Roma, 29 lug. - Un appello, a nome di tutti i medici italiani, al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, affinche' richiami l'attenzione del nostro Governo e della Unione Europea sui fatti accaduti in Libia, tutelando gli operatori sanitari impegnati in teatri di guerra e ponendo cosi' 'le basi per evitare che orrori simili abbiano a ripetersi': a rivolgerlo il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, all'indomani dell'attacco aereo all'ospedale da campo di Al Zaouia, a Tripoli, nel quale sono stati uccisi cinque medici e feriti altri otto. Anche l'ospedale da campo italiano di Misurata, adibito alla cura dei civili, era stato alcune ore prima preso di mira, fortunatamente senza vittime.
Sono, secondo il presidente dell'Associazione medici stranieri in Italia (Amsi) Foad Aodi, componente del Gdl Salute Globale di Fnomceo, 1200 i morti dall'inizio del conflitto, tra cui 40 professionisti della sanita'; 6000 i feriti.
"L'ennesimo episodio di barbara violenza che ha visto trucidati in un raid ieri in Libia cinque medici, impegnati in attivita' di soccorso a una tra le popolazioni piu' martoriate della Terra induce profonde quanto indignate riflessioni sul prezzo, troppo alto, che una Professione quale quella medica si trova quotidianamente a pagare nel piu' raggelante silenzio e nella quasi totale indifferenza dei piu'- scrive Anelli, rivolgendosi a Conte- Sembra non essere piu' neanche un fatto di cronaca questo impegno professionale e umanitario che al contrario dovrebbe essere riconosciuto come esempio tra i piu' alti di dedizione al prossimo ancor di piu' se svolto in teatri di guerra dove sembra non soccorrere piu' neanche l'umana pieta'".
Continua Anelli: "Come Presidente della FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri), sono a sollecitare la Sua attenzione, Onorevole Presidente, per un'azione di tutela di questi nostri professionisti medici che, per puro spirito di servizio e di sacrificio, mettono le rispettive competenze e la loro stessa vita a disposizione dei piu' deboli, dei piu' fragili, dei soggetti piu' esposti. La domanda che ci si pone e' quanto la Unione Europea e i singoli Governi stiano in questo momento ponendo in atto per tutelare gli operatori sanitari, i medici e le altre professioni sanitarie, impegnati in teatri di guerra.
Il conflitto in corso in Libia e' tra i piu' cruenti, paragonabile forse solo a quanto sta succedendo in Siria; ma a maggior ragione ritengo che massimo dovrebbe essere lo sforzo per trovare soluzioni di oggettiva tutela e percorsi di concreta soluzione- argomenta- Il Codice di Deontologia Medica tutela le fragilita', impegna i medici a operare per il bene del paziente. Spetta invece ai Governi riconoscere e proteggere la sicurezza dei luoghi a cio' riservati, luoghi che le Convenzioni internazionali stabiliscono essere neutrali proprio perche' dedicati alla cura dei feriti e dei malati".
Da qui la ferma condanna di quanto accaduto e l'appello al Governo perche' tuteli i suoi medici impegnati in missioni di pace nel mondo.
(Comunicati)