Dati Isfol. Rispetto al 2012 c'e' stata una diminuzione del 72% di aziende che li hanno assunti
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 9 giu. - Piu' di un milione di persone in Italia ha una malattia mentale o un disturbo del comportamento e solo il 13,2 per cento dichiara di avere un lavoro. Sono i dati dell'Istat presentati durante il convegno Inail sull'inserimento socio-lavorativo delle pazienti con disabilita' psichica. Le patologie piu' presenti sono la depressione che colpisce il 4 per cento della popolazione, l'ansia (3 per cento), l'Alzheimer (l0,9 per cento) e il disturbo del comportamento alimentare (Dca, 0,5 per cento).
L'obiettivo dell'iniziativa organizzata dell'Isfol, in collaborazione con l'Osservatorio nazionale sulla disabilita' istituito presso il ministero del Lavoro e Politiche sociali, e' quello di sviluppare il dibattito sull'inclusione sociale e valorizzare le risorse individuali dei pazienti. "Nella nostra società- ha detto Antonio Ferrante, dirigente delle Politiche per le persone con disabilità del ministero del Lavoro- le persone con disabilità vivono una condizione di marginalità e i malati psichici subiscono una discriminazione più forte. Questo e' un problema soprattutto culturale: dobbiamo superare la paura della diversita'. Chi ha un disagio deve godere degli stessi diritti della maggior parte della popolazione. Solo cosi' potra' avere una vita indipendente".
Secondo i dati Isfol, nel 2011 il 2 per cento delle aziende in Italia aveva assunto persone con disabilita' psichica, nel 2013 la percentuale e' scesa allo 0,6 per cento, con una diminuzione del 72 per cento. Per Franco Veltro, direttore del Dipartimento di salute Mentale del Molise, "il 70 per cento delle persone cha hanno una malattie psichiatrica desidera lavorare e il 75 per cento di queste patologie e' causato dalle condizioni sociali. Ci si ammala di piu' quando si e' poveri".
Un aspetto significativo della paura del diverso riguarda chi e' affetto da schizofrenia: "Il 22 per cento ha un solo episodio nella vita di manifestazione di questa malattia senza alcuna compromissione delle abilita' personali, ma solo il 10 per cento ha un lavoro retribuito- spiega Veltro-. Le Regioni cercano di fare quello che possono: nel Lazio sono stati avviati 1413 progetti di inserimento lavorativo ma solo 77 persone hanno ottenuto un lavoro. Nella maggior parte dei casi vengono assunti nelle cooperative sociali".
Secondo Franca Biondelli, sottosegretario di Stato del Ministero del Lavoro: "L'Organizzazione mondiale della salute ha calcolato che il tasso di disoccupazione per chi ha disturbi psichici si aggira al 70 per cento. Dobbiamo superare le barriere culturali che limitano l'accesso al lavoro e combattere lo stigma che e' ancora forte. Mia sorella e' affetta da un disagio mentale quindi capisco le difficolta' che incontrano le loro famiglie.
Stiamo lavorando sul 'dopo di noi' per non lasciare soli i pazienti dopo la morte dei loro genitori".
La ricerca ha coinvolto 900 imprese italiane. Il 65 per cento dei datori di lavoro ha assunto per obbligo di legge, mentre il 14 per cento per solidarieta'. "Abbiamo chiesto alle aziende che non hanno tra i loro dipendenti persone disabili- rivela Amedeo Spagnolo dell'Isfol- cosa gli farebbe cambiare idea: il 34 per cento ha risposto che le competenze della singola persona sono il motivo che li porterebbe a dare loro una opportunita'; il 21 per cento ha affermato che vorrebbe degli sgravi fiscali e il 15 per cento desidera un supporto dei servizi pubblici. Questo dimostra che la legge 68 del 1999 che definisce le norme per il diritto al lavoro dei disabili non e' attuata adeguatamente in Italia. Il tre cento delle aziende, invece, afferma che non assumerebbe mai un paziente psichiatrico: questo e' un dato preoccupante".
Nel 78 per cento dei casi non ci sono stati problemi di inserimento: "I colleghi- afferma Spagnolo- hanno accolto bene i lavoratori con disturbi psichici e nel 10 per cento dei casi la loro presenza ha aumentato la solidarieta' tra i dipendenti".
Questo e' il motivo per cui l'80 per cento delle aziende dopo aver sperimentato la loro assunzione tende ad offrire un lavoro anche ad altri disabili. Un aiuto importante e' svolto anche dal tutor aziendale che nel 65 per cento dei casi sostiene e guida i nuovi assunti.
(Wel/ Dire)