(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 22 set. - Nell'ambito delle disabilità dello sviluppo dell'età evolutiva, e in particolare nelle disabilità intellettive, "non si può non tenere conto della struttura di personalità che si forma attraverso lo sviluppo emotivo e attraverso la strutturazione del 'sé'. Eventi in gran parte influenzati dalle interazione precoci con la madre, il padre e i pari". Ne è convinto Giorgio Albertini, neuropsichiatra dell'IRCCS San Raffaele di Roma in sintonia con una parte "sempre crescente della letteratura, e non solo recente", che al XVI Congresso nazionale dell'IdO - a Roma dal 16 al 18 ottobre - parlerà de 'La valutazione dello sviluppo emotivo: il modello Dosen (Saed - Scheme of appraisal of emotional development)" - (
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Proprio sulla base di questa constatazione è partito il lavoro di Anton Dosen, psichiatra olandese tra i cofondatori dell'attuale società scientifica 'Mental Health and intellectual disabilities'. "Nel suo lavoro- racconta Albertini alla DIRE- ha sempre stressato il modello bio-psico-sociale ed educativo per includere l'aspetto dello sviluppo emotivo che studia come il bambino struttura il suo sé". Secondo il neuropsichiatra dell'IRCCS San Raffaele, lo sviluppo emotivo è una tematica di cui ci si occupa poco: "C'è una grande attenzione allo sviluppo psicomotorio, psicocognitivo e agli aspetti comportamentali senza domandarsi cosa si celi dietro. Adesso in Olanda stanno rendendo lo Scheme of appraisal of emotional development (Saed) di Dosen una scala standardizzata e valicata- fa sapere Albertini- e noi ci occuperemo di validarla per diffonderla in Italia, Belgio, Francia e Germania".
Il gruppo di lavoro italiano è composto da Giampaolo La Malfa, psichiatra di Firenze; Giorgio Albertini, neurologo; Gianna Orsini, psicologo; Claudia Condoluci, pediatra; Alessandra Corbellini, logopedista.
In questo contesto, l'IRCCS San Raffaele ha introdotto una novità: "Il modello Dosen non prevedeva necessariamente dei video, invece noi, con il consenso dei genitori, videoriprendiamo i bambini a cui somministriamo la scala, quale schema di valutazione dello sviluppo emotivo. È importante perché la scala ci fornisce informazioni qualitative in un mondo che sembra volere solo informazioni quantitative. Emozioni come la rabbia difficilmente potranno essere misurate su una scala numerica. Noi abbiamo registrato 2.500 video in questi ultimi 15 anni- ricorda il medico- e adesso stiamo andando a vedere retrospettivamente se alcuni sintomi e stati emotivi che i bambini avevano, hanno influenzato il loro assetto emotivo, cognitivo e comportamentale e dei comportamenti mal adattativi nell'età adulta".
A livello clinico "correliamo spesso il modello Dosen ad altri test (Ados, CARS - Childhood Autism Rating Scale - e Vineland) per avere informazioni aggiuntive- precisa il medico-, ma solo grazie ai video otteniamo informazioni quantitative e qualitative".
Come funziona il modello Dosen? "È un modello diagnostico che non dà valore solo al programma che si realizza con il bambino, ma anche alle modalità con cui viene attuato per facilitare il passaggio dalle fasi di sviluppo immature a quelle più mature". Pone quindi l'attenzione anche al contesto e al modo in cui lavora il terapeuta/operatore: "Se una persona ha un sé fragile- prosegue Albertini- tenderà a mettere in atto condotte spesso mal adattative e non ben 'calibrate' sul piano sociale. Ogni intervento atto a rafforzare il suo sé, dovrà quindi essere realizzato in modo che il bambino possa mettere in atto esperienze in cui avere successo e in cui gli altri rappresenteranno una rassicurazione".
L'osservazione Dosen si compone di quattro fasi della durata totale di 30 minuti per osservare il bambino in differenti situazioni: da solo, con l'operatore, con i genitori e, infine, con i pari. "Dalle informazioni ricavate si crea una specie di punteggio a cui corrisponde una particolare fase dello sviluppo: omeostasi (il bambino 0-6 mesi deve sperimentare l'equilibrio tra stimoli interni ed esterni), la fase dell'attaccamento, la fase dello sviluppo del sé, la fase dell'identificazione e la fase della consapevolezza . Abbiamo osservato bambini dai 2 anni e mezzo ai 12 anni".
Albertini conclude: "Vogliamo dimostrare che nei disturbi del neurosviluppo - se in età adulta compare ad esempio una sindrome depressiva con abbassamento del tono dell'umore, perdita di interesse, alterazioni del comportamento in giovane età - questi quadri non nascono improvvisamente, ma sono la risultante di un processo che può avere una predisposizione genetica che dipende anche da situazioni ambientali e che trova nelle fasi precoci dello sviluppo elementi predisponenti, aggravati poi da eventi ambientali avversi. Ecco perché mi riferisco al cooperative learning- ricorda il medico- un movimento internazionale che ha dimostrato l'importanza di una scuola che abbia un atteggiamento cooperativo. Per evitare di crescere senza adeguate competenze sociali, deve esserci un approccio attento non solo alla didattica (il 50% del sapere) ma anche allo sviluppo delle competenze sociali. Sta per uscire un libro su questo argomento che ho scritto con Stefania Lamberti e con Agostino Portera dal titolo 'Disabilità dello sviluppo e cooperative learning' editore FrancoAngeli. Noi poniamo l'attenzione sullo sviluppo emotivo, lo sviluppo del sé e le competenze sociali. Le persone che hanno più successo- conclude Albertini- sono quelle che oltre all'intelligenza razionale per problem solving hanno anche un'intelligenza emotiva e sociale".
(Wel/ Dire)