(Wel/ Dire)