Roma, 3 feb. - Arriva dal Dipartimento di epidemiologia (Dep) della Regione Lazio l'ultima novita' per riconoscere le donne vittime di violenza che si rivolgono ai Pronto Soccorso dei nosocomi regionali senza raccontare di averla subita. Si tratta di un 'alert' che, nel rispetto di privacy e riservatezza, permettera' all'operatore che sospetta un caso di violenza di capire se ci sono stati in precedenza altri episodi simili. Ma in che modo? A spiegarlo all'agenzia di stampa Dire sono la direttrice generale della Asl Roma 2, Flori Degrassi, e la responsabile dell'unita' operativa di Epidemiologia Ambientale del Dep Lazio, Paola Michelozzi.
"La nostra idea e' stata quella di provare a identificare dei fattori che potessero indicare che la donna che non dichiara di aver subito violenza possa esserne stata vittima- spiega Michelozzi- Abbiamo studiato per un periodo di oltre dieci anni (dal 2003, con l'ultimo aggiornamento fino al 2018, ndr) gli accessi in Pronto Soccorso per traumatismi di circa 125mila donne del Lazio. Di queste abbiamo identificato dai codici circa 600 donne che dichiaravano di aver subito violenza. Abbiamo confrontato le caratteristiche di queste 600 donne con le restanti per capire quali fattori fossero associati alla violenza. L'idea e' quella di identificare dei possibili fattori prognostici e, quindi, costruire un indicatore composito, con tante caratteristiche della donna, per dare un alert ai Pronto Soccorso", in grado a quel punto di riservarle "una particolare attenzione".
"La parte piu' interessante di questa analisi- chiarisce Michelozzi- ha permesso di identificare le diagnosi che hanno queste donne, soprattutto legate a disturbi psichici e a complicanze della gravidanza, fattori molto associati all'aver avuto una violenza". Ma il "fattore prognostico piu' importante e' l'aver avuto accessi ripetuti nei mesi precedenti. Contiamo di rendere disponibile questo indicatore entro il mese di marzo- fa sapere l'epidemiologa- Successivamente ci sara' una sperimentazione in due-tre Pronto Soccorso della Asl Roma 2 e poi verra' reso disponibile a tutti i Ps del Lazio".
L'Asl Roma 2, dunque, e' in prima linea nella riorganizzazione regionale dei servizi sanitari all'interno della rete antiviolenza: "Ha realizzato tutte le procedure e i protocolli nell'ambito della violenza di genere- spiega alla Dire Degrassi- In questo creare procedure e protocolli ha coinvolto sia le forze dell'ordine che le associazioni antiviolenza: tutti gli attori sono stati messi assieme al tavolo con gli operatori sanitari per cercare di capire come realizzare un sistema che si prendesse carico della donna vittima di violenza" e degli eventuali "bambini vittima di violenza assistita".
In particolare, "l'operatore di Pronto Soccorso deve avere la capacita' di capire immediatamente che si trova di fronte a un episodio di violenza, pero' deve dare il tempo alla donna di poter uscire dalla sua confusione e realizzare il fatto che e' vittima. È un percorso abbastanza complesso e lungo", che potrebbe non essere intrapreso a causa della velocita' a cui gli operatori di Ps sono costretti, lavorando nell'emergenza. Ma non sara' piu' cosi' perche', riconosciuta la violenza anche attraverso la somministrazione di un questionario, la donna potra' avvalersi di "un operatore dedicato", come spiegato dalla direttrice generale nel corso dell'incontro organizzato dalla Regione Lazio negli spazi del WeGil a Roma.
"Le linee guida e le procedure sono state adottate e distribuite dalla Regione Lazio sul territorio, le aziende si stanno tutte attivando su queste procedure- sottolinea Degrassi- La Asl Roma 2 ha anche attivato lo sportello di ascolto con il numero verde dedicato, per poter dare una risposta al di fuori dell'ospedale, sia per le donne che sono andate al Pronto Soccorso che per le altre, perche' non dimentichiamoci che la violenza puo' essere anche psicologica ed economica e sono drammatiche entrambe".
E sulla formazione attivata su 4mila operatori dalla Regione Lazio, Degrassi precisa che "deve essere fatta a tappeto", quindi si tratta solo di un inizio. "I formati- conclude- sono gli operatori sanitari e le associazioni antiviolenza, i formatori sono le persone che hanno esperienza sia di associazionismo che di livello legale o sanitario" ed e' rivolta ai "Pronto Soccorso, ma anche ai consultori".
(Ara/Dire)