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Infarto, nuova campagna sensibilizzazione dei cardiologi. Romeo (Tor Vergata): "Ogni minuto conta"
Roma, 8 lug. - In caso di infarto ogni minuto conta, letteralmente. E molto piu' di quanto si supponesse in passato: nuovi dati discussi oggi a Matera durante il convegno di presentazione della campagna nazionale sulla gestione dell'infarto 'Ogni minuto conta', dimostrano che non deve piu' esistere il limite 'golden hour' di 120 minuti, ormai superato, perche' la tempestivita' dell'intervento medico e' ancora piu' essenziale del previsto, e perche' per ogni 10 minuti di ritardo si registra un 3% addizionale di mortalita'.
La nuova campagna, voluta da "Il Cuore Siamo Noi - Fondazione Italiana Cuore e Circolazione Onlus", con il patrocinio della Societa' Italiana di Cardiologia, sara' l'occasione per sottolineare l'importanza delle due strategie principali per accorciare i tempi di accesso all'angioplastica con stent, intervento indispensabile per riaprire le coronarie colpite da infarto: da un lato infatti i cittadini devono imparare a riconoscere subito i segni tipici dell'infarto (come il dolore costrittivo retrosternale), dall'altra i soccorsi devono ridurre ogni possibile ritardo avendo a disposizione mezzi equipaggiati con un elettrocardiografo per fare diagnosi immediata, garantendo il trasferimento nel piu' breve tempo possibile a centri con un laboratorio di emodinamica o, se il paziente arriva in un ospedale dove puo' essere sottoposto ad angioplastica, non facendolo passare dall'accettazione di Pronto Soccorso ma andando direttamente in sala di emodinamica, come fosse un 'fast track' in aeroporto, risparmiando solo qui circa 20 minuti.
Quando la diagnosi di infarto viene effettuata prima che il paziente si ricovera in ospedale (diagnosi pre-ospedaliera basata sui sintomi e sull'elettrocardiogramma), l'attivazione immediata del laboratorio di emodinamica non solo riduce il ritardo del trattamento, ma riduce anche la mortalita'. L'incontro si e' svolto oggi a Matera al Teatro "E.R. Duini" alla presenta delle autorita' cittadine e regionali.
"Sappiamo gia' che la rapidita' dei soccorsi in caso di infarto e' indispensabile - spiega Francesco Romeo, direttore della cattedra e Scuola di specializzazione in cardiologia Universita' Tor Vergata di Roma, e presidente de Il Cuore Siamo Noi - Fondazione Italiana Cuore e Circolazione Onlus -. È noto da anni, per esempio, che un intervento successivo ai 90 minuti dall'esordio dei sintomi puo' addirittura quadruplicare la mortalita' dei pazienti. Gli ultimi studi clinici, che ormai coinvolgono migliaia di pazienti, hanno dimostrato pero' che non esiste in realta' un 'tempo soglia' che permetta di discriminare tra intervento tempestivo o meno, ma che la prognosi del paziente peggiora in maniera continua all'aumentare del ritardo nel trattamento. Per questo 'ogni minuto conta' e nuovi dati mostrano che questo e' ancor piu' vero soprattutto in quei pazienti che si presentano in condizioni gravissime, con perdita di coscienza: in questi casi, nei quali la mortalita' purtroppo e' ancora oggi del 50-70 % anziche' di circa il 3% come negli infarti classici, per ogni ritardo di 10 minuti nel trattamento si registrano ben tre morti in piu' su 100 pazienti trattati".
"Tuttavia - aggiunge Ciro Indolfi, presidente della Societa' Italiana di Cardiologia e direttore della Cardiologia- Emodinamica ed Utic dell'Universita' Magna Grecia di Catanzaro - anche fra i pazienti che arrivano in Pronto Soccorso in condizioni piu' stabili il ritardo ha un impatto negativo, seppure leggermente inferiore. Perdere tempo in caso di infarto, quindi, provoca sempre un inaccettabile aumento della mortalita': piu' si indugia maggiore e' la quantita' di muscolo cardiaco che viene perso e sostituito da tessuto fibroso, non contrattile, con importanti conseguenze nella qualita' di vita del paziente. Il tempo e' muscolo. In caso di infarto - aggiunge Indolfi - e' essenziale accedere quanto prima all'angioplastica primaria, un intervento mini-invasivo con cui si 'libera' l'arteria responsabile dell'infarto e si posiziona uno stent che mantiene aperto il vaso malato. In Italia si effettuano ogni anno 158.689 angioplastiche coronariche e 37.135 angioplastiche primarie, un valore che ha permesso di superare il tetto delle 600 angioplastiche primarie/1.000.000 abitanti definito standard di qualita'` europeo (609 pPCI/1.000.000 abitanti). Tutte le linee guida piu' recenti della Societa' Europea di Cardiologia sottolineano che l'angioplastica e' l'intervento di prima scelta dell'infarto Stemi e soprattutto che i ritardi nell'accesso sono l'indice piu' rilevante della qualita' di cura".
"C'e' un ritardo dovuto al paziente e uno al sistema dell'emergenza - prosegue Romeo -. L'obiettivo della campagna di informazione e sensibilizzazione 'Ogni minuto conta' e' proprio quello di ridurre al minimo entrambi. Dobbiamo far si' che chiunque sappia riconoscere i segni piu' e meno noti dell'infarto: un dolore oppressivo al centro del petto, che duri oltre 20 minuti, sia insorto a riposo e in alcuni casi irradiato al braccio sinistro o alla mandibola rappresenta la manifestazione piu' tipica, ma spesso l'attacco cardiaco si presenta in maniera piu' subdola, come un dolore addominale o nella parte posteriore del torace mai avvertito prima, senza dolore ma con insorgenza improvvisa di affanno a riposo, con uno svenimento o in tanti altri modi. In queste situazioni, piu' difficili da individuare, e' bene che il paziente, preoccupato dal persistere dei sintomi, chiami quanto prima i soccorsi o si rechi al Pronto Soccorso piu' vicino per escludere la presenza di infarto. Dal momento del primo contatto con i medici occorre poi ridurre i ritardi dovuti alla gestione dell'emergenza: le linee guida indicano che la diagnosi di infarto deve essere fatta in meno di 10 minuti".
È percio' essenziale che i mezzi di soccorso abbiano a bordo un elettrocardiogramma e che i centri non dotati di una sala di emodinamica per le angioplastiche possano garantire un trasferimento il piu' rapido possibile a un centro dove possa essere effettuato l'intervento. "Se cio' non e' possibile si inizia con la trombolisi, ma deve essere garantito un trasferimento quanto prima. Infine, nei centri dotati di emodinamica il paziente con infarto va portato direttamente in sala di Emodinamica, senza passare dal dipartimento di Emergenza: questa strategia permette di risparmiare ben 20 minuti durante la gestione del paziente. E i tempi di trattamento si abbassano ancora se il cardiologo per l'angioplastica primaria si trova gia' in ospedale, anche di notte, evitando quindi la chiamata in reperibilita' che e' alla base di ulteriori ritardi di trattamento", conclude Romeo.
(Red)
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PRESIDENTE Antonio Magi |
VICE-PRESIDENTE Pier Luigi Bartoletti |
SEGRETARIO Claudio Colistra |
TESORIERE Luisa Gatta |
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CONSIGLIERI MEDICI |
Foad Aodi |
Musa Awad Hussein |
Roberto Bonfili |
Stefano Canitano |
Gianfranco Damiani |
Giuseppe Imperoli |
Luigi Tonino Marsella |
Cristina Patrizi |
Ivo Pulcini |
Rosa Maria Scalise |
Maria Grazia Tarsitano |
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COMMISSIONE ODONTOIATRI |
PRESIDENTE Brunello Pollifrone |
SEGRETARIO Sabrina Santaniello |
COMPONENTI Nicola Illuzzi |
Giuseppe Marzo |
Giovanni Migliano |
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COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI |
PRESIDENTE Alfredo Cuffari |
COMPONENTI Emanuele Bartoletti |
Maria Cristina Billi |
SUPPLENTE Antonio Manieri |
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