Il setting terapeutico degli operatori de 'Il Funambolo'
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 24 feb. - Il concetto del 'compagno adulto' nasce all'inizio degli anni '80 all'interno dell'istituto di neuropsichiatria infantile de 'La Sapienza' di Roma. "La cooperativa 'Il Funambolo' ha studiato e approfondito tale approccio di aiuto all'adolescenza e iniziato a lavorare prendendo in prestito questa esperienza. La Onlus ha dato vita a un lavoro concreto che gli operatori fanno con gli adolescenti sul campo: in strada, al bar, in macchina o a casa". A raccontare alla DIRE l'impegno degli psicologi a contatto con gli adolescenti ad alto rischio sociale e psicopatologico è Eugenia Cassandra, psicologa, psicoanalista junghiana specializzata al Centro italiano di psicologia analitica, con un master in Psicoterapia dell'età evolutiva presso l'Istituto di Ortofonologia.
Dal 2003 la terapeuta, che oggi svolge anche attività di libera professionista, lavora con la cooperativa 'Il Funambolo', inizialmente come operatrice e successivamente come responsabile del progetto in collaborazione con l'ex V municipio di Roma: "Fino al 2012 ho seguito 4 ragazzi con nuclei di sofferenza molto importanti- precisa l'analista- mancavano di autostima e del riferimento di un adulto 'sano' e coerente che credesse nelle loro possibilità. Erano giovani nati all'interno di un campo archetipico simile a una gabbia".
CHI E' L'ADOLESCENTE A RISCHIO - "L'adolescente a rischio è colui che per diversi motivi esprime, attraverso una serie di comportamenti sintomatici, un arresto e una distorsione del processo evolutivo. Sono ragazzi, quelli inseriti nel nostro progetto- spiega la psicoterapeuta- che per motivi cognitivi, sociali, culturali, ambientali o economici non riescono a utilizzare una cura incentrata esclusivamente o per la maggior parte sulla parola. Sono sbilanciati sul versante dell'agito e hanno difficoltà a mentalizzare, a spiegare, le emozioni che vivono. L'operatore può aiutarli, attraverso un lavoro di simbolizzazione e mentalizzazione, a rielaborare e metabolizzare quelle emozioni trasformate in agito".
IL SETTING SI COSTRUISCE NELLA MENTE DEL TERAPEUTA - "All'interno della nostra mente si costruisce il campo in cui si gioca la relazione bipersonale operatore/adolescente a rischio- chiarisce Cassandra- in questo contesto il setting terapeutico si basa sulla situazione spaziale e sull'accordo iniziale (indicazioni dell'assistente sociale inviante) e sul fatto che il ragazzo sa che l'operatore andrà da lui due o tre volte a settimana per fare delle cose insieme. In questo modo si crea un campo funzionale in cui i due partecipanti si aspettano l'un l'altro comportamenti precisi".
Cassandra propone poi due figure archetipiche: "Il lavoro con questi giovani costringe l'operatore, o l'analista, ad avere dentro di sé il ricordo del disorientamento del proprio essere stato adolescente. Un ricordo vivido e non vivo, perché se fosse vivo il rapporto con l'adolescenza sarebbe un rapporto alla pari. L'aspetto 'puer' deve servire all'operatore per apportare idee brillanti, intuizioni e uno spazio per gli interessi dell'adolescente. E la parte 'senex': l'analista deve controbilanciare il puer con un senex autorevole e coerente. Solo in presenza di questo senex l'adolescente accetterà le regole e i confini che l'aiuto e la cura devono dargli".
UN LAVORO CON PIU' APPROCCI - "Ho lavorato una decina di anni con pazienti alcolisti e ho mutuato tutta una serie di tecniche più propriamente cognitiviste esperite con loro nella terapia con gli adolescenti ad alto rischio. Credo sia arricchente avvalersi di diversi approcci- aggiunge la terapeuta- da quelli psicopedagogici a quelli cognitivo-comportamentali, compreso tutte quelle le tecniche che vanno dallo psicodramma all'utilizzo del disegno per aiutare i giovani ad esprimersi e a fare un lavoro di traduzione delle emozioni che a parole non riescono a fare". Il compito del terapeuta è di "restituire all'adolescente a rischio dei contenuti digeriti. Una sorta di 'rêverie' attraverso cui si restituiscono i contenuti già digeriti, un modo di prestare la propria mente al ragazzo. Se l'adolescente riuscirà a compiere il percorso che lo porta da casa alla stanza di analisi, allora il lavoro di restituzione e comprensione del proprio disagio psichico è stato fatto".
LA CRISI DELL'ADOLESCENTE - "La relazione adulti-ragazzi sembra essere sofferente a causa di un'eclissi del rapporto di autorità che cancella la percezione dei bisogni dei figli. Da ciò deriva la grossa crisi dell'adolescenza che procura nei giovani una forte ansia, dovuta alla mancanza di confini e limiti. Se i genitori si dimenticano di dover essere autorevoli, e non autoritari- sottolinea Cassandra- gli adolescenti si sentiranno in pericolo poiché avvertono che la propria onnipotenza putra' distruggerli".
IL FUNAMBOLO - La cooperativa sociale 'Il Funambolo' - già Epochè, è presente soprattutto nel V e XIX Municipio di Roma con il progetto del compagno adulto - "lavora esclusivamente con psicologi: operatori con una buona preparazione sulla teoria psicoanalitica", ripete l'analista junghiana. "Gli assistenti sociali sono la nostra committenza, raccolgono le segnalazioni da parte delle scuole e/o delle famiglie. L'anno scorso abbiamo seguito 15 ragazzi, il numero massimo. Il progetto è stato esteso anche su altri Municipi di Roma- conclude Cassandra- fino a poterlo proporre privatamente. Il lavoro sul ragazzo,in generale, funziona tanto meglio quando i genitori siano disposti a fare un lavoro su di loro. Un lavoro a più livelli, portato avanti con la Asl, il Municipio e la famiglia".
(Wel/ Dire)