Si parla di 30 mila soggetti. Per l'Istituto Minotauro e' "senza dubbio un fenomeno in aumento"
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 10 mag. - In Italia ci sono piu' di un milione di cosiddetti ragazzi che non studiano e non lavorano, ma capire all'interno di questi quanti siano i ritirati sociali veri e propri e' molto difficile, perche' la vergogna li spinge spesso a restare nascosti. Di numeri se ne danno tanti, ma sembra ragionevole pensare a circa 30 mila soggetti che hanno deciso di confinarsi tra le quattro mura della loro camera da letto per evitare qualsiasi contatto con la realta' esterna. 'Senza dubbio il fenomeno sta aumentando in modo significativo', afferma alla DIRE Matteo Lancini, psicologo psicoterapeuta e presidente della Fondazione Minotauro, nonche' direttore del Master sulla prevenzione e il trattamento delle dipendenze da internet in adolescenza, che si avvale della collaborazione del Policlinico Gemelli di Roma come esperienza formativa di tirocinio. Lancini e' un esperto del tema ed e' anche autore del libro 'Adolescenti navigati, come sostenere la crescita dei nativi digitali' (Ericsson 2015).
- Chi sono i reclusi sociali, che in Giappone chiamano 'hikikomori'? 'Sono prevalentemente maschi intelligenti che non soffrono di problematiche di apprendimento-risponde Lancini, docente presso il dipartimento di Psicologia dell'Universita' di Milano-Bicocca- potremmo dire che la proporzione e' quella dei disturbi della condotta alimentare ma al maschile. Quindi, se i disturbi alimentari coinvolgono 9 ragazze su 10, quello del ritiro sociale riguarda circa 8/9 maschi su 10, pero' sono in aumento anche le ragazze'.
All'Istituto Minotauro giungono due tipologie di ritirati sociali: 'Il ritirato sociale vero e proprio che di solito ha un esordio di tali problematiche a cavallo tra la terza media e la seconda superiore- chiosa lo psicologo- quindi inizia a dare segnali in terza media e si ritira il primo anno delle Superiori; poi ci sono quelli che arrivano piu' tardi, in eta' giovane-adulti. Mi soffermero' pero' sul ritiro sociale in adolescenza, di cui piu' si parla. Si tenga conto pero' che nella casistica ci sono anche i giovani adulti'.
- Cosa innesca l'esilio dalla societa'? 'Tutto dipende da un crollo dell'ideale infantile alle prese con l'adolescenza.
Parliamo di ragazzi dove i compiti evolutivi dell'adolescenza- spiega il direttore- li mettono di fronte a un crollo di tutte le aspettative di riuscita, bellezza, popolarita' e successo che avevano coltivato durante l'infanzia. La scuola e' il primo luogo dove si esprime questo disagio in quanto la relazione con i coetanei e' cio' che conta piu' di ogni altra cosa- precisa lo psicoterapeuta- e' proprio la brutta figura che sentono di fare di fronte al gruppo classe che li porta ad isolarsi. E' una problematica legata allo strapotere che hanno i coetanei nella vita di tali ragazzi e di solito al centro c'e' il sentimento della vergogna'.
- Esiste una miccia che fa esplodere il malessere? 'Puo' capitare che l'episodio originario venga interpretato dagli adulti come un atto di bullismo- ricorda Lancini- per alcuni sarebbero vittime di bullismo. A volte e' vero, ma spesso la causa e' da rintracciare nell'incapacita' a tollerare il clima competitivo e la necessita' di avere sempre successo che caratterizza tutti gli ambienti, compreso quello scolastico.
Allora ci si ritira da scuola e poi progressivamente dalla societa''.
- Sembra che diventino tutti dipendenti dalla rete, e' vero? 'No- chiosa l'esperto- non tutti i ritirati sociali poi si immergono in Internet, anche se molti di loro sviluppano un'azione intensa con la Rete, che potremmo definire di dipendenza'. Lancini ci tiene quindi a fare chiarezza : 'Non e' la dipendenza da internet che porta a ritirarsi dal mondo, ma le difficolta' che s'incontrano nella vita quotidiana e che non consentono di integrare la vita reale con la vita virtuale, nella quale ci sono tutti: ragazzi e adulti. Posso confermare che nel momento del ritiro non tutti i ragazzi mantengono relazioni virtuali e alcuni di loro giocano ma in modalita' solitaria. Si ritirano in modo severo e non e' possibile ripescarli attraverso le chat. O i genitori li convincono ad andare nei nostri studi- chiosa l'esperto- o dobbiamo andare noi attraverso l'home visiting'.
- Qual e' la principale divergenza tra l'Italia e il Giappone? 'Ci sono degli aspetti simili con il fenomeno giapponese, ma ormai si puo' parlare a pieno titolo di un fenomeno specifico Italia. Gli hikikomori in Giappone esistono da circa 20 anni, noi abbiamo cominciato ad incontrarli circa 15 anni fa. L'Italia si caratterizza molto per questa importanza della relazione con i coetanei- aggiunge Lancini- abbiamo costruito una societa' dove la dipendenza dai coetanei e' sostenuta dalla famiglia sin dall'asilo nido e il potere orientativo dei coetanei e' aumentato a dismisura. Queste aspettative di riuscita, popolarita' e successo all'interno del gruppo dei pari sono uno degli aspetti centrali del ritiro sociale. Il nostro problema e' che la famiglia, pur essendo l'agenzia principale, non costituisce piu' l'unico modello di riferimento come in passato. I suoi competitor sono moltissimi: la sottocultura televisiva e non solo di internet; i tanti coetanei che si conoscono gia' dai tempi dell'asilo nido instaurando una dinamica dei modelli di identificazione molto piu' complessa. Oggi si cresce costruendo l'identita' dentro una serie di agenzia in cui la famiglia ha piu' competitor del passato'.
- Il ritiro sociale puo' terminare con l'adolescenza? 'In genere si', ma non e' certo. Uno dei problemi del trattamento e' come lavorare per aiutarli a raggiungere l'obiettivo dell'inserimento sociale attraverso il conseguimento della Maturita' e degli apprendimenti'.
- Che tipologia di trattamento prevede l'Istituto Minotauro? 'Proponiamo un trattamento di psicoterapia psicoanalitica evolutiva, e quindi adatta all'adolescenza. Il nostro e' un modello breve d'intervento, ma la situazione in genere e' complicata e non si riesce in tempi rapidi. Tre anni puo' essere un buon periodo per vedere un ritorno alla societa'. Per noi e' molto importante indagare il tipo di rapporto che il ritirato sociale ha con Internet, per capire il funzionamento psichico e le problematiche che questi ragazzi incontrano. C'e' chi riesce ad avere relazioni attraverso i videogiochi e gioca con altri, chi gioca da solo, chi peggio ancora fa una navigazione solitaria'.
- Quando arrivano da voi, come lavorate? 'Lavoriamo su piu' fronti: con la vita virtuale, con i genitori che consideriamo i nostri principali co-terapeuti e sul contesto (la scuola).
Cerchiamo di individuare dei percorsi che li aiutino scolasticamente- fa sapere il presidente della Agippsa (Associazione italiana dei gruppi di psicoterapia psicoanalitica dell'adolescenza)- e qui e' molto importante il tipo di alleanza che la scuola ci pone. A volte anche le attivita' laboratoriali li aiutano attraverso il vissuto di esperienze creative a meta' tra la risocializzazione e l'esperienza di se'. Sono ragazzi molto intelligenti, potenzialmente i migliori studenti'.
- Cosa rappresenta la Rete per loro? 'Internet e' un rifugio. In realta' attraverso l'avatar e la virtualita' si salvano da un isolamento totale. Intrattenere delle relazioni con altri attraverso le battaglie virtuali consente di mantenere in vita dei processi di simbolizzazione e a volte di relazione che sono fondamentali per non aggravarsi. Nel nostro trattamento il primo accordo che facciamo con i genitori e' 'Internet non si tocca'- ribadisce Lancini- non e' la causa della disconnessione dalla realta', ma un tentativo disperato di salvaguardare un se' fragile e rimanere attaccati ad essa. Internet in molte situazioni svolge addirittura una funzione anti breakdown psicotico''.
- Come si individuano questi giovani? 'Di solito attraverso le famiglie. Non e' facile contattarli tramite chat, presentano difese molto severe'.
- Come si misura la dipendenza da Internet? 'Nella 'societa' del sempre connessi' e' un problema distinguere la nuova normalita' di utilizzo della Rete dalla dipendenza. In Italia quando si parla di dipendenza da internet in realta' si parla dei ritirati sociali, perche' gran parte dei ragazzi che hanno questo problema poi son quelli che finiscono nella Rete. Non vengono definiti dipendenti da internet ad esempio quelli che compiono atti di cyberbullismo o sexting- ricorda lo psicoterapeuta- perche' sono agiti virtuali, ovvero un maluso della Rete, e il tema non e' il ritiro'. Il test 'piu' utilizzato per misurare la dipendenza e' l'Internet Addiction Test (IAT) di Kimberly Young del '93- conclude Lancini- che andrebbe riadattato alle realta' territoriali'.
(Wel/ Dire)