Di Renzo (IdO): Non identifica le teorie con la realtà dell'individuo
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 26 gen. - "Jung è stato un uomo della modernità e, per certi aspetti, possiamo ancora considerarlo un pensatore del futuro. Mi riferisco soprattutto all'apertura alla complessità della psiche e al monito a non identificare le teorie con la realtà dell'individuo". A dirlo è Magda Di Renzo, psicoterapeuta dell'età evolutiva e responsabile del servizio Terapie dell'Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO).
"Una confusione che può diventare drammatica e di cui risentiamo ancora moltissimo, considerate le forti contrapposizioni che si sono determinate tra visioni unilaterali dello sviluppo. Le teorie sono solo 'modi'- prosegue la psicoanalista- procedure per mettere ordine ai fenomeni che studiamo, ma nessun individuo può essere totalmente ridotto ai paradigmi che la fondano. L'apertura alla complessità ha significato anche la ricerca di integrazione con i vari campi del sapere, compresa la fisica, nella convinzione che la dimensione umana, per essere afferrata, necessità di polisemia e non di ideologismi".
La ricerca delle determinanti psichiche collettive e della dimensione archetipica "hanno trovato negli studi sul trans generazionale e nell'epigenetica un naturale sviluppo e molto c'è ancora da studiare e capire per rendere ragione alle sue intuizioni. Il rispetto della dimensione simbolica e la pari dignità conferita al pensiero indirizzato e a quello non indirizzato- afferma Di Renzo- hanno trovato, dopo 70 anni, negli studi Bruner un'amplificazione anche cognitiva della centralità della funzione narrativa nello sviluppo e nella visione della vita. Si deve ancora lavorare molto su questo aspetto perché mi sembra che la povertà immaginativa stia depauperando anche la ricerca, oltre che annichilendo il potenziale di tanti individui. Solo la possibilità di immaginare e ideare nuove strade può consentirci di andare oltre i limiti ristretti del già noto, rispettando lo scarto ineludibile nell'incontrare l'altro".
Come psichiatra, Jung "ci ha indicato la necessità di andare oltre l'etichetta diagnostica (da cui sicuramente partire) alla ricerca del significato del sintomo, per trovare un senso a ogni manifestazione psichica. L'andare oltre come un'opportunità per riflettere anche sulle potenzialità di cui un sintomo può essere portatore e questo aspetto, soprattutto in età evolutiva, lo considero fondamentale", ricorda la psicoterapeuta dell'età evolutiva.
Come clinico, "inoltre, ci ricorda che là dove la ricerca non è ancora arrivata deve guidarci l'empiria (l'osservazione attenta dei cambiamenti possibili), perché la dimensione umana non può essere coartata dalla ristrettezza delle teorie o da ciò che la scienza non ha ancora sistematizzato. Si pensi a quanti danni sono stati perpetrati (nella clinica e non solo) in nome di una scientificità superata da scoperte successive che ne hanno dimostrato la totale infondatezza! 'Attenzione agli 'ismi'', ripeteva sempre Jung. Non sembra che nello scenario che stiamo vivendo si debba davvero stare tanto attenti a ideologie estreme? La complessità esige rispetto ed umiltà- conclude Di Renzo- e noi clinici dobbiamo sempre saper coniugare la tradizione e l'innovazione".
(Wel/ Dire)