(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 15 dic. - Alla Casa della Donna di Pisa "dal 2003 alla fine del 2013 al Telefono donna si sono rivolte circa 2.000 donne, e dal 1998 la Casa rifugio ha ospitato circa cento donne con figli/e. Dai dati raccolti dal Centro antiviolenza tra novembre 2012 e ottobre 2013 risulta che a Pisa, delle donne che si sono rivolte all'associazione il 44% non ha un lavoro, il 57% ha un'età compresa tra i 30 e i 50 anni e il 44% ha figli minori. Solo il 25% ha denunciato. Nel 2014, infine, il Centro ha accolto 276 donne, 55 in più rispetto all'anno precedente. Il 78% di quelle che hanno chiesto aiuto sono italiane". I numeri sono pubblici e rappresentano solo una fotografia parziale di un problema ben più grande che non riguarda solo l'Italia. "Ovunque le donne tendono a non denunciare i partner violenti per paura di rappresaglie e per proteggere i figli da esiti peggiori".
In un Centro Antiviolenza "si cerca di far sentire donne e figli/e bene accolti e al sicuro. Al tempo stesso bisogna nutrire la loro autostima e sostenerle nei percorsi legali, sanitari e di apprendimento, finalizzati anche al lavoro e, nel caso di donne straniere, alla lingua. Il tutto per recuperare autonomia e rispetto di sé. Riportare la vita della donna e dei figli alla normalità include anche momenti lieti di convivialità e festeggiamenti, come il Natale". La DIRE ha intervistato sul tema Elena Liotta, psicoterapeuta e analista junghiana, nonché supervisora della Casa della Donna e del relativo Centro antiviolenza di Pisa.
- Cosa sono i Centri Antiviolenza? "I Centri nascono per proteggere e accompagnare le donne nei loro percorsi di uscita da situazioni di maltrattamento agiti quasi sempre all'interno della coppia. Il livello di maltrattamento domestico sulle donne raggiunge infatti livelli sempre più preoccupanti e spesso termina con separazioni drammatiche come quelle che ahimè leggiamo quasi quotidianamente nella cronaca". È purtroppo ormai conosciuto da tutti/e il femminicidio, differenziato dall'omicidio "non solo perché avviene sul corpo della donna- precisa la psicologa- ma perché a perpetrare il crimine è un uomo spesso legato alla vittima affettivamente: padre, fratello, marito o amante". Nelle città questi centri dispongono anche di Case rifugio con l'indirizzo segreto, in cui le donne possono nascondersi per difendersi insieme ai loro figli quando la situazione presenta rischio esistenziale. "Nel tema della violenza sulle donne è fortemente presente quello dei bambini che subiscono la cosiddetta violenza assistita- spiega Liotta- che solo adesso inizia ad essere riconosciuta in tutta la sua gravità. Crescere in contesti di litigio, abusi e maltrattamenti che rimangono impressi negli occhi e nella mente comporta elevate conseguenze psicologiche ancora sottovalutate". Nei Centri c'è un numero telefonico a cui chiamare e uno sportello a cui rivolgersi personalmente. Liotta segue anche l'associazione DIM (Donne in movimento), un servizio di emergenza e prima risposta per le donne migranti, e 'Convivenza guidata' (Cooperativa Arnera) per i percorsi di rientro graduale nella normalità. La Rete lavora in sinergia con la Società della salute della Asl pisana.
"Gli eventi drammatici che affiorano nella cronaca sono la punta di un iceberg, preceduti da lunghissime agonie relazionali, conflitti e violenza psicologica- sottolinea l'esperta- violenza che per la legge è ormai equiparata a quella fisica. Le leggi ormai ci sono in tutto il mondo grazie alle attività portate avanti dalle Nazioni Unite che hanno richiesto a tutte le nazioni di condividere e stipulare convenzioni contro la violenza alle donne a partire dalla Dichiarazione di Pechino del 1994". Liotta ha scritto diversi testi sul tema, tra cui i libri 'A modo mio. Donne tra creatività e potere' e, insieme a Daniela Lucatti, psicologa psicoterapeuta della Casa della Donna di Pisa,'Nel dominio del padre. Bambine e bambini ostaggi nelle separazioni', entrambi pubblicati dalla casa editrice Magi.
"Nelle categorie di operatrici e operatori che si occupano del problema della violenza, si rivelano ancora limiti culturali e formativi nella ormai matura conoscenza delle dinamiche e dei processi che accompagnano il fenomeno. Ciò porta a errori di valutazione e inconsapevolezze che diventano causa di ulteriori vittimizzazioni delle donne e dei bambini/e. Lo sbaglio peggiore riguarda il destino dei figli- afferma la dottoressa- che spesso, in obbedienza dell'affido condiviso - a chi è incapace di gestirlo - subiscono costrizioni, ricatti, altre minacce proprio da chi ha inizialmente agito la violenza". Il vero cambiamento richiede che anche i settori giuridici e le istituzioni socio-sanitarie approfondiscano la conoscenza dei meccanismi della violenza e delle tracce indelebili che essa lascia sui minori".
- Che cosa possono fare gli uomini? "Il mondo per fortuna non è popolato solo da uomini violenti e vista la situazione politica internazionale che insinua l'idea di nuove guerre, forse è dalla non violenza di uomini e donne che dovrebbe nascere la risposta equilibrata. Nel mondo, tutta la giurisdizione è stata originata e trasmessa dalla cultura maschile, il cosiddetto sistema patriarcale- conclude Liotta- e adesso è il momento di intervenire con dispositivi di concreto cambiamento come richiesto dalla Convenzione di Istanbul, che, sulla violenza alle donne, obbliga a procedure risolutive e definitive finora poco applicate".
Per la parte di prevenzione e diffusione culturale, oltre che trattamento, esistono delle associazioni di uomini che contrastano le violenze sulle donne e anche sugli uomini, come 'Maschile plurale' e 'Nuovo Maschile. Uomini liberi dalla violenza'. Quest'ultima propone un corso nato dalla collaborazione con il Centro Antiviolenza della Casa della Donna di Pisa che partirà il 30 gennaio (fino al 17 aprile) dal titolo 'Percorsi di cambiamento degli uomini autori di violenza'.
L'offerta formativa fornirà 50 ECM e sarà volta a preparare specialisti e operatori/trici impegnati nel contrasto alla violenza di genere dell'area medica, sociale e psicologica (
http://www.nuovomaschile.com). Gli incontri saranno effettuati nei locali dell'associazione 'Mindfullness Pisa' in via La Nunziatina 6.
(Wel/ Dire)