La libertà porta confusione. Ogni mese 15 mila richieste d'aiuto
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 13 ott. - Il limite come esperienza. Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'età evolutiva e direttore dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), porterà questo concetto al 7° Joint meeting di Catanzaro, dove interverrà su 'I comportamenti a rischio tra fattore individuale, famigliare e sociale' il 24 ottobre.
"Se la società e la famiglia non pongono limiti chiari è normale che l'adolescente li vada a ricercare con le sue modalità e correndo rischi importanti. In tutte le culture- prosegue lo psicoterapeuta- il passaggio dall'adolescenza all'età adulta era segnato da riti di iniziazione, come il passaggio nel fuoco o la circoncisione. Questo perché gli adolescenti hanno bisogno di rischiare per potersi sperimentare e conoscere, ma se prima il rischio era contemplato all'interno di un codice sociale riconosciuto che li conteneva- rimarca Castelbianco- oggi viviamo in una apparente libertà che crea in loro solo disorientamento e confusione".
Sono i numeri a parlare. "Negli sportelli di ascolto che l'IdO ha nelle scuole e on line arrivano ogni mese 15 mila richieste di aiuto. L'età varia dagli 11 ai 35 anni e gli ambiti più forti riguardano la sessualità e le condotte sessuali a rischio, le dinamiche relazionali disfunzionali e i problemi familiari".
- Cosa sono i comportamenti adolescenziali? "Sono il risultato del processo di sviluppo e crescita all'interno di una certa cultura. Sono il frutto dell'interazione tra caratteristiche dell'individuo, i suoi compiti evolutivi inseriti nel contesto familiare e l'ambiente sociale della cultura occidentale.
Possiamo individuare tre compiti di sviluppo fondamentali che l'adolescente si trova a dover sostenere: riuscire a conoscere, accettare e rappresentare il proprio corpo e la sua identità di genere; riuscire a conquistare delle competenze relazionali e affettive sufficientemente equilibrate; raggiungere una soddisfacente rappresentazione di sé e della propria personalità. L'adolescenza, quindi, non è descrivibile in modo unitario- aggiunge il direttore dell'IdO- ma presenta grandi differenze individuali di percorso. È un periodo di sospensione sociale in cui i ragazzi sono sessualmente e cognitivamente maturi, ma non ancora pienamente inseriti nella società degli adulti. È questa la fase della vita in cui più facilmente la sperimentazione costruttiva può degenerare in comportamenti a rischio".
- Quanti comportamenti a rischio esistono? "Possiamo distinguere due categorie: le sperimentazioni, ovvero le esplorazioni e i comportamenti nuovi, poco abituali, originali o anche fuori dalle regole definite, che non hanno nessun grado di pericolosità (Esempio: assaggiare bevande alcoliche; rientrare in ritardo; ecc.); i comportamenti a rischio: azioni con gradi diversi di pericolosità verso se stessi e/o verso gli altri (ad esempio: abuso di sostanze; fuga di casa; atti di bullismo; autolesionismo; ecc.)".
- Perché un ragazzo rischia? "Per il bisogno di sperimentare il senso d'invulnerabilità e di onnipotenza, mettendosi alla prova per ricercare limiti e confini. Spesso, invece, commette errori di giudizio, valutando le situazioni con un ottimismo irrealistico. O ancora, perché persegue l'idea che saper rischiare- spiega Castelbianco- significhi avere successo".
- Ma esiste anche una dimensione di gruppo che porta a rischiare? "Si- conclude lo psicoterapeuta dell'età evolutiva- i ragazzi stessi ci dicono che in gruppo si rischia di più, perché il gruppo spinge all'imitazione e fa sentire meno la paura.
Inoltre il gruppo esercita un'intensa pressione, perché il ragazzo non vuole apparire vigliacco o 'troppo piccolo' per certe esperienze".
(Wel/ Dire)