Roma, 6 mag. - "Per ovviare al problema della carenza dei medici da mesi c'e' chi evoca sanatorie, chi patrocina il 'todos caballeros' facendo entrare i non specializzati in reparti ospedalieri, chi invece se li va a prendere a Timisoara, in Romania, chi fa entrare in convenzione medici in formazione, chi benedice la carenza ritenendola un'opportunita' per le altre professioni sanitarie; insomma un fritto misto di proposte e allarmi senza raziocinio, e intanto si alzano muri assurdi ai medici comunitari che si sono laureati in Italia, abilitati in Italia, iscritti agli Ordini italiani". Cosi', in una nota congiunta, il presidente Omceo Roma e provincia, Antonio Magi, e il vice presidente, Pier Luigi Bartoletti.
"A loro- continuano- si chiede nientepopodimeno che la certificazione attestante la conoscenza della nostra lingua corrispondente al livello C1 del Quadro comune europeo di riferimento delle lingue (Qcer), rilasciata dagli enti certificatori accreditati appartenenti al sistema di certificazione unificato Cliq (Certificazione lingua italiana di qualita'): Societa' Dante Alighieri, Universita' per stranieri di Perugia, Universita' per stranieri di Siena e Universita' degli studi Roma Tre. Un percorso ad ostacoli assurdo e paradossale. In base a queste norme, non previste nei precedenti bandi, i medici cittadini stranieri per poter partecipare al concorso di ammissione alle scuole di specializzazione dovranno produrre l'attestato richiesto entro il 21 maggio. Tempi capestro, infatti non e' tecnicamente possibile il rilascio di tale certificazione in tempi utili per l'iscrizione ai concorsi. Ne consegue che tutti i medici stranieri formati in Italia che operano qui anche da 15 anni, iscritti agli Ordini di questo nostro confuso Paese, sono di fatto tagliati fuori dalla possibilita' di partecipare".
"Per carita'- dicono ancora Magi e Bartoletti- giusto e legittimo che un medico che lavora in Italia sia in grado di parlare italiano, giusto e legittimo introdurre una normativa europea, meno giusto e legittimo non capire che se il contesto e' quello della carenza di medici, introdurre una tale norma con questa tempistica esclude di fatto migliaia di professionisti dai concorsi, i quali si ritroveranno nell'imbuto formativo, il purgatorio che abbiamo creato, popolato da colleghi che nessuno capisce quale colpa o peccato abbiano commesso".
"Sarebbe il caso di rivedere la norma. Uno dei problemi, se non 'il problema' di questo Paese, e' quello di allineare le norme alla vita quotidiana, al vivere di ognuno di noi, alla 'real life', aiutando i cittadini e i professionisti nello sviluppare il lavoro e la professione, dando certezze, garantendo un quadro di riferimento semplice, chiaro, in linea con i tempi. Queste disposizioni vanno invece in senso opposto. Facciamo prevalere il buon senso: cancelliamole" concludono Magi e Bartoletti.
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(Red)