Roma, 15 nov. - Il 98% del campione ritiene importante la formazione in bioetica, ma il 36% dichiara che e' assente sia durante il corso di laurea che di specializzazione e un ulteriore 52% la definisce non valida o poco valida. La formazione si acquisisce soprattutto sul campo. È quanto emerge dalla survey della Societa' italiana di pediatria (Sip) su 1.000 pediatri in merito alla cultura bioetica.
Come svolgere il proprio lavoro nello spirito dell'articolo 32 della Costituzione, che considera la salute di tutti i cittadini come "fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettivita'"? Come comportarsi quando viene rifiutato un intervento diagnostico o terapeutico essenziale per la sopravvivenza di un paziente? Come riconoscere la soglia dell'accanimento clinico? Per i pediatri queste sfide si caricano di una responsabilita' particolare proprio perche' operano al servizio dei bambini, dunque di persone delle quali occorre tutelare la dignita' e il miglior interesse anche quando non e' ancora arrivato il momento della loro piena autonomia. Questi interrogativi risultano tanto piu' angosciosi quando non vi e' stata nel percorso della formazione professionale una preparazione adeguata. Per questo motivo la Sip ha decviso di promuovere una maggiore diffusione della cultura bioetica in Pediatria con questa indagine conoscitiva, attraverso un questionario somministrato online a tutti i soci della Sip, finalizzata a indagare proprio la qualita' della formazione ricevuta in materia e le capacita' acquisite nella gestione di scenari clinici peculiari: in poche parole lo stato dell'arte della formazione in bioetica dei pediatri italiani.
I risultati sono stati illustrati oggi in occasione della presentazione del volume Pediatria e bioetica. Integrita', comunicazione, limite, uguaglianza, educazione (Il Pensiero Scientifico Editore, Roma 2019), curato dal Comitato per la bioetica della Societa' Italiana di Pediatria.
Alla survey hanno risposto circa 1.000 pediatri, piu' della meta' (57%) di eta' superiore ai 50 anni, il 65% donne. Il 50% del campione opera in ospedale, il 24% pratica la pediatria di libera scelta, il 5% lavora in ambito universitario. I dati emersi indicano che la "educazione" alla bioetica e' un tema fortemente sentito dai pediatri italiani, ma la formazione e' decisamente da rafforzare.
Alla domanda 'Quanto le seguenti esperienze hanno influito sulla tua formazione e capacita' di affrontare problemi di bioetica?', scarso o nessun valore viene attribuito al confronto con comitati e/o bioeticisti e alla didattica universitaria, mentre una buona capacita' formativa viene riconosciuta al confronto/discussione con colleghi, ai dialoghi con genitori dei pazienti o con altri cittadini e alla lettura di testi o articoli scientifici. Ma di fronte a un problema etico come si comportano i pediatri? Non esiste un percorso univoco per affrontarlo: il 74% coinvolge i familiari, il 41% direttamente il paziente con forme appropriate all'eta', il 45% affronta la problematica organizzando una riunione di reparto e il 26% si confronta con il Comitato etico. E se complessivamente i pediatri ritengono di avere un buon livello di competenza in alcune situazioni (quali la comunicazione di brutte notizie al paziente e alla sua famiglia, l'ottenimento del consenso informato per arruolare un bambino in un trial, l'esecuzione di un prelievo ematico ad un bambino per scopi di ricerca, la discussione sulla possibilita' di test genetici prenatali a una coppia a rischio, la somministrazione di oppioidi per alleviare il dolore), essi lamentano un disagio nelle situazioni che profilano un dilemma bioetico piu' drammatico (come l'interruzione dei trattamenti di sostegno vitale, l'acquisizione del consenso alla donazione di organi in caso di morte cerebrale, la rianimazione del pretermine <23 settimane nato vivo, la interruzione di gravidanza di feto con diagnosi di malattia genetica).
Carmine Pecoraro, membro del Comitato per la Bioetica della Sip che ha coordinato l'indagine, spiega: "Gli studenti del corso di laurea in medicina e gli stessi studenti dei corsi di Specializzazione, nella fattispecie quelli del corso di Pediatria, non avendo ancora raggiunto responsabilita' decisionali, in molti casi semplicemente 'non vedono' alcuni aspetti e questioni legati all'assistenza. Soltanto successivamente si renderanno cosi' conto dell'esistenza di problemi alla cui soluzione non sono stati preparati. In Italia non sono previsti univoci percorsi didattici in bioetica nel Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia e nelle Scuole di Specializzazione in area sanitaria. Manca inoltre un percorso formativo dedicato alla comunicazione con il paziente, pur essendo stato previsto dalla legge 2019/2017 (norme in materia di Consenso Informato e disposizioni anticipate di trattamento)".
Cogliere le specifiche criticita' ed esigenze formative dei pediatri italiani e' stato "il principale obiettivo della ricerca, a testimonianza della crescente attenzione della Sip per questi temi", sottolinea Rino Agostiniani, vicepresidente Sip e membro del Comitato per la Bioetica. "Sempre con l'obiettivo di innalzare la qualita' formativa dei pediatri la Sip ha inoltre finanziato dall'inizio del primo corso nell'anno accademico 2018-2019 con 10 borse di studio la frequenza di giovani pediatri a percorsi di formazione documentata validita' come il Master di Bioetica organizzato da Lumsa Universita'", conclude Agostiniani.
È in questo percorso che si inserisce il volume Sip appena pubblicato e curato dal Comitato per la bioetica della Societa' italiana di pediatria dal titolo 'Pediatria e bioetica'.
Integrita', comunicazione, limite, uguaglianza, educazione.
"Cinque parole- spiega Stefano Semplici, presidente del Comitato - che consentono di avvicinarsi a molti problemi e dilemmi etici che i pediatri, come gli operatori sanitari in genere, incontrano ogni giorno nel loro lavoro in un reparto ospedaliero o sul territorio".
Conclude il presidente della Societa' Italiana di Pediatria Alberto Villani: "Molti pediatri vivono quotidianamente la bioetica e affrontano situazioni delicate e complesse imparando da soli e sul campo. Promuovere la cultura bioetica e diffonderla e' di fondamentale importanza per strutturare e ottimizzare un approccio ai bambini, alle famiglie e alle patologie quanto mai qualificato, professionale e cosciente. La bioetica e' parte fondamentale della Pediatria e la Pediatria e' bioetica".
(Comunicati)