Roma, 8 ott. - Un nuovo test, messo a punto dall'Istituto Superiore di Sanita' in collaborazione con il Dipartimento di scienze materno-infantili e scienze urologiche dell'Aou Policlinico Umberto I di Roma e l'Unita' di Neuroimmunologia dell'Irccs Santa Lucia, e' in grado di diagnosticare il tumore alla prostata con elevata accuratezza.
Lo studio prospettico, che e' stato eseguito su 240 campioni, ha dimostrato una precisione diagnostica del test pari al 100% di specificita' (nessun falso positivo) e al 96% di sensibilita'.
Con l'allargamento della base dei dati si potra' arrivare a una procedura decisionale ottimale, specifica per il tumore della prostata piu' di qualsiasi altro marcatore utilizzato per questa neoplasia. I risultati di questa ricerca, pubblicati sull'autorevole rivista Cancer, potrebbero infatti rivoluzionare il management clinico del carcinoma prostatico, consentendo di intervenire con una prevenzione secondaria molto piu' efficace basata sia su terapia chirurgica che medica.
"Fino ad oggi il dosaggio del Psa sierico cioe' il dosaggio dell'antigene prostatico specifico- spiega Alessandro Sciarra del Dipartimento di scienze materno infantili e scienze urologiche dell'Umberto I che ha curato sia la raccolta dei dati clinici dei pazienti che dei campioni oggetto di studio- ha rappresentato il marcatore sierico piu' importante ed utilizzato per la diagnosi precoce del cancro della prostata, mostrando tuttavia importanti limitazioni nella discriminazione tra le patologie maligne e quelle benigne della ghiandola prostatica, che spesso coesistono nello stesso paziente. L'elevazione del Psa sierico non necessariamente indica la presenza di una neoplasia prostatica, al contrario possiamo avere una neoplasia della prostata clinicamente significativa anche per valori di Psa al di sotto dello storico limite di 4 ng/ml. Il nuovo test, invece, e' in grado attraverso un semplice prelievo ematico di caratterizzare e quantificare i livelli plasmatici di exosomi che esprimono il Psa (Exo-Psa) in maniera piu' specifica per presenza di un tumore maligno della prostata".
Gli exosomi (vescicole extracellulari di dimensioni nanometriche), che la gran parte delle cellule dell'organismo umano rilasciano, servono a trasportare e a scambiare diversi tipi di molecole tra le cellule, tanto da essere considerate ormai la principale sorgente di biomarcatori di malattia. Nel caso del cancro prostatico trasportano un Psa che per molti aspetti e' diverso dal classico Psa solubile presente nel siero. Lo studio ha dimostrato, grazie al confronto dei valori del Psa sierico con quelli degli Exo-Psa, l'elevata sensibilita' e specificita' del test rispetto alla limitata capacita' del Psa sierico nel distinguere il cancro della prostata da tutte le altre condizioni, compresa l'iperplasia prostatica benigna.
"Si tratta di un test di altissima precisione- dice Stefano Fais del Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare dell'Istituto Superiore di Sanita'- che e' vantaggioso innanzitutto per i pazienti che non devono sottoporsi a ulteriori marcatori tumorali e psicologicamente non devono sopportare lo stress legato all'incertezza dei risultati del Psa sierico.
Inoltre, l'uso diffuso di questo test puo' notevolmente ridurre la spesa sanitaria, evitando cioe' i costi di numerosi approfondimenti diagnostici".
(Comunicati)