Fargnoli: Attualità di Jung? Nella metodologia e nel recupero dei valori
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 26 gen. - "Rispetto a Freud, Jung contribuisce a rivalutare aspetti dell'anima che sono in relazione con il mito e con le strutture più arcaiche dell'agire umano, che ha chiamato archetipi: le strutture portanti che rendono possibile l'esperienza dei vari aspetti della vita umana". Per spiegare ciò, Amato Luciano Fargnoli, direttore del Giornale storico di Psicologia e Letteratura del Centro Studi di Psicologia e Letteratura fondato da Aldo Carotenuto a Roma, utilizza una metafora moderna: quella del Dna: "Il Dna, in senso junghiano, è una struttura archetipica perché consente di sviluppare le potenzialità che sono in nuce in ogni essere umano. Un parallelismo che dobbiamo fare su un piano psichico e non strettamente fisico".
- Quale il problema dell'approccio a Jung? "È il linguaggio, poiché lo psicologo zurighese- afferma il terapeuta- scrive in modo molto complesso. Un linguaggio ricco di riferimenti filosofici, mitici e alchemici. Come studioso si è preoccupato di recuperare il significato dei simboli contenuti nelle scienze antiche, anche quelle disdegnate dalle cosiddette 'scienze esatte' o 'accademiche'- precisa l'esponente del Centro Studi di Psicologia e Letteratura- che hanno avuto un senso per l'uomo nel passato e che possono aiutare l'essere umano ad entrare in contatto con queste energie". Un concetto che cambierà l'idea di nevrosi: "Laddove per Freud la nevrosi derivava da un marcato deficit affettivo nelle relazioni familiari, per Jung era causata da un mancato adattamento al contesto, e soprattutto dal tradimento del contatto con gli aspetti più profondi del sé".
Un altro elemento di rivalutazione, di attualità, del pensiero junghiano, secondo il direttore, riguarda la metodologia analitica: "Jung, ovviamente, si concentra sugli aspetti della cosiddetta tragedia familiare, ma afferma anche che il lavoro terapeutico produce risultati non solo dal superamento di questa posizione 'edipica' e dall'integrazione del soggetto nel contesto, ma sviluppando ed affermando la forza piena e creativa della soggettività per attingere infine agli aspetti più spirituali dell'essere umano". Lo studioso svizzero "recuperando la parola 'spirito', che per lui indica una dimensione sacrale, perduta, da ritrovare, si trova in controtendenza- prosegue Fargnoli- contrapponendosi alla laicità a cui si appellava Freud ".
- Come si posiziona questo discorso nell'attualità? "Si inserisce nel grandissimo dibattito che c'è sulla perdita dei valori che viviamo nella società attuale. I valori storici- sottolinea lo psicoanalista- non sono stati sostituiti dai valori moderni. Sono stati messi in discussione senza che si sia verificata una rivalutazione del valore in sé. Jung, pur preoccupandosi del fondamentale bisogno primario del benessere dell'individuo, ripropone al soggetto di ritrovare le sue fonti originarie e di scoprire quali sono le sue reali possibilità attraverso il processo di individuazione. Il soggetto ha in nuce delle possibilità e non altre. Questo è difficile da accettare- ricorda Fargnoli- sembrerebbe un condizionamento, una forma di struttura chiusa, ma non è così, è molto aperta. Se ognuno riuscisse a realizzare se stesso, 'quello che ognuno veramente è', staremmo tutti molto meglio".
- E come si fa a realizzare se stessi? "Jung ci indica una strada attraverso l'analisi dei contenuti profondi di ogni singolo soggetto, anche nel suo rapporto con la dimensione collettiva. Ha scoperto che le esperienze dell'umanità si stratificano in una sorta di 'memoria storica' dello sviluppo dell'essere umano, nella quale ognuno trova temi e termini di confronto e di riconoscimento. Sapere che il conflitto con la madre, ad esempio, è comune a tutti gli esseri umani e rappresenta una tappa del processo di crescita, che il suo superamento libera le energie imprigionate nel conflitto e consente all'individuo di separarsi dalle dipendenze, e di esprimere le proprie potenzialità, aiuta il soggetto, non solo perché non lo fa sentire come l'unico portatore di un problema".
Il superamento del padre e il conflitto affettivo con la madre sono i "due grandi temi che il maschile e il femminile devono affrontare. In un discorso collettivo- aggiunge- sono conflitti che riguardano la maternità e la paternità: un'esperienza individuale che si riverbera in un tema archetipico dell'esperienza umana con la quale ci confrontiamo tutti". Temi sempre attuali: "L'essere umano nel corso del suo sviluppo individuale e della sua evoluzione sociale deve affrontare questi passaggi- chiosa lo psicoterapeuta- la strutturazione della sua personalità si vedrà dal modo in cui ogni soggetto reagisce a questo passaggio. Se una persona ha avuto un'esperienza particolarmente conflittuale nell'infanzia- ricorda Fargnoli- ad esempio con la figura paterna, avrà, in età adulta, dei conflitti non solo con le figure che rappresentano l'autorità, ma anche con l'organizzazione del potere, perché il padre, nel suo valore archetipico, rappresenta il logos, l'orientamento, la volontà. La madre rappresenta, invece, attraverso la funzione del sentimento, l'organizzazione e la trasmissione dell'affettività che inevitabilmente influenzerà il modo in cui il soggetto si relaziona alle persone e costruisce le proprie storie. Squilibri nell'uno o nell'altro ambito producono scompensi nel soggetto".
Un'idea di fondo di Jung, "squisitamente evolutiva, si basa su una crescita, uno sviluppo che si realizza attraverso la progressiva consapevolezza di sé: 'Se riuscirò ad entrare in contatto con le mie parti conflittuali, a riconoscere i miei lati oscuri ed accettarli, avrò la possibilità di trasformare le memorie che mi impediscono di crescere, e sciogliere i nodi che paralizzano le mie energie". Jung ha inoltre elaborato "una metodologia di approccio alla persona molto più empatica, di contatto con il paziente perché la prima sua grande rivoluzione fu togliere il paziente dal lettino e metterlo sulla poltrona di fronte a lui per ristabilire il valore fondamentale della relazione. Jung ha così aperto il campo a tutte le forme di psicoterapia orientate sulla funzione del sentire- conclude Fargnoli- dimostrando che ciò che cura è la relazione". A maggio uscirà il nuovo numero del Giornale storico di Psicologia e Letteratura dedicato al tema del cibo.
(Wel/ Dire)