Ranieri (UniFi): Porre l'accento sulla formazione degli insegnanti
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 16 feb. - Esistono almeno due accezioni del concetto di educazione digitale: educazione ai media e alla tecnologia ed educazione con i media e la tecnologia. "La prima declinazione ha come scopo la formazione di competenze mediali e digitali di adulti (genitori, insegnanti, educatori) e giovani. Competenze che non vanno confuse con saperi strettamente tecnici e procedurali. Parliamo di consapevolezza relativa all'uso critico e di capacita' di produzione creativa ed espressiva attraverso i media". Il chiarimento arriva da Maria Ranieri, professoressa di Nuove tecnologie per l'educazione e la formazione nel Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia dell'Universita' degli Studi di Firenze (UniFi), nonche' membro del Consiglio direttivo dell'Associazione nazionale di educazione ai media e alla comunicazione (MED).
La scuola e' poco attrezzata. "Di educazione ai media non si parla da molto tempo nel nostro Paese, in particolare nella scuola. Esiste un'Associazione nazionale di educazione ai media e alla comunicazione che dalla meta' degli anni '90 propone dei curricula per formare competenze mediali nella scuola. Dalla meta' degli anni Duemila, con la riformulazione del frame work delle competenze di base da parte dell'Unione europea e grazie alle nuove Indicazioni nazionali per il curriculum, il concetto di competenza digitale comincia ad insinuarsi nella scuola italiana. Ora si tratta di progettare, implementare e sperimentare i nuovi curricula. Ripeto- continua Ranieri- stiamo muovendo ancora i primi passi, dal momento che nella scuola prevale una mentalita' tecnicistica e non una cultura mediale/digitale, che e' un concetto piu' ampio. Anche le giornate sul Safer Internet Day, sebbene abbiano il merito di riportare l'attenzione sull'educazione ai media, si focalizzano troppo sul tema della sicurezza che non esaurisce l'argomento.
Non vengono trattate le capacita' espressive, critiche e creative che i media consentono di realizzare".
L'educazione con le tecnologie, nella seconda accezione, si riferisce "all'uso dei media come uno strumento per apprendere i contenuti disciplinari. In questo ambito- avverte l'esperta- bisogna prendere le distanze dalle retoriche tecnofobiche e tecnocentriche che hanno dominato il dibattito sulle tecnologie nella scuola. Sono rappresentazioni monolitiche, dicotomiche e deterministiche in cui si crede che nel bene o nel male tutto dipenda dalle tecnologie. Non e' cosi'. Le tecnologie- chiarisce Ranieri- sono un dato della nostra realta', ne facciamo uso per comunicare, interagire e acquisire informazioni. Non e' piu' tempo per discutere sulla loro intrinseca bonta' o meno. Il problema e' capire come e quando avvalersi di questi strumenti, per trasformarli poi in opportunita' di apprendimento".
Ad esempio, nell'ambito della disabilita' in generale e in quello piu' specifico "dei Disturbi specifici dell'apprendimento, la letteratura scientifica recente mostra come la tecnologia aiuti a rendere piu' flessibili e individualizzabili i processi di apprendimento. Stiamo pero' attenti- mette in guardia l'esperta- a non sovraccaricare la scuola e il sistema cognitivo. Le tecnologie ci permettono di ricorrere a una molteplicita' di linguaggi e risorse, ma questa flessibilita' non deve tradursi in rumore, disturbo o sovraccarico che finisce per ostacolare e ingolfare gli stessi processi cognitivi che invece avrebbe dovuto facilitare".
- La scuola e' pronta alla digitalizzazione? "L'ultimo Piano Nazionale Scuola Digitale in qualche modo recepisce alcune indicazioni emerse nella letteratura degli ultimi anni. Emerge un'attenzione sistemica al problema dell'introduzione delle tecnologie nella scuola, ma e' prematuro trarre delle conclusioni. Guardiamo invece a quanto e' stato fatto fino ad ora, in particolare - sottolinea la docente dell'UniFi- sulla formazione degli insegnanti, un tema che viene sempre chiamato in causa e lasciato poi senza risposte. Un esempio e' la lavagna interattiva multimediale (LIM), che ha ricevuto una grande attenzione negli ultimi 7 anni e che ci indica come siano state previste risorse economiche per la distribuzione della strumentazione e non per la formazione del personale. Nell'ultimo piano nazionale quest'attenzione sembra maggiore, ma le risorse rimangono scarse. Un approccio fortemente strumentale all'introduzione delle tecnologie nella scuola trascura un elemento cruciale: l'innovazione non la fanno le macchine ma le persone".
- Le scuole italiane sono attrezzate bene da un punto di vista tecnologico? "La scuola italiana presenta un quadro molto variegato sul piano tecnico, con aree di eccellenza e aree molto svantaggiate in termini di attrezzature. Si evidenzia un elevato livello di divario digitale geografico e tra ordini scolastici: le scuole collocate in zone urbane sono generalmente piu' attrezzate di quelle delle aree rurali; le scuole del Nord sono di solito meglio attrezzate rispetto a quelle del Sud; le Primarie sono molto meno attrezzate delle Superiori. In altri termini, abbiamo istituti non coperti dalla rete internet, con una sola aula informatica o al massimo un solo pc. All'opposto- ricorda l'esponente della MED- abbiamo scuole che, oltre ad avere ovunque la rete internet, hanno anche postazioni pc nelle varie classi, o le LIM inserite in tutte le aule".
In termini di sistema c'e' una novita': "La diffusione dei dispositivi mobili altamente personali. Si parla dell'approccio BYOD (Bring Your Own Device) per ipotizzare l'uso di strumenti personali come chiave di compensazione dei divari nella scuola. Questa prospettiva apre pero' altre problematiche, rischiando di introdurre delle discriminazioni legate ai background socio-economici delle famiglie. La scuola deve invece garantire a tutti pari opportunita' di accesso e intervenire laddove ci siano situazioni di disparita' e disuguaglianza".
- Usare le tecnologie alle Primarie non rischia di ridurre la capacita' creativa dei bambini? "Una buona dieta mediale e' una dieta varia. I media vanno integrati dall'oralita' alla multimedialita'. Quando propongo laboratori per piccoli- spiega Ranieri- evidenzio come lo sviluppo delle capacita' espressive consista in un percorso lungo che parte proprio dall'oralita' e che puo' svilupparsi attraverso altre forme di espressione coinvolgenti anche i linguaggi mediali-digitali. È una prospettiva integrata e graduale. Non demonizziamo il medium, ma spostiamo l'attenzione sulla pratica educativa legata all'utilizzo del medium stesso. Per avvicinare un bambino all'utilizzo critico e creativo della Rete e dei media in generale- conclude l'esperta- rimane fondamentale la mediazione dell'adulto".
(Wel/ Dire)