Menesini: Il virtuale e' palestra di vita ma bisogna conoscerlo
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 16 feb. - "Lo sviluppo delle 'Generazioni sempre connesse' e' fortemente influenzato dalla realta' virtuale e spesso questa dimensione si intreccia con quella face to face. Il mondo dei social network tocca tre dimensioni importanti per lo sviluppo di un adolescente: l'identita'; lo sviluppo intimo e personale e la sfera della sessualita'. Gli effetti non sono solo negativi, ma anche positivi". Ne parla alla DIRE Ersilia Menesini, professoressa di Psicologia dello Sviluppo dell'Universita' degli Studi di Firenze (UniFi). La psicologa si occupa anche di validazione di modelli scientifici basati sull'efficacia per la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo.
"Nella dimensione identitaria, sia Facebook che Whatsapp (sebbene in forma minore) offrono ad esempio importi occasioni di presentazione di se', attivando una serie di dimensioni rivolte ad accattivarsi o ingraziarsi l'attenzione degli altri. In sostanza, il mondo virtuale- continua l'esperta- e' una palestra che consente ai giovani di giocare ruoli diversi, positivi o problematici: dall'essere temibili e intimidatori al mostrarsi come competenti o bisognosi di aiuto".
Menesini riflette sull'impatto che la digitalizzazione ha sui processi d'intimita' tra giovani, sul loro sviluppo sociale, emotivo e affettivo: "Non e' detto che una vita spesa tutta in rete possa essere ricca e stimolante, perche' ad amicizie virtuali non corrispondono sempre amicizie reali. Secondo alcuni ricercatori lo stare molto tempo online va a decremento e toglie tempo alle relazioni faccia a faccia, mentre per altri puo' essere una stimolazione a sviluppare successivamente relazioni nel mondo reale. È vero- prosegue la studiosa- che ragazzi molto popolari nella realta' lo sono ancora di piu' nelle relazioni sociali online; oppure che con i social network ci sarebbe una sorta di compensazione sociale per quegli adolescenti timidi che possono trarre benefici da un mondo virtuale per sua natura piu' indiretto".
- Cosa dire sull'esplorazione della sessualita'? "La dimensione virtuale facilita senza dubbio lo scambio di informazioni e conoscenze legate alla sfera sessuale, ma presenta anche rischi legati al facile accesso al materiale pornografico. Il lato rischioso di questa esplorazione di se', attraverso le nuove tecnologie nella sfera sessuale, e' il famoso sexting: il passaggio di immagini connotate sessualmente, che puo' essere facilmente utilizzato con scopi ricattatori e fortemente violenti nei confronti della vittima". Uno scambio che "riguarda potenzialmente il 10% dei ragazzi- fa sapere Menesini- e in casi estremi le conseguenze sono davvero drammatiche".
- Cosa si puo' fare per evitare i rischi online? "L'educazione digitale deve essere rivolta non solo al potenziamento degli apprendimenti ma anche a percorsi di acquisizione delle competenze digitali che permettono ai ragazzi di usare in modo piu' sicuro le nuove tecnologie, senza esporsi a rischi. Uno studio di EU Kids Online del 2010 afferma che i pericoli riguardano per lo piu' l'utilizzo di siti violenti, pornografici, che inneggiano al razzismo, all'odio, allo sfruttamento e alla vendita di prodotti rivolti a minori. In quest'ultimo casi- aggiunge la professoressa dell'UniFi- i ragazzi sono visti come potenziali destinatari di comportamenti a rischio". Poi ci sono anche i rischi legati alla partecipazione attiva dei ragazzi, ne e' un esempio "il famoso grooming (adescamento del minore). Spesso un adulto, un pedofilo, puo' adescare sotto false identita' un minore e progressivamente cercare di entrare in intimita' con lui o con lei chiedendogli una serie di prestazioni, immagini e filmati utilizzati come materiale pedopornografico". Ci sono anche altri casi di comportamenti a rischio online? "Si'. Pensiamo al radicalismo in ambito religioso o al terrorismo- chiosa la psicologa- i ragazzi sono spesso coinvolti in siti dove viene fatta un'azione di persuasione e plagio delle loro idee e del loro comportamento". E i rischi che corrono come attori? "Allora parliamo di cyberbullismo (l'aggressivita' tra pari attuata in rete, che riguarda in genere 1 giovane su 6), molestie sessuali on line e di tutta una serie di siti che promuovono e plagiano i giovani su argomenti che vanno dall'autolesionismo, all'anoressia fino al suicidio.
Esistono community che forniscono indicazioni su come farsi male, programmare e pianificare un suicidio o controllare la propria dieta riuscendo ad espellere il cibo se si e' mangiato troppo.
Riguardano una minoranza di ragazzi gia' a rischio- avvisa Menesini- e quindi facilmente influenzabili rispetto a possibili comportamenti estremi da adottare".
- Cosa puo' fare la scuola? "Agire sulla prevenzione. È chiaro che di questa faccenda se ne debba fare carico anche la famiglia, ma la scuola- ripete la psicologa- e' un'agenzia educativa importante che sta scommettendo sulle nuove tecnologie. Per questo motivo deve riservare uno spazio all'educazione digitale. I giovani devono conoscere le norme per utilizzare in sicurezza le nuove tecnologie. Se questi problemi non saranno affrontati potranno degenerare fino a diventare cosi' gravi da determinare tragedie come il tentato suicidio della ragazzina di Pordenone. Ricordiamoci che la maggior parte degli episodi legati a un uso negativo delle nuove tecnologie- rimarca l'esperta- anche se avviene in orario extrascolastico, e' quasi sempre collegata al contesto scolastico. Lo stesso cyberbullismo non e' un fenomeno indipendente dalla scuola, perche' l'attacco online e' sempre attuato da compagni di scuola o ragazzi conosciuti".
- Cyberbullismo e bullismo sono un fenomeno in crescita, quanti giovani coinvolgono? "Da una rassegna di 80 studi condotti su 300.519 giovani europei, nordamericani e australiani dai 12 a 18 anni, e' emersa una prevalenza di bullismo del 35% e delle forme cyber del 15%. Invece, l'indagine HBSC (Health Beahvior of School Children), agenzia di sorveglianza della salute dei giovani, ha evidenziato che dal 2010 al 2014 il bullismo e' aumentato dal 20 al 25% per i maschi e dal 9 al 17% per le femmine. Infine, l'Istat ha ammesso che il 50% dei giovani e' stato coinvolto in fenomeni di bullismo almeno una volta l'anno, e il 22% una o due volte al mese. Forse la crescente segnalazione dei fenomeni di bullismo a scuola dipende da una maggiore attenzione alla tutela dei diritti dei minori, come il diritto allo studio. Non trascuriamo infine l'importante trasformazione che ha travolto l'organizzazione della famiglia e della societa'. Prima- conclude Menesini- c'erano regole piu' rigide che contenevano la violenza dei ragazzi, oggi queste regole sono diventate troppo flessibili o a volte non esistono nemmeno".
(Wel/ Dire)