(DIRE) Roma, 27 nov. - Il dolore alla spalla e' un problema molto diffuso che affligge un gran numero di italiani almeno una volta nella vita, anche senza arrivare a una lesione o a una frattura. Le patologie che interessano questa articolazione delicata e complessa sono molto diverse. Per conoscere quelle piu' diffuse e quali sono i sintomi piu' gravi che devono spingere il paziente a rivolgersi allo specialista, l'agenzia di stampa Dire ha chiesto aiuto al dottor Umile Giuseppe Longo, ortopedico del Campus Bio-Medico di Roma: - Quali sono le patologie piu' comuni che interessano la spalla? E che incidenza si registra nella popolazione? "Le patologie che interessano il distretto della spalla sono sicuramente l'artrosi, le lesioni delle cuffie dei rotatori e le lussazioni. Per quanto riguarda l'artrosi l'incidenza e' alta poiche' si tratta di un processo cronico degenerativo a larga diffusione tra la popolazione soprattutto di lavoratori, cosi' come le lesioni della cuffia dei rotatori che riguardano piuttosto gli sportivi".
- Quando una sintomatologia acuta deve spingere il paziente a rivolgersi allo specialista? "La perdita della capacita' di svolgere le normali attivita' quotidiane e' la prima cosa. Il paziente insomma non riesce nemmeno ad alzare la spalla, a vestirsi e a cucinare. Un'altra caratteristica e' il dolore notturno. Ma anche la spalla 'instabile', quando il paziente avverte la fuoriuscita, tanto che a volte e' necessario recarsi al Pronto soccorso".
- Quando si ricorre all'intervento chirurgico e quali sono le tecniche chirurgiche di ricostruzione della spalla utilizzate al Campus Bio-Medico? "Per quanto riguarda l'artrosi l'intervento di protesi viene procrastinato il piu' possibile, fin quando i sintomi non si rivelano davvero gravi. La grossa innovazione in questo ambito e' invece l'utilizzo di protesi navigate che permettono di lavorare in accuratezza durante il posizionamento delle componenti protesiche. Per quanto riguarda il trattamento delle lesioni della cuffia dei rotatori si interviene, in modo tempestivo, quando il tendine e' staccato dalla sua inserzione presente sull'osso. Il tendine se lasciato 'staccato' dalla sua sede naturale subisce una degenerazione e quando si esegue tardivamente l'intervento non otteniamo gli stessi risultati. Per quanto riguarda le lussazioni, dopo il secondo episodio, e' sempre indicato il trattamento chirurgico per evitare il danno alle cartilagini e alle articolazioni. La grande novita' in questo campo e' il trapianto di osso in artroscopia. Si tratta dunque di un trapianto extracapsulare che mette al riparo il paziente dall'insorgere di una possibile artrosi che e' la complicanza piu' temibile. Tutti questi interventi vengono realizzati di routine presso il Policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma diretta dal professor Rocco Papalia e sotto la guida del nostro maestro il professor Enzo Denaro".
- Dopo una operazione e' sempre indicata una sessione di riabilitazione e quali sono i tempi di recupero? "La fisioterapia rappresenta una parte fondamentale di un buon processo di recupero. A volte al paziente viene consigliata la fisioterapia prima dell'operazione al fine di condizionare al meglio gli esiti. In ogni caso e' sempre bene fare riabilitazione, che si diversifica in base agli obiettivi e alla chirurgia alla quale il paziente e' stato sottoposto. Ad esempio a seguito di chirurgia di sostituzione protesica, dove non e' necessaria una guarigione biologica del tendine o dei legamenti, la riabilitazione puo' iniziare il secondo giorno dopo l'operazione. Mentre se il legamento viene attaccato all'osso, mediante chirurgia, prima di iniziare la sessione riabilitativa dobbiamo attendere il tempo biologico che si formi la cicatrice".
(Mco/ Dire)