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Psichiatria, 65% detenuti con disturbo personalita' e 4% psicosi
(DIRE) Bari 27 nov. - Il 4% dei detenuti e' affetto da disturbi psicotici, contro l'1% della popolazione generale. La depressione colpisce il 10% dei reclusi, mentre il 65% convive con un disturbo della personalita'. Significativa, infine, la percentuale di popolazione carceraria che soffre di disturbo da stress post-traumatico, con particolare riferimento ai detenuti migranti: si va dal 4% al 20%. È questa l'allarmante situazione nelle carceri italiane, dove la malattia mentale e' molto piu' presente di quel che si pensa.
Da queste necessita' nasce il progetto 'Insieme - Carcere e salute mentale', avviato a fine 2016 come risposta concreta all'isolamento e lo shock che la detenzione puo' veicolare, facendo esplodere o aggravando le malattie mentali. "Nelle carceri il problema e' molto delicato-spiega Enrico Zanalda, presidente della Societa' italiana di psichiatria (Sip)- Sicuramente il tasso di disturbi psichici e' molto elevato ma e' anche legato a disturbi che non hanno influenza sulla commissione del reato. Legati, piuttosto, alla condizione di detenzione. E quindi vanno trattati dal personale che assiste i detenuti all'interno del carcere".
Il progetto 'Insieme' ha coinvolto 16 istituti penitenziari italiani per 3 anni, giungendo alla pubblicazione di un Percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) per una gestione unitaria e multidisciplinare dei disturbi psichiatrici nelle carceri italiane. Tra le novita' del nuovo Pdta c'e' la valutazione della salute mentale, il monitoraggio fin dall'ingresso in carcere, l'utilizzo di trattamenti di ultima generazione e i gruppi di sostegno tra i detenuti, oltre che diverse attivita' educative-culturali.
Il progetto ha un grande valore: "L'aver elaborato un percorso terapeutico-assistenziale volto a identificare modelli di intervento omogenei nelle carceri italiane, pur nel rispetto delle diversita' locali", chiosa Luciano Lucania, presidente della Societa' Italiana di medicina e sanita' penitenziaria (Simspe). Il punto in comune, infatti, da Nord a Sud, e' "la privazione della liberta' e l'ambiente carcerario stesso. Fonti- continua il presidente Simspe- di grande stress che possono portare allo sviluppo, o all'acuirsi, dei disturbi psichiatrici, con particolare riferimento a quelli psicotici, della personalita' e della depressione".
L'esigenza a cui il progetto mira, dunque, e' quella di "una stretta collaborazione fra le diverse figure professionali, che sono coinvolte nella gestione del paziente-detenuto", commenta Massimo Clerici, presidente della Societa' italiana di psichiatria delle dipendenze, che aggiunge: "Attraverso il coordinamento delle tre societa' scientifiche promotrici, il progetto ha puntato molto sulla formazione, non limitandola solo agli operatori sanitari ma estendendola a tutti i soggetti coinvolti nel circuito assistenziale. Nell'ottica di una piena integrazione carcere-territorio". In questo senso, si sono svolti anche "incontri formativi destinati al personale penitenziario. Che si sono dimostrati fondamentali per il miglioramento della gestione delle malattie mentali".
La multidisciplinarieta' introdotta da 'Insieme' fonda le radici nell'analisi della situazione concreta delle carceri italiane, proponendo linee di indirizzo unitarie per la gestione del detenuto affetto da disturbi mentali, sia nel periodo della detenzione che al momento del rilascio, assicurando cosi' la continuita' terapeutica-assistenziale.
Il grande passo in avanti fatto da 'Insieme', in questo senso, "e' proprio quello di aver prestato attenzione ai bisogni concreti dei detenuti con problemi mentali- commenta Enrico Zanalda, presidente della Societa' italiana di psichiatria- Sia alle necessita' cliniche che a quelle giuridiche, in un circolo virtuoso che vede correlati il sistema penitenziario e quello sanitario, l'uno consapevole e rispettoso delle dinamiche dell'altro, con l'obiettivo comune del recupero e del futuro reinserimento del paziente nella societa'".
L'evento conclusivo si svolge oggi a Bari, la regione Puglia "e' uno dei 9 SAI presenti sul territorio nazionale", spiega Domenico Semisa, direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Asl di Bari, che afferma: "Rispetto alle persone detenute che commettono reati e hanno problemi psichiatrici, noi- aggiunge- abbiamo anzitutto l'obiettivo di garantire le cure piu' adeguate a coloro che sono negli istituti di pena. Siano pazienti psichiatrici che commettono crimini, che detenuti che si ammalano in carcere. Vogliamo garantire loro continuita' nelle cure psichiatriche, anche dal momento della scarcerazione alla presa in carico dei servizi territoriali. Per questo il nostro Dipartimento- ribadisce il direttore- vede nel progetto la concretizzazione di quanto ha gia' iniziato a fare, ormai da piu' di un anno, con la stesura di protocolli e procedure interni".
Il progetto, promosso dalla Societa' italiana di medicina e sanita' penitenziaria, con il patrocinio della Societa' italiana di psichiatria, della Societa' italiana di psichiatria delle dipendenze e con il supporto incondizionato di Otsuka e Lundbeck, non si chiude con il 2019. Nel 2020, infatti, l'impegno del board scientifico e delle aziende sponsor si concentrera' sulla realizzazione di una nuova fase progettuale in ambito Rems, che identifichi chiaramente un puntuale percorso formativo rivolto agli operatori tutti.
(Cam/Dire)
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PRESIDENTE Antonio Magi |
VICE-PRESIDENTE Pier Luigi Bartoletti |
SEGRETARIO Claudio Colistra |
TESORIERE Luisa Gatta |
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CONSIGLIERI MEDICI |
Foad Aodi |
Musa Awad Hussein |
Roberto Bonfili |
Stefano Canitano |
Gianfranco Damiani |
Giuseppe Imperoli |
Luigi Tonino Marsella |
Cristina Patrizi |
Ivo Pulcini |
Rosa Maria Scalise |
Maria Grazia Tarsitano |
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COMMISSIONE ODONTOIATRI |
PRESIDENTE Brunello Pollifrone |
SEGRETARIO Sabrina Santaniello |
COMPONENTI Nicola Illuzzi |
Giuseppe Marzo |
Giovanni Migliano |
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COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI |
PRESIDENTE Alfredo Cuffari |
COMPONENTI Emanuele Bartoletti |
Maria Cristina Billi |
SUPPLENTE Antonio Manieri |
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