Pazienti in aumento, anche i minori seguiti che ora sono 3.851
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 22 set. - Sono oltre 14.000 le persone della provincia di Parma che, nel 2014, risultano in carico ai servizi o hanno ricevuto almeno una consulenza psichiatrica in pronto soccorso o in ospedale. Si tratta di circa il 3% dell'intera popolazione. Spicca il numero dei minori da 6 a 10 anni in cura nel servizio di Neuropsichiatria infanzia e adolescenza, che è cresciuto dalle 3.439 unità del 2013 alle 3.851 del 2014 ed è pari all'8,2% della popolazione minorile. I dati sono contenuti nel rapporto presentato dall'Ausl ducale sull'attività svolta nel 2014, in occasione dell'illustrazione della rassegna 'della salute mentale 2015' che si svolgerà tra settembre e dicembre nei cinque distretti sanitari provinciali. Scorrendo il documento si legge che gli adulti in carico ai Centri di salute mentale sono aumentati dal 2013 di 1.255 unità (da 5.324 a 5.616), mentre i trattamenti sanitari obbligatori, i Tso, effettuati sono stati 141.
L'analisi dell'area Dipendenze patologiche invece mostra una relativa stabilità degli utenti e degli accessi a fronte di un aumento della complessità e di una diversificazione dei bisogni e dei fenomeni (gambling, droghe sintetiche), pur restando eroina e alcool le principali sostanze di abuso. Il direttore generale dell'Ausl di Parma, Elena Saccenti, le cifre le commenta così: "Sono numeri importanti ai quali la rete dei nostri servizi territoriali e ospedalieri, in collaborazione con il privato e il volontariato dà quotidiana risposta, tramite 440 professionisti. A loro va il riconoscimento e il mio personale ringraziamento per l'impegno e l'entusiasmo profuso nell'affrontare problemi difficili e complessi".
Pietro Pellegrini, direttore del Dipartimento assistenziale integrato Salute mentale-Dipendenze patologiche dell'azienda sottolinea: "La salute mentale ha vissuto due grandi rivoluzioni. La prima nel 1978 con la chiusura dei manicomi, la seconda di recente, nel 2014, con il superamento degli Opg. Entrambe conducono ad una certezza: la salute mentale si cura nella comunità, non solo attraverso servizi specifici. La salute mentale è un bene individuale e collettivo, che va tutelato e sostenuto da tutti, garantendo a ciascuno l'esercizio di diritti e doveri in una collettività inclusiva e sociale".
Sulla stessa linea Mario Di Egidio, presidente del comitato utenti e familiari che sottolinea infine: "Non solo le terapie aiutano le persone ad uscire dallo stigma della malattia mentale e ad acquisire abilità sociali, ma anche attività ricreative e sportive, come insegna la ricca esperienza del nostro territorio".
(Wel/ Dire)