Roma, 18 set. - Semplificazione del regime farmacologico, educazione terapeutica e redazione di uno schema ad hoc per la somministrazione dei farmaci: queste le priorita' indicate dai medici di famiglia per favorire l'aderenza terapeutica da parte dei pazienti. Sono ancora troppi gli italiani che si lasciano influenzare da fattori diversi e si allontanano volontariamente dalle prescrizioni mediche, con importanti ripercussioni sia sulla propria salute sia sui costi sostenuti dal Sistema Sanitario Nazionale. È quanto emerge dallo studio "I problemi di aderenza alle terapie in campo cardiovascolare", promosso dal centro studi Fimmg (Federazione italiana Medici di Famiglia) e C.R.E.A. Sanita' (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanita'), realizzato con il contributo non condizionato del Gruppo Servier in Italia. Obiettivo della ricerca e' analizzare le principali criticita' connesse all'aderenza alle terapie farmaceutiche, attraverso il punto di vista di professionisti in prima linea nel rapporto con i pazienti: i Medici di Medicina Generale (MMG). Nel dettaglio, la ricerca ha coinvolto 823 medici: il 6,8% con meno di 40 anni, il 4,0% tra i 40 e i 50 anni, il 31,7% tra i 50 e i 60 anni e il restante 57,5% piu' di 60 anni. Il 26,6% del campione opera nel Nord-Ovest, il 20,9% nel Nord-Est, il 19,8% nel Centro e il 32,7% nel Sud. Il 96,7% degli intervistati evidenzia al paziente 'spesso/quasi sempre' l'importanza dell'aderenza alla terapia. Per i medici di famiglia, gli elementi alla base dello scollamento tra terapia prescritta e atteggiamento del paziente sono diversi: presenza di disturbi cognitivi/psichiatrici, complessita' della terapia, scarsa consapevolezza della malattia, comorbidita', livello culturale del paziente. Tra le ragioni riferite dagli assistiti, invece, si collocano con maggiore frequenza: il timore di effetti collaterali o la loro effettiva (o presunta) insorgenza.
Gli obiettivi di aderenza regionale/ASL, pero', sono fortemente disomogenei (dal 43,8% al Nord-Est al 33,1% al Sud e isole; media pari al 45,4%) e la loro l'utilita' e' percepita soltanto dal 55,3% dei medici. Percentuale che scende al 36,0% tra i medici che appartengono alle Regioni o ASL dove tali obiettivi sono stati implementati. Per i medici di medicina generale le patologie sulle quali impatta maggiormente la mancata aderenza sono le malattie croniche respiratorie (asma e BPCO), seguite dall'ipertensione arteriosa. Il software gestionale ambulatoriale viene considerato dai medici il miglior supporto (71,8%) al fine di monitorare l'aderenza alla terapia da parte dei pazienti. A seguire si colloca l'infermiere di studio (46,0% dei MMG che ne hanno disponibilita'), che rappresenta anche la figura professionale che, oltre al medico, puo' meglio intervenire per migliorare l'aderenza terapeutica (69,0 per cento).
Il 79,7% degli intervistati ritiene che una maggiore informazione/formazione dei diversi operatori possa contribuire a un miglioramento dell'aderenza terapeutica; il 56,6% considera opportuno il ricorso a tecnologie evolute, anche la telemedicina, per monitorare/migliorare l'aderenza alla terapia.
"Dall'indagine- commenta Paolo Misericordia, responsabile centro studi FIMMG- emerge con evidenza che i medici ritengono fondamentale, ai fini del miglioramento dell'aderenza ai trattamenti, l'organizzazione della propria attivita'. La presenza di personale di studio e infermieristico, e la disponibilita' di algoritmi informatici di supporto, costituiscono gli elementi che maggiormente possono incidere nell'incremento dell'aderenza alle terapie proposte. Per questo stesso obiettivo la survey conferma quanto per i medici sia importante l'intervento sulla semplificazione del regime farmacologico, premessa migliore per rendere efficace le attivita' di educazione terapeutica del paziente".
"I risultati della ricerca- aggiunge Barbara Polistena, Direttore generale di C.R.E.A. Sanita'- riflettono una soddisfazione non del tutto completa da parte dei medici per le politiche regionali, neppure per quelle dove l'aderenza ha rappresentato un esplicito obiettivo. Chiare le priorita': la semplificazione terapeutica anche attraverso il ricorso a strumenti innovativi come la telemedicina, la formazione degli operatori e l'educazione terapeutica".
"Il problema dell'aderenza e' un classico fenomeno multidimensionale e legato ai comportamenti: contano le caratteristiche del paziente, moltissimo anche la relazione medico-paziente, e tanti altri fattori- aggiunge Federico Spandonaro, Presidente del Comitato Scientifico di C.R.E.A.
Sanita'- che quindi vanno affrontati in modo sistematico e complessivo: d'altra parte si tratta di una priorita' anche economica, visto che tutti gli studi dimostrano che tra lo strato di popolazione a maggiore e quello a minore aderenza esiste un evidente gradiente positivo di costi; la riduzione dei costi totali nella popolazione a maggiore aderenza e' risultata del 46% nei pazienti affetti da diabete, del 25% nei pazienti affetti da ipertensione e del 38% nei pazienti affetti da ipercolesterolemia, compensando ampiamente l'incremento dei costi degli interventi (ad esempio) farmacologici".
"L'aderenza terapeutica- commenta Viviana Ruggieri, portavoce del Gruppo Servier in Italia- e' una priorita' per il nostro Gruppo. Da diversi anni siamo impegnati nel delicato processo di sensibilizzazione dell'opinione pubblica e non possiamo che sostenere e incoraggiare iniziative come questa, promossa da FIMMG e C.R.E.A. Sanita'. Servier in Italia ha avviato la campagna #ioAderisco, finalizzata proprio a mettere in campo politiche di contrasto alla non aderenza. Uno slogan che si e' presto tradotto nella volonta' di essere promotori, in un contesto piu' ampio, di percorsi e stili di vita sani e corretti, partendo proprio dal rispetto delle indicazioni terapeutiche".
(Comunicati)